Incontro con i gestori FISM
Istituto Veritatis Splendor, 31 maggio 2008
Ho desiderato vivamente questo incontro. In primo luogo per esprimervi la mia immensa gratitudine. Pur in mezzo a difficoltà di ogni genere, voi svolgete un servizio fra i più preziosi: il servizio educativo, che è parte costitutiva della cura che la Chiesa si prende dell’uomo. In secondo luogo ho desiderato incontrarvi per incoraggiarvi, per esortarvi a continuare.
Per dare un certo ordine alla mia riflessione, la distribuirò in tre punti.
1. [L’importanza della cosa]. Solo la consapevolezza della grandezza del compito che avete può sostenervi nelle vostre difficoltà quotidiane.
La grandezza deriva da due fatti: dal fatto educativo in quanto tale; dal rapporto che avete colla Chiesa e colla sua missione. Dirò ora qualcosa su ciascuno di questi due elementi.
- Raramente la persona umana è stata a rischio come oggi: a rischio semplicemente nella sua umanità. Ciò è dovuto principalmente ad un fatto: ne sono sempre più convinto. Al fatto che la persona umana si trova "senza dimora", come "spaesata e sradicata". È come se uno soffrisse il mal di mare pur essendo sulla terra ferma.
Chi introduce la persona umana dentro la propria dimora è la famiglia; e la dimora propria della persona umana è la tradizione; è la cultura, che progetta e costituisce il modo di porsi dentro alla realtà. È il rapporto fra la generazione dei padri e la generazione dei figli che costituisce la colonna portante di ogni civiltà. Non a caso al quarto comandamento, "onora tuo padre e tua madre", è aggiunta la promessa, "perché possa vivere a lungo sulla terra…". Come vi è ben noto, è questo rapporto che si è fatto esile; e non raramente si è spezzato.
Voi vi inserite dentro a questo contesto, chiamati non raramente a surrogare l’opera educativa di altri. La persona umana ancora all’inizio della sua vicenda esistenziale è affidata nella sua umanità in larga misura alla vostra cura. Vi è affidato ciò che di più prezioso e di più fragile esista nell’universo.
- L’altra dimensione della grandezza del vostro servizio è il rapporto singolare che avete colla Chiesa.
Da un po’ di tempo il S. Padre Benedetto XVI va insegnando che l’azione educativa è parte essenziale della missione evangelizzatrice della Chiesa. Io stesso ho indicato nella scelta educativa la priorità pastorale della Chiesa di Dio in Bologna.
Esiste un rapporto essenziale fra la vostra opera e l’annuncio del Vangelo, che è il primo dovere della Chiesa. L’annuncio infatti non è semplicemente l’informazione circa un avvenimento passato, ma è la proposta di un nuovo modo di vivere la propria vicenda umana. Un annuncio che non diventi educazione della persona, intima trasformazione del suo modo di pensare, di valutare, di vivere, è alla fine vano ed inefficace. La Chiesa compie questa missione educativa anche mediante voi. È la sua maternità che mediante voi opera la rigenerazione della persona.
2. [Radicati nella Chiesa]]. L’ultima riflessione mi ha già introdotto dentro alla seconda: il vostro radicamento nella Chiesa.
In molti casi questo radicamento ha il profilo anche istituzionale-giuridico: il gestore della scuola materna è la parrocchia. E pertanto la scuola diventa, anche istituzionalmente, uno strumento che la Chiesa come tale ha creato per compiere la sua opera educativa. La parrocchia infatti è la concretizzazione visibile in un territorio preciso del mistero della Chiesa particolare, nella quale vive ed è operante la Chiesa di Cristo.
Altre volte il gestore della scuola è una Congregazione religiosa: un soggetto pubblico nella Chiesa.
Ma anche quando la scuola materna non fosse gestita dalla parrocchia o da un Istituto religioso, l’essere voi membra di questa Federazione esprime la volontà di essere "scuola della Chiesa". Anche per una ragione più profonda. La scuola opera in delega dei genitori. Questi, nel caso di battezzati, sono deputati all’educazione nella fede dei loro figli in forza di un sacramento: svolgono cioè un vero e proprio munus ecclesiale.
Che cosa significa questa radicazione della scuola nella Chiesa? Almeno le seguenti tre cose.
