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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


S. Messa per la pace
Cattedrale, 1 gennaio 2004

1. "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo io la do a voi". Riuniti in preghiera per ottenere dal Signore il dono della pace, nel santo Vangelo Egli ci assicura questo dono. L’ultima sera della sua vita mortale, egli lascia ai suoi discepoli la pace; egli dona la sua pace. Non una pace qualsiasi: la sua pace. Quella di cui Egli gode, in cui Egli vive, di cui Egli solo è sorgente, perché consiste nella comunione piena dell’uomo con Dio e quindi con ogni uomo.

La pace che ci dona Cristo è quindi ben diversa da quella mondana. Questa cerca di costruirsi su fragili convergenze di interessi opposti, oppure sul dominio del più forte nei confronti del più debole: pace che è coesistenza di individui più che comunione di persone.

L’insegnamento dell’apostolo nella seconda lettura ci conduce a scoprire le ragioni profonde per cui solo la pace di Cristo, anzi la pace che è Cristo, è la pace interamente vera.

Viviamo, secondo l’Apostolo, in un universo diviso. La divisione più profonda è quella che ha separato Dio dall’uomo, causata dalla decisione dell’uomo di vivere senza Dio. La realtà era stata come spaccata in due dal peccato dell’uomo: da una parte Dio, dall’altra l’uomo. Nella S. Scrittura questa è la divisione ed il conflitto che sono alla radice di ogni divisione e conflitto. Cristo è la nostra pace perché in se stesso Egli "abbattendo il muro che era frammezzo", ha riunificato Dio e l’uomo. Questi ora ha cessato di essere un estraneo a Dio; ne è diventato figlio.

Ma esiste anche, secondo l’apostolo, una seconda divisione che è conseguenza della prima: la spaccatura che divide l’umanità in due. Di questa spaccatura la divisione che tormenta la Terra Santa è simbolo reale: non ci sarà pace piena fino a quando non ci sarà pace a Gerusalemme. L’apostolo indica il muro di separazione che divide gli uomini con una parola terribile: l’inimicizia. L’uomo diventa nemico dell’uomo. È questo uno degli aspetti più oscuri del "mistero di iniquità": la spaccatura dell’unità umana per cui l’uomo cessa di essere "custode" dell’altro e suo prossimo, e diventa nemico ed estraneo. C’è in ognuno di noi la tentazione di dire con Caino: "sono forse io il custode di mio fratello?". Cristo è la nostra pace perché ha distrutto l’inimicizia fra gli uomini.

Dove è avvenuto tutto questo? dove è il luogo in cui la realtà disgregata è stata riunificata? tutto ciò è accaduto "per mezzo della Croce". Sulla Croce e nel corpo crocefisso di Cristo. L’umanità chiamata a costruire un tutto armonioso, dove il mio e il tuo non dovevano contrapporsi, si era frantumata in tanti individui. Sulla Croce "la misericordia divina ha radunato da ogni luogo i frammenti, li ha fusi al fuoco della carità e ricostruito la loro unità infranta" [S. Agostino, In psalm. 58,10; PL 36,698]. Questa è la pace di Cristo.

2. Che ne è di essa nella nostra tormentata vicenda quotidiana di singoli e di popoli? Possiamo prescindere dalla pace di Cristo, ritenendo che la pace sia opera semplicemente umana costruita o sul terrore o sulla faticosa ricerca di compromessi. Possiamo rifiutarla, ritenendo che il Vangelo della pace sia causa di divisioni, accontentandoci di fragili tolleranze della diversità di ciascuno.

Noi oggi siamo qui perché vogliamo accogliere la pace che Cristo ci dona. Per questo noi preghiamo perché la sua grazia apra i nostri cuori. Per questo noi ci impegniamo ad un serio sforzo educativo, per un cambiamento del cuore e della mentalità: perché sia creato in Cristo un uomo nuovo.