Seminario di studio sulla G.I.F.T.
Policlinico Gemelli, Roma, 18 luglio 1987
Vorrei cominciare coll’esporvi i principi etici generali alla luce dei quali mi sembra debba essere giustificata l’assistenza alla procreazione per entrare poi, in un secondo momento, nella casistica, con particolare riferimento alla GIFT [Gamete Intra Falloppian Transfer = trasferimento intratubarico dei gameti].
1. Volendo semplificare al massimo il processo procreativo naturale, possiamo distinguere in esso tre momenti: un atto personale che pone le condizioni perché inizi quel processo naturale che porta al concepimento, il processo naturale cui dà inizio l’atto personale e il concepimento in corpore.
I problemi etici, di conseguenza, posti dall’assistenza alla procreazione sono fondamentalmente tre.
Il primo. Chi deve compiere quell’atto personale che pone le condizioni... e di che natura deve essere questo atto?
Il secondo. Supposta la risposta al primo problema, il processo naturale può essere “assistito” perché possa raggiungere il suo scopo?
Il terzo. Il luogo in cui avviene il concepimento è una circostanza eticamente irrilevante?
1, 1. La risposta alla prima domanda è la seguente: solo un uomo e una donna legittimamente sposati con un atto di amore coniugale espresso nel e dall’atto sessuale sono eticamente degni di porre le condizioni... Le ragioni di questa affermazione sono diverse. Le esporrò brevemente.
a) La persona umana ha diritto a essere concepita in un contesto nel quale il diritto che essa possiede a essere educata, sia tutelato. Ora solo lo stato coniugale assicura questa tutela.
b) La seconda ragione è più complessa e profonda. Che la sessualità umana, considerata dal punto di vista biologico, sia ordinata alla procreazione, è un fatto indiscusso e indiscutibile. Poiché, però, si tratta della procreazione di una persona umana, il fatto racchiude in sé un significato etico di decisiva importanza per tutta la nostra riflessione. Nell’universo visibile, infatti, la persona umana è l’unica realtà che possegga un valore in se stessa e per se stessa, essenzialmente diversa e superiore a ogni altra realtà.
Il valore incomparabile della persona umana conferisce alla capacità procreativa, inscritta nella sessualità, un valore etico. Non solo, ma la sua messa in atto dovrà essere adeguata, corrispondente alla dignità propria della persona umana che può essere concepita. Quando si ha questa corrispondenza, questa adeguazione? 0 (il che è lo stesso) quale attività può, dal punto di vista etico, mettere in atto questa capacità?
Faccio, prima di rispondere, una breve riflessione. L’uomo entra nell’esistenza all’interno di una comunità interpersonale. Ora una delle caratteristiche fondamentali della comunità fra persone è la reciprocità. Non c’è reciprocità fra uomo e animale, anche se può esserci un rapporto, una relazione. Da ciò deriva che il concepito, fin dal primo momento della sua esistenza, si pone su un piano di perfetta parità — come dignità — con i genitori che l’hanno chiamato all’esistenza.
Ritorniamo ora al nostro problema. Come deve essere l’atto che, biologicamente, ponendo le condizioni del concepimento e nello stesso tempo un atto che consente al nuovo essere umano di entrare nell’esistenza in un rapporto di perfetta reciprocità? L’esperienza quotidiana ci mostra che solo l’amore istituisce questa perfetta reciprocità. Donde la conclusione: solo un atto d’amore può porre le con dizioni perché inizi quel processo biologico che porta al concepimento.
c) La terza ragione è connessa con quella precedente. Esiste una profonda differenza fra il “fare” (la tecnica) e l’agire umano. Il primo, infatti, usa le cose per raggiungere determinati obiettivi secondo leggi di efficacità e di proporzionalità costi-benefici. Il secondo, al contrario, non usa le cose: ne vede la loro intima natura e ha nei loro confronti un atteggiamento adeguato alla loro dignità propria. Pertanto, una persona non può mai essere oggetto solamente del fare tecnico, poiché non può mai essere usata. La conclusione a cui giungiamo è la medesima: l’atto che pone le condizioni del concepimento non può essere di tipo tecnico, poiché esso istituirebbe un rapporto di uso, cioè disuguale fra chi fa e chi è concepito. La persona non può essere prodotta, può solo essere voluta da un atto (di amore): deve essere generata, non prodotta.