- È un’educazione cristiana che viene offerta nella scuola: non una qualsiasi educazione. Su questo deve esserci una grande chiarezza nel patto educativo che si stipula di fatto fra la scuola della Chiesa e la famiglia. Le nostre scuole non si propongono di "educare ai valori", non si propongono come "scuola della tolleranza e del dialogo". Si propongono di educare la persona in Cristo, secondo la fede della Chiesa. E quindi di generare creature nuove in Cristo, capaci di vivere in pienezza ogni vero bene umano, anche il dialogo e ogni altro valore autenticamente umano.
È mia intenzione pertanto preparare una "carta formativa" alla quale ogni scuola della Chiesa di Dio in Bologna possa e debba fare riferimento.
- Poiché l’educazione cristiana ha una dimensione essenzialmente ecclesiale, e la Chiesa ha il volto concreto della Parrocchia o del Soggetto ecclesiale che l’ha costituita, sarà cura dell’educatore inserire nei modi dovuti l’itinerario scolastico dentro al cammino della Chiesa. Penso in primo luogo all’educazione del bambino allo scorrere liturgico del tempo, alla celebrazione delle feste della fede del popolo cristiano.
- L’insegnamento della dottrina della fede al bambino è un momento fondamentale della sua educazione. Il nostro Ufficio catechistico ha da anni impegnato persone e tempo per preparare itinerari di fede per bambini di scuole materne. Ad esso potete e dovete fare riferimento.
3. [Qualificare il personale]. E siamo già entrati nel tema in un certo senso più importante: il tema del personale che opera nella scuola.
Ho già avuto occasione varie volte di parlare della figura dell’educatore. Non voglio ora ripetermi. Mi limito ad alcune considerazioni di carattere piuttosto generale, ma non per questo meno importanti.
Giovanni Bosco disse che l’educazione è un affare del cuore. L’atto educativo istituisce una condivisione di destino fra chi educa e chi è educato, poiché l’educatore si vede affidata l’umanità stessa della persona. Nel caso nostro, quando essa è ancora completamente plasmabile.
Ma oggi ho di fronte un particolare personale della scuola materna: il gestore. Vorrei quindi riferirmi soprattutto ad essi.
La gestione della scuola esige due qualità che, almeno a prima vista, sembrano difficilmente armonizzabili. La gestione della scuola è una responsabilità che esige una precisa tecnica professionale: competenze cioè di vario genere. La gestione della scuola ha l’alta responsabilità educativa della medesima: il gestore ne è il responsabile verso la Chiesa.
Il gestore può squilibrarsi o nel senso si accontentarsi alla fine che … "tutto funzioni bene" o nel senso di limitarsi al fatto puramente educativo come tale. Non c’è dubbio che il processo di burocratizzazione sempre più invasiva e pervasiva, che i profili non raramente penali della responsabilità da una parte, e dall’altra educatori esposti sempre più all’insidia del relativismo educativo rendono oggi la gestione un compito ed una sfida ardui.
È in questo contesto che la Federazione che voi costituite ha di giorno in giorno un’importanza crescente. Soprattutto è opportuno che si istituisca una "messa in rete" di tutte e singole le realtà scolastiche federate per un confronto ed una condivisione continua.
Sono così giunto a conclusione, con due considerazioni finali.
- Vi chiedo di pensare alla eventualità di un grande Scuola materna-day da celebrarsi nel corrente anno civile, durante il quale dare visibilità alla vostra esistenza, richiamare l’autorità pubblica ai suoi doveri istituzionali, verificare il vostro itinerario educativo.
- La scuola materna rientra nel grande universo scolastico del nostro paese. Essa anzi svolge un sevizio di particolare delicatezza: non mancano sposi che con grave sofferenza rifiutano di avere altri bambini per mancanza di un serio servizio scolastico-materno.
Senza addentrarmi nella complessa problematica perché non ne ho né la competenza scientifica né la competenza istituzionale, mi limito a dire che senza una vera parità non si avrà mai una scuola capace di rispondere alla grande emergenza educativa in cui ci troviamo. Parità significa reale possibilità della famiglia, di ogni famiglia intendo, di scegliere la scuola che ritiene più adeguata al suo progetto educativo. Attraverso quali strumenti giuridici non compete più a me dirlo.
Il fatto che voi ci siate è già un richiamo costante ad un pilastro di ogni convivenza civile: la libertà educativa.
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