SOLENNITA’ DEL NATALE DI N. S. G. C. 2002
Cattedrale: Messa di mezzanotte
1. "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse". Carissimi fedeli, la Chiesa vi accoglie in questa notte annunciandovi che "è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini", dal momento che "un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio". La stessa esperienza vissuta da "alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge" può essere vissuta anche da ciascuno di noi: quella di essere avvolti di luce dalla gloria del Signore.
Perché la nascita di Gesù è "una grande luce"? perché Egli viene a rispondere, perché anzi Egli è la risposta alle tre domande fondamentali che ogni uomo porta dentro di sé.
La prima domanda riguarda l’origine della nostra vita, del nostro esserci: è dovuto al caos? è dovuto al fortuito incrociarsi di probabilità impersonali? La seconda domanda riguarda il senso della nostra vita, consapevoli come siamo che possiamo vivere una vita insensata, dal momento che spesso pur sapendo quale è il bene facciamo il male. La terza domanda riguarda la fine della nostra vita: siamo destinati a ridurci ad un pugno di polvere dentro ad una tomba prima o poi dimenticata da tutti? "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce", perché questa notte l’uomo riceve risposta ai suoi tre fondamentali interrogativi.
Il bambino nato questa notte, il Figlio di Dio fattosi uomo, Gesù il Cristo, è il principio; è il senso; è la fine della nostra esistenza. È il principio: ciascuno di noi è stato pensato e voluto – non è venuto al mondo per caso – in Cristo. Ciascuno di noi è stato pensato e voluto da Dio perché amato come figlio. È il senso della nostra vita: la grazia di Dio che appare in Lui "ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo". Nel bambino che ci è nato questa notte ci viene mostrata la verità intera su noi stessi; nel suo mistero noi comprendiamo pienamente il senso del nostro vivere. E’ la fine della nostra vita: all’uomo questa notte è dato di saper che il suo è un destino buono, perché può vivere "nell’attesa della beata speranza" che non sarà la morte a dire l’ultima parola.
Il profeta rivolgendosi al Signore esclama: "hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia". E l’annuncio che gli angeli donno ai pastori riecheggia le parole del profeta: "non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il mondo". In realtà, quei pastori continuarono a vivere la stessa vita di prima: una vita povera, incerta e disprezzata. Anche per ciascuno di voi, uscendo da questa Cattedrale, continuerà la vita di prima: le stesse preoccupazioni, lo stesso lavoro, le stesse cose di ogni giorno. Ed allora la notte di Natale è solamente un’emozione transitoria? Eppure qualcosa nella vita dei pastori cambiò. Che cosa? Era cambiato il modo di vedere se stessi, il modo di comprendere la propria esistenza: era l’oggetto del loro sguardo che non era più quello di prima. Essi vedevano nella loro vita quotidiana la possibilità di un senso, l’esistenza di un bene. In una parola: quel Bambino aveva donato loro la consapevolezza della loro dignità di persone "che Egli ama". La consapevolezza che l’uomo – come ci dirà fra poco la preghiera liturgica – è stato innalzato da quel Bambino accanto a Dio nella gloria. Ecco la possibilità che a ciascuno di voi questa sera viene offerta: quella di vivere una vita piena di senso.
2. Carissimi fratelli e sorelle, la salvezza attraverso quel Bambino si realizza nei gesti di cui è fatta la nostra vita quotidiana. E’ essenziale incontrare quel Bambino, incontrare oggi Cristo attraverso la fede ed i sacramenti perché la nostra vita sia trasformata dalla sua Presenza.
Questo significa celebrare il Natale: testimoniare nella vita quel dono di salvezza che per la prima volta è stato fatto all’uomo questa notte. In questa notte, nella quale "è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini".
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