OMELIA CAPODANNO 1996
1. “Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione
gli fu messo nome Gesù”. Il Verbo di Dio, facendosi carne, è
entrato a far parte di un popolo. La circoncisione segna e realizza l’appartenenza
del Verbo fatto carne al popolo d’Israele: Egli è secondo la carne
membro del popolo ebreo. Ma questo popolo possiede una sua precisa identità,
indicata dalla circoncisione: è il popolo che appartiene a Dio e
che si è impegnato a non riconoscere altri dei all’infuori di Lui.
Di fronte all’infedeltà dell’uomo, anche Dio diventa impotente:
Egli non violenta la nostra persona. Ma ha escogitato, nella sua imprevedibile
Sapienza, una soluzione incredibile alla rottura dell’alleanza, compiuta
da Israele e da ogni uomo. “Nella pienezza dei tempi inviò il suo
Figlio”: fattosi uomo, Egli (il Figlio) è il “sì” che l’umanità
dice al Padre ed è il “sì” che il Padre dice, in maniera
incondizionata ed eterna, a ciascuno di noi. Ascoltate quanto ci dice l’apostolo:
“Il Figlio di Dio, Gesù Cristo ... non fu ‘sì’ e ‘no’,
ma in Lui c’è stato il ‘sì’. E in realtà tutte le
premesse di Dio in Lui sono divenute ‘sì’. per questo sempre attraverso
Lui sale a Dio il nostro Amen per la sua Gloria” (2Cor. 1,19-20). Oggi
celebriamo, nell’ottavo giorno della sua Nascita, la ricostituzione definitiva
ed infrangibile dell’Alleanza di Dio con ciascuno di noi, sancita nel segno
della circoncisione.
Ma, in realtà, se leggiamo con attenzione il testo evangelico,
vediamo che la Parola di Dio vuole che portiamo la nostra attenzione su
un altro avvenimento accaduto nell’ottavo giorno della Nascita. E’ descritto
con queste semplici parole: “gli fu messo nome Gesù”. Quale straordinario
Mistero sta racchiuso in queste parole! Lo Spirito Santo ci conceda di
averne una qualche intelligenza! Chi è che viene chiamato per nome
per la prima volta? Il Figlio di Dio: Dio stesso. L’uomo mette nome a Dio!
Questo era il desiderio più profondo dell’uomo: “Dimmi il tuo Nome”
chiese Giacobbe (cfr. Gentile 32,30) e Mosè: “Mostrami la tua Gloria”
(Es. 33,18) e tanti Salmi: “Mostrami il Tuo volto”. Dio, l’Innominabile
e l’Invisibile, Colui il cui nome è Santo e Terribile: Nome che
non può essere nominato da nessuno. Ora possiamo finalmente “mettergli
un nome” e quindi “chiamarlo per nome”. Ma che cosa è successo nei
rapporti uomo-Dio perché potessimo mettere nome a Dio? E’ successo
che Dio stesso si è fatto uomo: il nome può essere messo
nell’ottava della sua Nascita. E quale nome possiamo mettere al Dio fatto
uomo? con quale nome possiamo chiamare il Verbo fattosi carne? Il suo nome
è Gesù cioè “Dio salva”. Ecco, fratelli e sorelle,
chi è Dio, quale è il Suo Nome: Colui che salva l’uomo. E
così lo può veramente chiamare per nome solo colui che sente
di aver bisogno di salvezza, solo colui che si sente perduto, solo colui
che si sente disperato: questi può chiamare Dio per nome, poiché
il suo nome è “Dio che salva”. Nel Vangelo, infatti, chi sono coloro
che chiamano Gesù per nome? sono i lebbrosi: “Gesù, abbi
pietà di noi” (Lc 17,13); un cieco: “Gesù ... abbi pietà
di me” (Lc 18.38) e sulla croce, un ladro assassino: “Gesù, ricordati
di me” (Lc 23,42). Quale gioia prova una madre, quando per la prima volta
il suo bambino la chiama! quale gioia proverà Iddio quando si sente
chiamare per nome! Un’anima santa rimasta ignota ha espresso tutto questo
in uno stupendo inno: Jesu, dulcis memoria/dans vera cordis gaudia/ sed
super mel et omnia/ eius dulcis praesentia. Jesu, dulcedo cordium/ fons
vivus, lumen mentium/ excedens omne giudium/ et omne desiderium.
2. “Dio mandò il suo Figlio... nato da donna”. Questo avvenimento,
Dio che si fa uomo e si lascia chiamare per nome, ha potuto accadere perchè
una donna, dal cuore puro, consentì che accadesse. “Nato da donna”:
in queste due parole è circoscritto tutto il mistero di Maria è
il mistero della sua maternità: di una donna che ha concepito veramente,
e che ha veramente portato in grembo per nove mesi, che ha partorito veramente
il Verbo, il Figlio di Dio. E quindi Maria è veramente Madre di
Dio. Forse per capire fino in fondo che cosa significhi questa maternità
le parole non bastano. Esiste una icona orientale: Maria è raffigurata
col Figlio divino inscritto nel petto; ella tiene le braccia alzate, in
atteggiamento di offerta e resa: ha aperto se stessa. Offrì il terreno
vergine del suo corpo alla germinazione del Verbo. Sentì la sua
presenza in Lei e lo contemplò per prima, Dio nato dal suo corpo.
Ella si è aperta ad accogliere, dentro lo spazio più inviolabile
della sua persona, il Figlio di Dio; ella divenne veramente la nuova Eva
che ci ha generati alla vita nuova.
Solo la lode incessante può in un qualche modo estinguere
il debito infinito di gratitudine che abbiamo verso di Lei.
CONCLUSIONE
Iniziamo oggi un nuovo anno. La S. Chiesa ce lo fa iniziare nell’esperienza
del Nome di Gesù e della tenerezza di sua Madre. Sia la certezza
della misericordia di Dio-che-salva perché nato da una donna ad
accompagnarci ogni giorno.
S. Maria tienici per mano, soprattutto quando saremo stanchi
e sfiduciati: quando il lamento tenterà di prevalere sullo stupore
di fronte alla misericordia del Padre, quando lo sconforto vorrà
introdurre l’oziosità nella nostra operosa giornata, quando lo scetticismo
cercherà di farci ridere di ogni entusiasmo, quando il demone dello
scoraggiamento vorrà farci credere che la salvezza non è
mai accaduta. Così sia, Madre di Dio e nostra.
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