OMELIA CONFERIMENTO DIACONATO
Cattedrale di Ferrara
3 maggio 1998
1. “Le mie pecore ascoltano la mia voce ed io le conosco …”. Le parole
di Gesù nel S. Vangelo ci introducono, attraverso l’immagine commovente
del Pastore, nel Mistero della Redenzione, nel mistero di pietà
che “è stato rivelato … per mezzo dello Spirito” (Ef 3,5) in Cristo
Risorto (cfr. ibid. 1,20). Ed è in questo mistero che dobbiamo introdurci,
se vogliamo avere una qualche comprensione dei santi misteri che stiamo
celebrando.
Il mistero della Redenzione dell’uomo consiste, ci rivela oggi
Gesù, in un rapporto che si costruisce fra l’uomo e Cristo stesso.
E’ un rapporto reciproco: ogni azione dell’uomo è risposta all’azione
del Signore.
“Le mie pecore ascoltano la mia voce ed Io le conosco; esse mi seguono
ed Io dò loro la vita eterna.” E’ in primo luogo un rapporto di
ascolto (da parte dell’uomo) e di conoscenza (da parte di Cristo): tu ascolti
il Cristo perché Lui ti conosce. Mirabile corrispondenza! quando
accade, l’uomo ritrova pienamente se stesso. Corrispondenza profonda fra
ciò che Cristo è e dice e ciò che l’uomo attende e
desidera. Quando l’uomo vede questa corrispondenza, allora egli “ascolta”
Cristo: non colle orecchie, ma col cuore. L’uomo prende consapevolezza
che ciò che Cristo dice è vero, ed allora la sua libertà
decide di seguirlo: “esse mi seguono”. E’ l’esperienza vissuta da Pietro
che esclama: “Signore da chi andremo? tu solo hai parole di vita eterna”
(Gv 6,38). Dentro a questa sequela, l’uomo riceve da Cristo il dono supremo,
la somma di tutte le aspettative e desideri umani: la vita eterna. Che
non è solo la vita post-mortale presso Dio, ma è l’ingresso
dell’uomo dentro al possesso della vita stessa di Dio, che accade già
nella e a causa della sequela di Cristo. E l’uomo allora vive un’esperienza
unica ed incredibile che Gesù descrive con queste parole misteriose:
“non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano”. L’uomo
che ha incontrato Cristo, che ha ascoltato la sua voce e lo ha seguito,
ha radicalmente superato il rischio che insidia ogni esistenza: perdersi
dentro ad un universo giudicato privo di senso; smarrirsi dentro ad un
deserto ove manca la possibilità di orientarsi: affidato ad una
libertà che non fa che girare su se stessa. “Nelle tue mani affido
la mia vita – nessuno le rapirà dalla mia mano”.
Questo avvenimento, questo rapporto che si costituisce fra l’uomo
e Cristo ed in cui consiste la redenzione dell’uomo, trova la sua origine
ultima nel Padre: “il Padre mio che me le ha date è più grande
di tutti”. Tocchiamo qui le radici eterne della nostra salvezza. Essa è
stata decisa dal Padre, ricco di grazia e di misericordia, e pensata come
dono del Figlio all’uomo [“il Padre mio vi dona il Pane del cielo, quello
vero”, Gv 6,32] e come dono dell’uomo al Figlio [“tutto ciò che
il Padre mi dà, verrà a me”, 37]. Siamo stati pensati e voluti,
cioè creati, come costitutivamente appartenenti a Cristo, pre-destinati
ad essere con Lui e Cristo è stato voluto come nostro Pastore: Cristo
è la via e la verità intera dell’uomo e l’uomo è invocazione
e desiderio del suo incontro. Il mistero della redenzione è la chiave
di volta del mistero dell’uomo; ne è la sua spiegazione ed interpretazione
definitiva ed unicamente vera.
Ecco, fratelli e sorelle: noi stiamo celebrando l’incontro di
Cristo con l’uomo e dell’uomo con Cristo. Stiamo celebrando la redenzione
dell’uomo.
2. “Ecco noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato
il Signore: io ti ho posto come luce per le genti”. La parola di Dio che
narra la missione di Paolo e Barnaba, ci ricorda la modalità fondamentale
attraverso cui si realizza storicamente il mistero della Redenzione: la
mediazione del ministero apostolico. E’ certamente questa una modalità
che mostra ancora una volta il profondo rispetto che il Padre ha per l’uomo:
è attraverso l’uomo, che questi può ascoltare la voce di
Cristo e ricevere da Lui la vita eterna. “Però noi abbiamo questo
tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria
viene da Dio e non da noi” (2Cor 4,7). Oggi noi celebriamo proprio questo
mistero: il tesoro incomparabile della mediazione redentiva viene deposto
nel vaso di creta della persona di Roberto, perché anche in lui
ed attraverso di lui possa apparire la potenza straordinaria di Dio che
dona Cristo all’uomo e l’uomo a Cristo. Roberto è posto da oggi
e per sempre nel «punto medio» in cui di incrocia lo Sguardo
del Signore sull’uomo e l’elevazione dalla polvere dell’uomo, per farlo
sedere tra i principi (cfr. S. 113,6-7). E’ fatto vero amico dello Sposo
e collocato nell’incontro di Cristo coll’uomo e dell’uomo con Cristo.
Egli oggi dedicherà interamente, integralmente, definitivamente
se stesso a questo ministero della gloria, mediante la consacrazione verginale
della sua persona a Cristo e all’uomo. Ma questa sua dedicazione è
risposta ad un’iniziativa del Padre che attraverso l’imposizione delle
mani, effonderà su di lui lo Spirito Santo. Egli sarà così
reso ministro adatto della Nuova Alleanza, scritta nel cuore dell’uomo.
Ed allora, preghiamo, fratelli e sorelle perché attraverso
la sua voce, l’uomo possa ascoltare la voce di Cristo: “noi infatti non
predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore” (2Cor 4,5). Preghiamo
perché sia pura trasparenza della Persona del Signore, così
che seguendolo, seguano Cristo ed abbiano la vita eterna.
Ecco, fratelli e sorelle: stiamo celebrando il mistero della
redenzione dell’uomo, perché lo Spirito Santo rende possibile e
certa la presenza del Redentore nella persona di un nuovo ministro e servo
della redenzione.
3. Ma non posso concludere, senza dire una parola speciale a voi giovani:
è la giornata delle vocazioni di speciale consacrazione.
La grandezza di una libertà è misurata dalla capacità
di donarsi: essere liberi significa essere capaci di amare. Stiamo celebrando
l’atto supremo di una libertà creata: quello di Cristo che dona
Se stesso sulla Croce. Per la redenzione dell’uomo. Un atto così
grande di libertà, che ha slegato la libertà di ciascuno
di noi, rendendoci capaci di amare come Lui ha amato.
Roberto ha accettato di entrare in modo singolare dentro a questo
mistero di redenzione della libertà: come tanti vostri amici che
conoscete ed amiche che hanno scelto di amare Cristo con cuore indiviso.
Non escludere in linea di principio questa possibilità anche per
te: non limitare pregiudizialmente la tua capacità di amare. Ascolta
la voce di Cristo che ti conosce: nella Sua sequela troverai pienamente
te stesso.
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