Introduzione alla lettera di Giovanni Paolo II Juvenum Patris nel centenario della morte di S. Giovanni Bosco
14 gennaio 1999
"Allora Gesù, fissatolo, lo amò" (Mc 10, 21). Lo sguardo profondo con cui Gesù ha guardato il giovane, che lo interrogava sul senso della vita, rimane presente nella Chiesa; l’amore con cui Gesù amò quel giovane preoccupato di non vivere invano, dimora anche oggi nella Chiesa.
Di questa partecipazione della Chiesa allo sguardo pieno di amore di Gesù, Giovanni Bosco è forse l’espressione più alta. Poiché lo vide nella profonda verità della sua persona e lo amò, Gesù fa al giovane una proposta smisurata di libertà: "va’, vendi tutto quello che possiedi e dallo ai poveri; poi vieni e seguimi".
In questo incontro fra Gesù e il giovane è racchiusa l’intera proposta, e la metodologia pedagogica che la trasmette, che la Chiesa fa ai giovani. E San Giovanni Bosco è maestro insuperabile in tutto questo. Forse ciò di cui il giovane oggi soffre maggiormente è il trovarsi in possesso di una libertà di cui non sa che cosa farsene, poiché nei fatti e nelle parole gli si è fatto credere che parole come verità, giustizia, bellezza sono pure convenzioni sociali sempre rivedibili. Il compito educativo della Chiesa è oggi immane: ricostruire interamente l’umano nella persona umana. "Quando ho incontrato Cristo, mi sono scoperto uomo" scrisse Mario Vittorino. L’incontro con Cristo porta il giovane a scoprire la verità di se stesso. Siamo noi adulti, noi educatori, il segno vivo di questa Presenza concreta.
La parrocchia dedicata a San Benedetto, il quale pure fu sommo educatore di uomini, si prepara a riaprire l’oratorio. È una scelta ed una decisione grande per la nostra città: in esso i suoi giovani troveranno quel luogo dove, nella mediazione dei figli di don Bosco, potranno incrociare lo sguardo di Gesù, e quindi trovare la verità e la libertà. Che Maria ci sostenga nel nostro instancabile donarci ai giovani, come ha sempre sostenuto S. Giovanni Bosco.
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