Esequie del Can. Giuliano Orsi
Padulle, 9 agosto 2005
Carissimi fratelli e sorelle, abbiamo ascoltato la parola di Dio che la Chiesa ci ha fato meditare domenica scorsa, giorno in cui don Giuliano ha terminato la traversata ed è giunto al porto della vita eterna. Parola particolarmente adeguata per vivere nella fede questa celebrazione liturgica.
1. Gesù ha dato ordine al suo discepolo di portarsi "sull’altra sponda". Di lasciare cioè questo mondo, queste realtà visibili e corporali, perché provvisorie e giungere a quelle invisibili ed eterne (cfr 2 Cor 4, 18). Vengono alla mente le sante parole dell’Apostolo Paolo: "è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno" (2 Tim 4,6-8).
Don Giuliano ha combattuto la buona battaglia del Vangelo durante i sui quarantun’anni di sacerdozio vissuti interamente nel ministero parrocchiale, di cui ben ventisette qui a Padulle. I discepoli del Signore ricevono l’ordine di portarsi sull’altra sponda, dopo essere stati saziati dal pane donato loro miracolosamente dal Signore. Così è stato per don Giuliano: nutrì il suo sacerdozio della celebrazione eucaristica, come mi disse durante l’ultima conversazione che avemmo, e così poté giungere all’altra sponda. Infatti la traversata è difficile "a causa del vento contrario", e se Gesù non fosse andato verso i discepoli e non fosse salito sulla loro barca, sarebbero naufragati. Non si può giungere all’altra riva se Gesù non sale sulla nostra barca e non ci accompagna nella nostra navigazione. La traversata infatti è difficile e agitata.
Fu così anche per la "traversata" di don Giuliano. Egli venne infatti colpito da una terribile e inesorabile malattia che ne consumò in breve tempo il corpo. Egli mi confidò che viveva profondamente questa prova nella pace, anche se era qualche volta agitato dalle onde della paura e dello scoraggiamento. Ma egli compiva il gesto di Pietro: afferrarsi a Cristo. Si, carissimi fratelli e sorelle, Cristo ha già vinto tutte le nostre paure, ha già dato ordine a tutte le nostre agitazioni di calmarsi. Vuole associare i suoi discepoli alla sua vittoria "Egli che non cade, è sceso fino a te che sei caduto; si è abbassato e ti ha preso per mano. Con le sole tue forze non puoi alzarti. Stringi la mano di chi si è abbassato fino a te, affinché tu venga sollevato da chi è forte" (S. Agostino, Enarr. In Ps. 95,7)
Carissimi fratelli e sorelle, la vita e la sofferenza e la morte di don Giuliano alla luce della pagina evangelica ci donano un grande insegnamento. La traversata verso l’altra sponda è difficile. Come il Signore ha voluto che i suoi discepoli affrontassero le agitazioni del lago, così Egli permette che saliamo sulla barca delle tentazioni e delle difficoltà e tribolazioni di ogni genere. Poi Gesù viene verso di noi e ci porta all’altra sponda. E viene "verso la fine della notte" per introdurci nel giorno senza tramonto.
2. Carissimi fedeli, quando ho visitato don Giuliano sabato scorso risuonavano dentro di me continuamente le parole di S. Paolo: "se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno"(2 Cor 4,16). Sono rimasto impressionato dal disfacimento cui il male aveva sottoposto il corpo di don Giuliano, ma nello stesso tempo non potevo non pensare che dentro a quel disfacimento stava accadendo l’avvenimento del definitivo rinnovamento. Abbandonava il naviglio con cui si era fatto la traversata, perché ormai era giunto all’altra sponda, per sempre.
È con questa sicura speranza che riprendiamo la celebrazione dei divini misteri.
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