NON CI FAREMO TOGLIERE LA CROCE
(da "la Voce di Ferara-Comacchio" - sabato 1 novembre 2003)
Decisione offensiva ed assurda: concordo pienamente con la definizione data dall’Osservatore Romano.
Essa infatti disapplica disposizioni normative in vigore. Ed in presenza di una legge dello Stato che si dubita sia conforme alla Costituzione, l’iter che si deve seguire è il ricorso alla Corte Costituzionale, non certo il ricorso ad un decreto di urgenza. Il richiamo alla laicità dello Stato è qui fuori luogo, per almeno due ragioni.
L’autonomia della scuola significa la restituzione della scuola pubblica alla società civile; laicità significa non solo rispetto delle minoranze, ma anche della maggioranza. Ed il Crocefisso, è il punto centrale di tutta la questione, è parte integrante dell’identità del popolo italiano: dovremmo forse abbattere le nostre Cattedrali per un (sedicente) rispetto delle minoranze? Ed arriviamo così ad un altro punto nevralgico della questione.
La decisione de l’Aquila, come è già stato fatto notare, è il segno di un concetto astratto di tolleranza, astratto e quindi inapplicabile. Essa è fatta consistere in un minimo denominatore universalmente condivisibile, formale perché vuole azzerare tutte le diversità: vero e proprio fondamentalismo del nulla, già sconfitto in partenza nel confronto con altri fondamentalismi molto meno formali.
La questione è molto più seria dunque di quanto possa apparire a prima vista. È per questo che mi piace concludere colle parole di Giovanni Paolo II: "Tante cose possono essere tolte a noi cristiani. Ma la Croce come segno di salvezza non ce la faremo togliere. Non permetteremo che essa venga esclusa dalla vita pubblica".
+Carlo Caffarra
Arcivescovo di Ferrara-Comacchio
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