1, 2. Supposta la soluzione del primo problema, la soluzione del secondo si presenta più facile.
I processi naturali possono essere “assistiti”: cioè curati, sostenuti, aiutati. Questo è precisamente il compito della medicina.
Possono essere “sostituiti” artificialmente? In linea generale, si può rispondere affermativamente, supposto ciò che si deve supporre. Ma tralascio la riflessione generale, per ritornare subito al nostro problema. Si può “sostituire” il processo procreativo? Rispondo, dicendo che se questa sostituzione si colloca fra l’atto procreativo personale e il concepimento, questa sostituzione è eticamente lecita. Se, al contrario, essa sostituisce l’atto procreativo personale — le persone dei coniugi — o giunge anche al concepimento extra corporale, essa è eticamente illecita.
La ragione della prima affermazione è già stata esposta precedentemente; la ragione della seconda è la risposta alla terza domanda, quella riguardante il luogo del concepimento.
1, 3. Quale luogo è degno di essere la “culla” della persona umana? Già Aristotele notava che il luogo diventa sempre più importante quanto più si sale nella scala dei viventi.
Se la persona umana può essere concepita solo da un atto di amore, il “luogo” del concepimento deve significare questa esigenza etica. Solo una persona è “luogo” degno del concepimento della persona.
2. Alla luce di ciò che ho detto vorrei ora rispondere alle domande poste dai vari casi di procreazione assistita, cominciando dalla GIFT.
2, 1. Benché conservi qualche dubbio, tuttavia a me sembra che la GIFT sia eticamente lecita. Essa, infatti, si configura — dal punto di vista etico — come assistenza, aiuto a quel processo naturale di cui abbiamo parlato, senza sostituire l’atto coniugale né fare in modo che il concepimento avvenga “extra corpus”. Ho alcuni dubbi, ho detto. Essi tuttavia non sono tali da impedirmi di pensare che questa tecnica possa essere messa in atto.
Il più serio è il seguente. Questo modo di aiutare l’atto coniugale per renderlo fecondo, rischia di ridurre il medesimo ad atto produttivo di gameti, a “strumentalizzare” il corpo degli sposi. Questa riduzione del senso e della verità dell’atto coniugale non è intrinseca al procedimento GIFT come tale, non è necessariamente connessa con essa, Essa può tuttavia accadere nella intenzione dei coniugi e, come dicevano i platonici con verità “bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu”.
E ho anche una seconda obiezione che tuttavia resta condizionata al progressivo perfezionamento tecnico di questa metodica. Quando Pio XII intervenne per la prima volta nel problema della procreazione assistita richiamò giustamente l’attenzione sul fatto che deve esserci un’unità morale fra atto coniugale e intervento coadiuvante. Al fine di mantenere questa unità il fattore tempo che intercorre fra atto coniugale e trasferimento dei gameti nel corpo della donna è eticamente una circostanza rilevante. Mi chiedo se questa unità è sempre salvaguardata nella GIFT.
Sono questi i due dubbi principali, che fare allora? Pascal scrisse che è segno di poca intelligenza chiedere lo stesso grado di certezza a tutte le conoscenze umane. Non sempre e/o immediatamente è possibile raggiungere in etica una conoscenza certa. A volte questa conoscenza è solo seriamente probabile. In questa situazione, quando non ci sia il rischio di violare diritti certi di terzi innocenti, è moralmente lecito agire secondo quella probabilità. Per questa ragione, ho detto che questi dubbi non sono tali da impedire che si possa, come estremo tentativo, ricorrere alla GIFT.
2, 2. La FIV-ET [Fertilization in Vitro Embryo-Transfer = fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione] è illecita poiché chi pone le condizioni del concepimento non sono i coniugi, ma un terzo con un’attività tecnica, in modo che il concepimento avvenga fuori del corpo. Nessuna delle tre condizioni predette nella prima parte del mio intervento è rispettata.
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