MESSA PER LA PACE
Cattedrale di Ferrara
1 gennaio 1998
1. “Effetto della giustizia sarà la pace, frutto del diritto
la sicurezza perenne”. La parola profetica ci richiama subito alla correlazione
o interdipendenza che esiste fra la giustizia e la pace. E’ una interdipendenza
nella quale la pace è vista come l’effetto, il “prodotto” della
giustizia. E’ su questo stesso rapporto che anche il S. Padre ci invita
a meditare nel messaggio inviatoci per la celebrazione della Giornata Mondiale
della Pace, poiché “dalla giustizia di ciascuno nasce la pace per
tutti”.
Questo richiamo ci può subito liberare da un pericolo
che insidia sempre celebrazioni come queste, quello di pensare che la pace
non dipenda da ciascuno di noi; che la sua “costruzione” sia un compito
che non ci appartiene in maniera decisiva.
La giustizia infatti, cioè possedere ed esercitare la virtù
della giustizia, non è un “lusso” per la persona umana: tale possesso
ed esercizio è parte costitutiva della nostra vera perfezione morale.
Se allora, come ci insegna il profeta, “effetto della giustizia sarà
la pace”, veramente “la pace di tutti dipende dalla giustizia di ciascuno”.
La pace, in quanto è causata dalla giustizia, è davvero opera
di tutti. Consentitemi di mostrarvi con un piccolo esempio di vita quotidiana
che “quando si offende la giustizia, si mette a repentaglio anche la pace”.
“Se un uomo è disonesto con un altro uomo, prima o poi
sorge un conflitto. E se non sorge è perché chi ha subito
la disonestà non può parlare o deve rinunciare a reclamare
i suoi diritti: è ricattato o è coartato in qualche modo,
comunque la sua libertà viene conculcata, sia che sorga il conflitto,
sia che non sorga, la pace non c’è, non ci può essere” (P.
Donati). Non ci può essere perché è stata violata
la giustizia anche se solo fra due persone. Proviamo ora a pensare quando
questo succede nel rapporto fra una persona e le istituzioni pubbliche,
oppure nel rapporto fra uno Stato e l’altro. Vedremo la profonda verità
della parola profetica, e quanto sia vero ciò che dice il S. Padre:
“la giustizia cammina con la pace e sta con essa in relazione costante
e dinamica”.
Ma la parola di Dio questa sera ci insegna soprattutto che cosa
significa essere giusti, agire con giustizia. Ascoltiamo l’apostolo: “Fratelli”
ci dice “rivestitevi, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti
di misericordia …”. Come potete subito notare l’invito a comportarsi con
misericordia, bontà … è motivato dalla condizione singolare
in cui viene a trovarsi la persona umana: una condizione di elezione, di
santità, di amore.
Ogni persona umana è in Cristo, o è chiamata ad
essere in Cristo, eletta, santa ed amata da Dio. La persona umana è
eletta perché essa è l’unica creatura ad essere voluta per
se stessa da Dio creatore; è santa perché partecipe o chiamata
a partecipare della stessa vita e santità divina, inviolabile nella
sua dignità; è amata da Dio in Cristo perché da Lui
immediatamente creata, è sua esclusiva appartenenza. In quanto eletta,
la persona non può mai essere trattata semplicemente come un mezzo,
ma deve essere considerata come un fine; in quanto santa, non può
mai essere disonorata ma solo venerata; in quanto amata, non può
mai essere usata ma solo affermata in se stessa e per se stessa.
“Tu sei l’unico Dio vivo e vero” pregheremo nel prefazio, “l’universo
è pieno della tua presenza, ma soprattutto nell’uomo, creato a tua
immagine, hai impresso il segno della tua gloria”. Che cosa allora significa
essere giusti, agire con giustizia? Trattare ogni persona umana, se stessi
come ogni altro, nel modo adeguato, proporzionato alla dignità propria
della persona stessa. Riconoscere ogni persona umana secondo l’intera misura
del suo valore, che è un valore incondizionato ed assoluto: questa
è la giustizia. E’ l’onore dovuto ad ogni uomo dal momento del suo
concepimento al momento della sua morte naturale. E l’ingiustizia consiste
sempre nel negare ad una persona umana l’onore che le è dovuto:
disonorare la persona. E’ questo disonore che crea sempre confitti palesi
o latenti. Alla parola di Paolo fa eco il S. Padre: “La radice ultima (della
giustizia), a ben guardare, è situata nell’amore, che ha la sua
espressione più significativa nella misericordia”.
Ma vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che si disonora
l’uomo anche fra noi, nella nostra città. Quando e come? La dignità
della persona è disonorata quando si sopprime la vita ancora nel
grembo materno; è disonorata quando i giovani non possono sposarsi
perché non trovano lavoro; è disonorata quando si sfrutta
la donna nella prostituzione, che in alcune zone della nostra città
è diventata semplicemente scandalosa. Di ogni progetto economico,
sociale, amministrativo della nostra città, la persona umana, ogni
persona umana è posta veramente al centro? La cultura, la convivenza
della nostra città è una cultura personalista?
2. “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. Risuona con particolare forza
questa sera la promessa di Gesù. Siamo ben consapevoli che la nostra
giustizia è frutto della sua grazia e pertanto la nostra pace è
dono suo affidato alla nostra responsabilità. “Ci ha dato la sua
pace accompagnata dalla sua giustizia. Poiché Egli è pace
e giustizia, può divenire nostra pace e nostra giustizia” (8,2).
Egli ci lascia la pace, perché ci insegna con l’esempio come
essere giusti; ci dona la pace, perché la opera in noi colla sua
potenza e grazia. E’ diversa da quella che il mondo, gli uomini vogliono
costruire da soli. “Non come la dà il mondo”: perché il mondo
la dà per possedere i beni esteriori senza contrasti, Cristo invece
la dona per conseguire i beni eterni; perché il mondo dà
una pace fittizia, Cristo dona una pace intera. Egli infatti ci rigenera
nel dono del suo Santo Spirito ed è per questo che, come aveva previsto
il profeta, “il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà
considerato una selva”.
Fratelli e sorelle: la grande missione cittadina ha questo scopo, far
rifiorire nella nostra città la vita nel suo pieno significato a
causa di un incontro straordinario con Cristo “nostra giustizia e nostra
pace”.
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