MESSA DELLA PACE:
Capodanno 1999
1. “Effetto della giustizia sarà la pace, frutto del diritto
la sicurezza perenne”. La parola profetica ci insegna questa sera una fondamentale
verità sulla pace. Questa non è il frutto di compromessi
fra opposte violenze; non è il miracolo sempre fragile della provvisoria
convergenza di opposti interessi; non è il dominio del più
forte sul più debole. La pace è “effetto della giustizia”;
la sicurezza perenne è frutto del diritto. Siamo opportunamente
richiamati dal profeta alla dimensione etica della costruzione della pace
come dimensione fondamentale. La pace non è principalmente un problema
politico; non è principalmente un problema economico: è un
problema etico. E in un senso molto preciso: la pace dipende dall’esercizio
della virtù della giustizia. Con una conseguenza immediata: essa
dipende quotidianamente da ciascuno di noi. Nessuno di noi può esimersi
dall’impegno di costruire la pace, poiché nessuno di noi è
dispensato dall’agire con giustizia, dall’esercitare la virtù della
giustizia.
Non può non sorgere allora una domanda dentro di noi:
e che cosa significa «agire con giustizia»? Significa riconoscere
il valore proprio di ogni realtà ed agire adeguatamente alla sua
misura. Agire con giustizia significa essere-veri nella nostra ragione
ed essere-retti nella nostra libertà. Se siamo nella verità
, conosciamo il valore proprio di ogni realtà: nella sua misura,
né più né meno; se siamo nella rettitudine, ci comportiamo
nei confronti di ogni realtà in modo adeguato alla misura
del suo proprio valore. Tutto questo può essere espresso colle parole
del Messaggio del S. Padre, inviato in occasione dell’odierna giornata
della Pace: “nel rispetto dei diritti umani, il segreto della pace vera”;
“quando invece i diritti umani sono ignorati o disprezzati… allora vengono
inevitabilmente seminati i germi della instabilità, della ribellione
e della violenza”. Quando infatti parliamo di diritti umani intendiamo
precisamente «ciò che è dovuto all’uomo, ad ogni uomo,
in ragione della dignità propria della persona umana», oppure
correlativamente «ciò che ogni persona umana può esigere
da ogni persona in ragione semplicemente della sua dignità personale».
E’ a questo livello, a cui ci richiama questa sera il profeta,
che si pone il rapporto fra giustizia e pace; è a questo livello
che oggi abita la vera minaccia alla pace, molto più grave di quella
delle armi. E’ la minaccia che viene dal pensare che non esista una verità
immutabile riguardante l’uomo, e che pertanto ciò che è dovuto
all’uomo è stabilito volta per volta dall’opinione della maggioranza.
“La storia contemporanea ha evidenziato in modo tragico il pericolo che
deriva dal dimenticare la verità sulla persona umana. Sono dinanzi
ai nostri occhi i frutti di ideologie quali il marxismo, il nazismo, il
fascismo, o anche di miti quali la superiorità razziale, il nazionalismo
e il particolarismo etnico. Non meno perniciosi, anche se non sempre così
evidenti, sono gli effetti del consumismo materialistico, nel quale l’esaltazione
dell’individuo e il soddisfacimento egocentrico delle aspirazioni personali
diventano lo scopo ultimo della vita” (Messaggio 2,2).
Non lavora dunque per la pace chi diseduca i giovani alla ricerca
appassionata della verità e del bene; chi, ingannandoli, li induce
a pensare che l’affermazione di una verità sull’uomo non condizionata
dalla storia, genera intolleranza. Chi lavora in tal senso, e molti oggi
lo fanno, pone le basi di una società nella quale la dignità
dell’uomo è esposta continuamente ad essere violata.
Non lavora per la pace chi sostiene ideologie secondo le quali
non esisterebbe una differenza essenziale fra la persona umana e gli animali,
giungendo a parlare di diritti di animali. E’ impossibile considerare gli
animali come soggetti morali in senso proprio e di conseguenza come soggetti
di diritti e, correlativamente, noi soggetti di doveri nei loro confronti.
Gli animali non hanno diritti. Il che non significa che noi possiamo comportarci
nei loro confronti in un qualunque modo: non esiste nessuna scelta libera
che non esiga di essere ragionevole, conforme alla retta ragione.
L’ideologia animalista è una grave insidia alla pace.
2. ”Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro
celeste”. Questa parola del Signore, sembra imporre all’uomo un giogo insopportabile,
chiedendo all’uomo di imitare la perfezione di Dio. Quale è la perfezione
del Padre sulla quale Gesù vuole attirare la nostra attenzione?
Sul fatto “che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni,
e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti”. Cioè: non esiste, nella
prospettiva cristiana, la distinzione fra nemico/amico, dal momento che
ogni uomo è figlio del Padre celeste. Il modo con cui il Padre vede
e vuole ogni persona umana, diventa per il cristiano la «regola»
del suo rapportarsi agli altri. E’ questa la grande novità del cristianesimo.
La giustizia fra gli uomini non è un rapporto che si esaurisce fra
uomo ed uomo solamente. Ma il cristianesimo ci insegna che la giustizia
fra gli uomini è un rapporto fra uomo - Dio – uomo: il termine intermedio
è Dio stesso. La fondazione ultima della dignità dell’uomo
è che ogni persona umana è direttamente, immediatamente creata
da Dio e salvata da Cristo: è una dignità infinita. Ed ogni
offesa fatta all’uomo è un’offesa fatta a Dio.
Carissimi fratelli e sorelle, è grande il compito a cui
ciascuno di noi è chiamato, secondo le sue proprie responsabilità,
all’inizio del terzo millennio. Siamo chiamati a ricostruire nella nostra
coscienza e nella nostra cultura la verità sull’uomo: a far abitare
in noi, nella nostra città, la verità; e figlia della verità
è la tranquillità e la pace.
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