S. MESSA della NOTTE
Cattedrale: 25 dicembre 1998
1. “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su
coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”. La parola profetica
descrive la condizione del popolo: un popolo che “camminava nelle tenebre”,
poiché “abitava in terra tenebrosa”. E’ un modo di dire comune ad
ogni cultura quello di paragonare la vita umana ad un cammino e l’uomo
ad un viaggiatore: homo viator! Ma ogni cammino implica sempre un punto
di partenza dal quale ci si muove, e una meta verso cui si cammina: nessuno
si mette in cammino non sapendo dove è diretto. La vita dell’uomo
è un cammino; l’uomo è in cammino: verso dove? E’ sulla risposta
a questa domanda che oggi è scesa una grande oscurità nel
cuore dell’uomo: e se l’uomo non sa più quale è la meta ultima
verso cui deve andare, non è come uno che cammina nelle tenebre,
come uno che abita in terra tenebrosa? La vita diventa un vagabondare senza
meta.
L’oscurità sulla soluzione del problema del significato
ultimo della vita è scesa nel cuore dell’uomo, oggi, da due punti
di vista. Da una parte si è cercato in tutti i modi di convincere
l’uomo che le domande sul senso ultimo della vita, sulla sua origine e
sulla sua destinazione finale, sono domande inutili o comunque alle quale
non è possibile dare alcuna risposta certa: è la nostra,
una cultura che ha cercato di spegnere nel cuore umano il desiderio di
una luce definitiva. Dall’altra, partendo dal presupposto che il tempo
delle certezze sia definitivamente finito, si è messo in atto tutta
una strategia educativa tendente ad insegnare all’uomo a vivere in un orizzonte
di totale assenza di senso, all’insegna del provvisorio e del fuggevole.
L’annuncio che in questa notte, che in questa notte non solo
fisica, la Chiesa fa per bocca del profeta è: “il popolo che camminava
nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse”. Quale luce?
2. “Carissimo”, ci dice l’Apostolo, “è apparsa la grazia di Dio,
apportatrice di salvezza per tutti gli uomini”. La luce che illumina questa
notte, che illumina l’uomo che cammina nelle tenebre ed abita in terra
tenebrosa, è la «grazia di Dio» che in questa notte
si manifesta.
La «grazia di Dio»: Dio stesso si rende visibile
all’uomo come un Dio che ha nei confronti di ciascuno di noi un’attitudine
di amore, di benevolenza, di vera compartecipazione al nostro destino umano.
E’ dentro a questa tenebra, dentro alla condizione in cui si trova l’uomo
di oggi: un uomo senza radici e senza orientamenti, capace di navigare
solo a vista nel gran mare della vita: è dentro a questa notte che
Dio scopre all’uomo il suo cuore, gli rivela i suoi intimi sentimenti e
pensieri. Sono pensieri di tenerezza e di amore.
La «grazia di Dio», che appare in questa notte, è
«apportatrice di salvezza per tutti gli uomini». Per quale
ragione il fatto che Dio sveli all’uomo i sentimenti del suo cuore porta
all’uomo la salvezza? Perché questa rivelazione, questa luce “ci
insegna … a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo
mondo, nell’attesa della beata speranza”. Nel momento in cui Dio rivela
il suo amore, l’esistenza umana «in questo mondo» può
cambiare radicalmente poiché diventa un’esistenza vissuta
con sobrietà, giustizia e pietà. La grazia di Dio, che appare
questa notte, è un avvenimento, è l’irruzione di una novità
che da inizio ad una storia nella quale la persona umana può prendere
coscienza di sé, viene a conoscere a che cosa è destinata;
viene a sapere quali sono i suoi diritti e doveri, quale è la sua
vera fisionomia. E’ soprattutto ridonata al cuore umano il diritto di attendere
una vita eterna. Quando l’amore di Dio si rivela, comincia una storia
umana diversa.
Ma come, dove appare “la grazia di Dio, apportatrice di salvezza
per tutti gli uomini”?
3. “Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e
lo depose in una mangiatoia”. La rivelazione che Dio ci fa questa notte
del suo amore, prende corpo in una persona: è una persona! “Oggi
vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è
Cristo Signore”. Per farsi riconoscere, Dio è entrato nella storia
e nella vita dell’uomo come uomo: facendosi uomo. All’uomo, ai pastori,
è data un’indicazione precisa: “questo per voi il segno: troverete
in bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. Ecco chi è
la grazia di Dio apportatrice di salvezza per tutti gli uomini; ecco chi
è la grande luce visibile dal popolo che cammina nelle tenebre e
che rifulge su coloro che abitano una terra tenebrosa. E’ “un bambino
avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. Egli perciò è
“il segno”: egli è uno di noi, in cui la «grazia di Dio»
ci è svelata e donata. La sua nascita è l’unico, vero, grande
Avvenimento: in questa nascita il Mistero si fa presente e visibile. E
quando tu ti imbatti in esso, esperimenti che esso corrisponde a ciò
che era il desiderio più struggente del tuo cuore: il bisogno di
salvezza.
Carissimi: è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di
salvezza per tutti gli uomini. Questo è per voi il segno: un bambino
avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia.
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