APERTURA MISSIONE (DENORE)
Chiesa di Denore 25 ottobre 1998
1. La pagina del Vangelo costituisce l’apertura stupenda della nostra
Missione nel Vicariato di S. Apollinare. Essa descrive due modi di stare
alla presenza del Signore e quali di questi due modi è gradito al
Signore. Letta e meditata in profondità, pertanto, questa pagina
ci svela chi è Dio per noi e quindi come dobbiamo essere noi davanti
a Lui. La Missione che oggi comincia e che affidiamo interamente all’intercessione
di Maria, non si propone altro: ricostruire in ogni persona umana il suo
rapporto con Dio, nella luce della verità di Dio e della verità
dell’uomo.
Cominciamo la nostra meditazione evangelica, osservando attentamente
i due uomini che salgono al tempio a pregare: che entrano in chiesa per
pregare, diremmo noi oggi. Uno era fariseo, l’altro pubblicano.
Il primo, come prega e come sta davanti al Signore? Egli prima
di tutto ringrazia Dio per essere esente dai vizi di tutti gli altri uomini,
e poi perché è ricco di opere meritorie. Se riascoltiamo
attentamente ciò che il fariseo dice al Signore, ci rendiamo conto
che egli non prega. Egli non si aspetta nulla da Dio, non ha nulla da chiedere,
egli fa solo mostra di sé, dei suoi diritti, del suo credito davanti
a Dio. La conseguenza immediata è il disprezzo degli altri.
Il secondo personaggio è un pubblicano. I pubblicani erano
gli esattori delle tasse. Certamente, esistevano delle tariffe statali,
ma i pubblicani escogitavano sempre dei raggiri per estorcere dal popolo
oltre il dovuto. L’opinione pubblica li collocava sullo stesso piano dei
briganti; non godevano di nessun diritto civile; ogni persona onesta li
scansava accuratamente. Come prega questo uomo e come sta davanti al Signore?
Egli non osa neppure avvicinarsi: si ferma - diremmo noi – in fondo alla
Chiesa, appena dentro la porta; anziché stare eretto, non osa guardare
e compie il gesto tipico di chi riconosce il proprio peccato, si batte
il petto; e chiede perdono. Egli cioè sa che non può contare
su niente se non sulla sola misericordia del Signore.
Ecco come i due stanno davanti al Signore. Ma ciò che
per noi è di supremo interesse è di sapere come li vede,
come li giudica il Signore: chi trova grazia, di chi si compiace.
La parola conclusiva di Gesù non lascia dubbi: “questi (cioè
il pubblicano) tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro”
il che significa: “quando il pubblicano esce di chiesa, è davvero
cambiato, perché Dio ha rivolto a lui la Sua compiacenza, non all’altro”.
Carissimi fratelli e sorelle: prestatemi molta attenzione perché
qui sta nascosto tutto il Vangelo, qui è presente l’intero significato
della Missione che oggi apriamo.
Proviamo a chiederci: di che cosa si è compiaciuto il
Signore nel pubblicano? Certamente non dei suoi furti, non dei soprusi
da lui compiuti; così come nel fariseo non ha condannato il fatto
che compisse buone opere. Che cosa allora? Il fatto che il fariseo abbia
pensato di potersi presentare al cospetto di Dio, pensando si poter far
affidamento sulle sue opere, su ciò che lui aveva fatto: egli si
è auto-giustificato. Ecco in che cosa è stato giudicato.
Il fatto che il pubblicano si sia presentato al Signore convinto di non
poter contare su nulla se non sulla sola misericordia di Dio: egli non
si è auto-giustificato, ma auto-condannato, e quindi si è
affidato esclusivamente alla misericordia. Ecco in che cosa Dio lo ha accolto:
a causa del fatto che si è esclusivamente affidato a Lui.
Quale è allora la vera differenza fra gli uomini, che
cosa veramente li distingue gli uni dagli altri davanti a Dio? Non il fatto
di compiere/non compiere opere buone. Il fatto che davanti a Dio alcuni
credono di non aver affatto bisogno di Lui, di poter far affidamento su
se stessi e sulla propria condotta; altri credono che la sola sicurezza
che hanno è la misericordia del Signore. In una parola: la più
profonda differenza fra gli uomini non è fra chi agisce bene ed
agisce male, ma fra chi crede e non crede.
2. Ma la parabola ci dice anche e soprattutto la verità su Dio.
Perché Dio si compiace di chi non si fida di se stesso, di chi non
si appoggia su di sé? Perché si allea col peccatore che si
pente e non col giusto che si fa vanto della sua onestà? Perché
– ecco svelata la verità su Dio! – Egli è il Dio dei disperati
e la sua misericordia verso i contriti di cuore è sconfinata. Così
è Dio: benevolo verso i poveri, pieno di gioia per lo smarrito che
torna, paterno verso il figlio perduto, pieno di grazia verso i disperati,
gli abbandonati e tutti quelli che soffrono. Egli è solo misericordia:
vuole la salvezza di ognuno. La gioia più grande che Egli prova
è quella di perdonare.
Poiché così è «fatto» Dio, chi
si presenta a Lui – come ha fatto il fariseo – pensando di poter far affidamento
su una più o meno presunta giustizia propria, e quindi credendo
di non aver bisogno del suo perdono, questi non può incontrarsi
col Signore.
Carissimi fratelli e sorelle, l’uomo che rifiuta di essere perdonato,
non giungerà mai alle sorgenti della redenzione: non potrà
mai essere nell’alleanza col Signore. E’ nella morte, anche se ritiene
di essere vivo per la sua supposta onestà.
3. Vi dicevo che questa pagina del Vangelo è un dono stupendo
che ci fa il Signore proprio all’inizio della Missione. Essa vuole infatti
che questa pagina si realizzi in mezzo a noi: si attui nella coscienza
di ciascuno di noi. In che modo?
Volendo portare nella vostra coscienza la verità: la verità
sulla vostra persona; la verità su Dio. Sulla vostra persona: non
chiuderti in una supposta sicurezza di qualsiasi genere, ma apriti al dono
del perdono e della remissione dei peccati. Su Dio: Egli è in Cristo
Gesù Colui che ti vuole salvare; Egli ti attende per usarti misericordia.
La Missione è questo incontro della nostra miseria col suo Amore.
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