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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


MESSA DELLA PACE:
Capodanno 1999


1. “Effetto della giustizia sarà la pace, frutto del diritto la sicurezza perenne”. La parola profetica ci insegna questa sera una fondamentale verità sulla pace. Questa non è il frutto di compromessi fra opposte violenze; non è il miracolo sempre fragile della provvisoria convergenza di opposti interessi; non è il dominio del più forte sul più debole. La pace è “effetto della giustizia”;  la sicurezza perenne è frutto del diritto. Siamo opportunamente richiamati dal profeta alla dimensione etica della costruzione della pace come dimensione fondamentale. La pace non è principalmente un problema politico; non è principalmente un problema economico: è un problema etico. E in un senso molto preciso: la pace dipende dall’esercizio della virtù della giustizia. Con una conseguenza immediata: essa dipende quotidianamente da ciascuno di noi. Nessuno di noi può esimersi dall’impegno di costruire la pace, poiché nessuno di noi è dispensato dall’agire con giustizia, dall’esercitare la virtù della giustizia.
 Non può non sorgere allora una domanda dentro di noi: e che cosa significa «agire con giustizia»? Significa riconoscere il valore proprio di ogni realtà ed agire adeguatamente alla sua misura. Agire con giustizia significa essere-veri nella nostra ragione ed essere-retti nella nostra libertà. Se siamo nella verità , conosciamo il valore proprio di ogni realtà: nella sua misura, né più né meno; se siamo nella rettitudine, ci comportiamo nei confronti di ogni realtà  in modo adeguato alla misura del suo proprio valore. Tutto questo può essere espresso colle parole del Messaggio del S. Padre, inviato in occasione dell’odierna giornata della Pace: “nel rispetto dei diritti umani, il segreto della pace vera”; “quando invece i diritti umani sono ignorati o disprezzati… allora vengono inevitabilmente seminati i germi della instabilità, della ribellione e della violenza”. Quando infatti parliamo di diritti umani intendiamo precisamente «ciò che è dovuto all’uomo, ad ogni uomo, in ragione della dignità propria della persona umana», oppure correlativamente «ciò che ogni persona umana può esigere da ogni persona in ragione semplicemente della sua dignità personale».
 E’ a questo livello, a cui ci richiama questa sera il profeta, che si pone il rapporto fra giustizia e pace; è a questo livello che oggi abita la vera minaccia alla pace, molto più grave di quella delle armi. E’ la minaccia che viene dal pensare che non esista una verità immutabile riguardante l’uomo, e che pertanto ciò che è dovuto all’uomo è stabilito volta per volta dall’opinione della maggioranza. “La storia contemporanea ha evidenziato in modo tragico il pericolo che deriva dal dimenticare la verità sulla persona umana. Sono dinanzi ai nostri occhi i frutti di ideologie quali il marxismo, il nazismo, il fascismo, o anche di miti quali la superiorità razziale, il nazionalismo e il particolarismo etnico. Non meno perniciosi, anche se non sempre così evidenti, sono gli effetti del consumismo materialistico, nel quale l’esaltazione dell’individuo e il soddisfacimento egocentrico delle aspirazioni personali diventano lo scopo ultimo della vita” (Messaggio 2,2).
 Non lavora dunque per la pace chi diseduca i giovani alla ricerca appassionata della verità e del bene; chi, ingannandoli, li induce a pensare che l’affermazione di una verità sull’uomo non condizionata dalla storia, genera intolleranza. Chi lavora in tal senso, e molti oggi lo fanno,  pone le basi di una società nella quale la dignità dell’uomo è esposta continuamente ad essere violata.
 Non lavora per la pace chi sostiene ideologie secondo le quali non esisterebbe una differenza essenziale fra la persona umana e gli animali, giungendo a parlare di diritti di animali. E’ impossibile considerare gli animali come soggetti morali in senso proprio e di conseguenza come soggetti di diritti e, correlativamente, noi soggetti di doveri nei loro confronti. Gli animali non hanno diritti. Il che non significa che noi possiamo comportarci nei loro confronti in un qualunque modo: non esiste nessuna scelta libera che non esiga di essere ragionevole, conforme alla retta ragione.
L’ideologia animalista è una grave insidia alla pace.

2. ”Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”. Questa parola del Signore, sembra imporre all’uomo un giogo insopportabile, chiedendo all’uomo di imitare la perfezione di Dio. Quale è la perfezione del Padre sulla quale Gesù vuole attirare la nostra attenzione? Sul fatto “che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti”. Cioè: non esiste, nella prospettiva cristiana, la distinzione fra nemico/amico, dal momento che ogni uomo è figlio del Padre celeste. Il modo con cui il Padre vede e vuole ogni persona umana, diventa per il cristiano la «regola» del suo rapportarsi agli altri. E’ questa la grande novità del cristianesimo. La giustizia fra gli uomini non è un rapporto che si esaurisce fra uomo ed uomo solamente. Ma il cristianesimo ci insegna che la giustizia fra gli uomini è un rapporto fra uomo - Dio – uomo: il termine intermedio è Dio stesso. La fondazione ultima della dignità dell’uomo è che ogni persona umana è direttamente, immediatamente creata da Dio e salvata da Cristo: è una dignità infinita. Ed ogni offesa fatta all’uomo è un’offesa fatta a Dio.

 Carissimi fratelli e sorelle, è grande il compito a cui ciascuno di noi è chiamato, secondo le sue proprie responsabilità, all’inizio del terzo millennio. Siamo chiamati a ricostruire nella nostra coscienza e nella nostra cultura la verità sull’uomo: a far abitare in noi, nella nostra città, la verità; e figlia della verità è la tranquillità e la pace.