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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


PRIMA DOMENICA D’AVVENTO (A)
Apertura della Visita Pastorale a S. Francesca Romana
2 dicembre 2001

1. "Fratelli, è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti". All’inizio di un nuovo Anno liturgico, l’Apostolo ci invita a prendere coscienza più chiara e più vigile del significato che ha lo scorrere del tempo per noi cristiani. Immediatamente prima, l’apostolo invitava i discepoli del Signore ad essere "consapevoli di quanto sia critico il momento che viviamo". Critico nel senso che il nuovo Anno liturgico ci viene donato perché possiamo appropriarci sempre più profondamente degli effetti di quell’atto redentivo che Cristo ha compiuto una volta per sempre, e di cui faremo continuamente memoria nel tempo liturgico. Il tempo ci è donato perché ciascuno di noi entri sempre più profondamente in Cristo con tutto se stesso; assimili tutta la realtà della Redenzione operata da Cristo, per ritrovare se stesso. E’ un cammino questo che oggi ricomincia poiché niente nella vita umana e cristiana è acquisito per sempre: "gettiamo via perciò le opere delle tenebre" ci dice l’apostolo "e indossiamo le armi della luce". Questo rinnovamento continuo della nostra persona, questa "riparazione" in noi della nostra immagine più vera consiste nel "rivestirci del Signore Gesù". "Rivestitevi… del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri". Gesù Cristo è la nostra verità; Gesù Cristo è la perfetta espressione e realizzazione del nostro destino: è Lui la nostra identità. Il tempo ci è donato perché restiamo in Cristo, ci inseriamo sempre più profondamente in Lui.

Noi oggi, primo giorno dell’Anno liturgico, prendiamo coscienza che questa è la nostra vita: questa progressiva identificazione con Cristo. Noi oggi ricominciamo.

2. "In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo".

Il Vangelo parla oggi, come avete sentito, di una "venuta di Cristo". In questa espressione la Chiesa ha colto due significati fondamentali. Essa cioè indica i due momenti in cui la venuta del Signore si realizza: il momento della nostra morte, della fine della nostra vita nel tempo; il momento della fine di tutta la vicenda umana, della storia umana. La preghiera della Chiesa sembra oggi invitarci a meditare sul primo momento, sulla venuta di Cristo che coinciderà, nel momento della nostra morte, col nostro ingresso nella vita eterna.

Esso ci viene presentato come imminente: esso può accadere cioè ogni momento. Questa condizione deve generare in noi una speranza che assume il volto della vigilanza : "vegliate, dunque", ci dice il Signore. E’ l’attitudine propria di chi, risvegliato alla luce della fede in Cristo, sa che questi viene verso di lui come il giorno che si avvicina. Questa attitudine ci impedisce di essere come coloro che si comportano come coloro che ai tempi di Noè "mangiavano, bevevano, prendevano moglie e marito, … e non si accorsero di nulla".

3. Carissimi fratelli e sorelle, oggi inizio la Visita pastorale in mezzo a voi. L’inizio della Visita pastorale coincide con l’inizio dell’Anno liturgico: non è una coincidenza casuale, perché niente nella nostra vita è casuale.

Il Vescovo viene in mezzo a voi, rimarrà con voi in questi giorni per indicarvi come vivere il tempo presente, come cioè possiate rivestirvi di Cristo: come appropriarvi sempre più profondamente della sua Redenzione, ritrovando così pienamente voi stessi. Dovremo essere veramente vigilanti perché questa venuta del Signore mediante il suo apostolo, ci trovi attenti alla sua voce.