APERTURA ANNO SANTO
NATALE 1999
Cattedrale di Ferrara
1. "Oggi dalla Vergine Madre è nato nel tempo Cristo Gesù, per condurci all’eterno fulgore del Padre: Dio si è fatto uomo, perché l’uomo divenga Dio".
In queste parole è racchiuso l’intero significato di questo giorno: ciò che esso ha in sé di unico nello scorrere indefinito di tutti i giorni. Oggi dalla Vergine Madre il Verbo-Dio ha preso la nostra natura umana ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Noi siamo qui per celebrare questo avvenimento: l’ingresso di Dio dentro al tempo degli uomini per introdurre l’uomo dentro all’eternità di Dio. Oggi l’eternità ed il tempo si incontrano: siamo qui per celebrare questo incontro. Ma che cosa ha significato e che cosa significa il fatto che il Verbo si sia fatto carne e sia venuto ad abitare in mezzo a noi? Per rispondere a questa domanda, che è di fatto la domanda sul significato intero del cristianesimo, dobbiamo porci in un ascolto molto profondo della Parola di Dio.
Del Verbo che oggi contempliamo fattosi carne da Maria l’evangelista Giovanni dice che "Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste". E l’autore della Lettera agli Ebrei, nella seconda lettura, dice che "questo Figlio sostiene tutto con la potenza della sua parola".
Questa parole ci portano a considerare il mondo, tutto ciò che esiste, come realtà che ha in Cristo, il Verbo, la sua ragione d’essere. La tentazione oggi così insidiosa, specialmente per la mente ed il cuore dei nostri giovani, di giudicare priva di ogni intelligibilità la realtà che ci avvolge, e di ridurre il faticoso pensare umano ad un gioco fatuo di opinioni contrarie senza possibilità di conoscere il vero, è superata dall’avvenimento accaduto oggi: tutto è stato fatto in Cristo e per mezzo di Cristo. Il problema teorico fondamentale per la nostra intelligenza, sapere se esista o non un significato obiettivo e quindi se la realtà sia dotata di un suo intrinseco senso; il problema pratico fondamentale per la nostra libertà, se si debba amare o odiare la realtà perché buona oppure ostile, oggi riceve la sua soluzione. La realtà è dotata di una sua intrinseca verità e bontà perché "tutto è stato fatto per mezzo di Lui".
Negli ultimi secoli di questo millennio che sta per chiudersi, l’uomo ha voluto assegnarsi un compito che è risultato insopportabile per le sue spalle: il compito di "giustificare" la realtà. Giudicando insensato il mondo e sbagliata la creazione, ha assegnato alla sua ragione il compito di essere la misura della realtà ed alla sua libertà il compito di portare dentro al mondo la pienezza della giustizia. E siamo arrivati ai lager e ai gulag.
E’ il Figlio che sostiene tutto con la potenza della sua parola. Oggi si è chiarito all’uomo il significato della sua vita e di tutto ciò che esiste, e quindi celebriamo oggi l’affermazione di un senso che è più forte di ogni assurdità, di un’armonia che è capace di unificare ogni discordia. Non opera dell’uomo, ma del Verbo "nel quale tutto è stato fatto".
La pagina evangelica e la seconda lettura richiamano in modo impressionante la prima pagina della S. Scrittura, nella quale viene attestata la fondamentale verità sulla creazione, quando più volte si ripete: "Dio vide che era cosa buona". Il bene ha la sua sorgente nella Sapienza e nell’Amore del Creatore. In Gesù Cristo, il mondo visibile, nel quale è entrato il male, riacquista oggi nuovamente il vincolo originario colla stessa sorgente divina della sapienza e dell’amore. Oggi noi celebriamo questa nuova ed eterna alleanza della nostra persona colla Sapienza di Dio che è il Verbo fattosi carne.
Per noi uomini di questo fine secolo nel quale sono state compiute le più devastanti deturpazioni della dignità dell’uomo, non risultano forse particolarmente convincenti le parole evangeliche "la luce spende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta"? Ma il Verbo facendosi "astro incarnato nelle umane tenebre", è entrato fino in fondo nel dramma dell’uomo. E "poiché in Lui la nostra natura umana è stata assunta, senza per questo venir annientata, per ciò stesso essa è stata anche a nostro beneficio innalzata a una dignità sublime. Con la sua incarnazione, infatti, il Figlio stesso di Dio si è unito in un certo modo ad ogni uomo" [Cost. Past. Gaudium et Spes 22].
2. "A quanti … l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio … da Dio sono stati generati". La rivelazione che oggi ci viene fatta del senso del mondo e della vita, non si limita ad essere un’istruzione o un comandamento: essa è una forza reale di cui l’uomo diviene capace. E’ grazia. E’ una forza, un potere che determina tutta la sua vita: il potere, la forza di "diventare figli di dio". E’ questo il vero punto centrale della nostra celebrazione: "Dio si è fatto uomo perché l’uomo divenga Dio". Oggi, poiché celebriamo la "condiscendenza" di Dio per ciò stesso celebriamo la "elevazione" dell’uomo: celebrando l’Incarnazione di Dio, celebriamo la divinizzazione dell’uomo. E’ infatti ugualmente vero che chi accoglie nella fede Cristo è generato dal Padre, e che l’uomo riceve il potere di diventare figlio di Dio. L’uomo non è mai voluto da Dio come strumento passivo della sua volontà, ma come alleato della sua opera. In Cristo, Verbo incarnato, l’uomo incontra la decisione del Padre di elevarlo alla Sua vita e trova perciò la forza di rigenerare se stesso: "perché la Legge fu data per Mosè, ma la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo".
3. Carissimi fratelli e sorelle: la notte scorsa il S. Padre ha aperto la Porta Santa della Redenzione dell’uomo; questa sera siamo passati attraverso la porta grande della nostra Cattedrale.
L’uomo che vuole essere illuminato dalla luce vera, l’uomo che vuole cioè comprendere se stesso fino in fondo, nell’intera misura della sua verità e non secondo misure parziali; l’uomo che desidera esercitare pienamente la sua libertà, deve entrare con tutto se stesso nel mistero di Cristo, per appropriarsi di tutta la realtà del mistero dell’Incarnazione.
Se "entrerà" in Cristo, nel cuore dell’uomo si produrranno non solo frutti di adorazione al Padre, ma anche nascerà un profondo stupore di fronte alla dignità della sua persona, impedendo che essa continui ad essere deturpata nella nostra città: nella vita concepita e soppressa, nel giovane che non trova lavoro, nell’uomo e nella donna che in questi giorni lo stanno perdendo, nell’ammalato sempre più a rischio di essere considerato una voce del bilancio, nel bambino quando noi adulti non rispettiamo il suo diritto ad essere educato, nella donna quando viene degradata ed usata.
Entri dunque tutta la città attraverso questa porta santa oggi aperta: perché il suo cuore sappia ancora meravigliarsi della dignità dell’uomo; perché essa sigli all’inizio del terzo millennio un’alleanza colla Sapienza, coll’Amore: colla Vita..
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