ETICA DELLA SESSUALITÀ
Relazione al convegno del Servizio di Accoglienza alla Vita
Ferrara 1 febbraio 1998
1. Secondo Agostino, l’interminabile ed incommensurabile questionare
umano può essere ricondotto ed ordinato attorno a tre fondamentali
domande: se esiste (ciò di cui mi sto interrogando), an sit (domanda
sull’essere); che cosa è (ciò di cui mi sto interrogando),
quid sit (domanda sulla verità); che valore ha (ciò di cui
mi sto interrogando), quale sit (domanda sulla bontà).
Fin dall’inizio della nostra riflessione sulla sessualità
umana, è importante formulare la domanda giusta sopra di essa: interrogarla
nel modo appropriato. Ora quando ci interroghiamo sulla sessualità
umana dal punto di vista etico, la nostra non è in primo luogo domanda
su quali regole devono governare l’esercizio della sessualità umana.
La domanda etica non è “quali regole…? “ma è: “quale è
il valore, la bontà, il prezzo proprio della sessualità umana,
o meglio dell’esercizio della sessualità umana?”. La domanda etica
è la terza domanda agostiniana. E’ assai importante questa riflessione
preliminare. L’identificazione del problema etico col problema delle regole
è infatti un “dogma” della modernità che deve essere rifiutato
, altrimenti la riflessione etica finisce sempre col percorrere sentieri
che si interrompono.
Una prima conseguenza di questa visione è l’importanza
centrale che assume in essa il discorso sulla virtù e, per contrario,
sul vizio. Posto cioè al centro della riflessione etica l’idea del
BENE, deriva che concretamente il problema etico centrale è: come
posso agire bene (=fare bene)? «posso», cioè: avere
la capacità, la forza di agire in modo tale da realizzare nelle
mie azioni il bene (della sessualità). Questa capacità è
la virtù. Il virtuoso è colui che sa vivere la sua sessualità
realizzandone in pieno il valore, il bene. Pertanto, se la prima domanda
etica sulla sessualità è la seguente: “quale è il
bene proprio, il valore, il prezzo della sessualità umana?”; la
seconda domanda etica sulla sessualità è la seguente: “quale
è la virtù che rende capace la persona umana di realizzare
pienamente il bene proprio della sessualità?”
Una seconda conseguenza di questa visione è l’importanza
fondamentale che assume in essa il discorso sull’educazione della persona.
Se incentro il discorso etico sulla regola l’ingresso nel “mondo dell’etica”
avviene attraverso l’informazione: far conoscere come “funzione” la sessualità
così da assicurarne un funzionamento non dannoso. Brutalmente: l’educazione
sessuale consiste nell’insegnare come fare l’amore senza avere bambini
e prendersi l’AIDS. Se incentro il discorso etico sul bene e quindi sulla
virtù, l’ingresso nel “mondo dell’etica” avviene attraverso l’educazione:
introdurre la persona umana nella realtà della sessualità
umana dandone l’interpretazione del significato intero.
Ecco, abbiamo individuato le domande etiche fondamentali. Sono
due: quale è il bene proprio della sessualità? Quale virtù
è in grado di realizzarlo?
2. Il bene della sessualità umana ha una duplice dimensione.
Non si tratta di due beni separati, ma strettamente connessi.
La sessualità umana è in primo luogo capacità
di esprimere e realizzare l’unità, nel dono, fra l’uomo e la donna.
Si ha qui qualcosa di unico, di misterioso: una dualità che non
è contra-posizione, ma reciprocità orientata alla unità.
Più semplicemente. L’uomo e la donna sono due modi di essere della
stessa umanità, sono due realizzazioni diverse della natura umana.
Non insisteremo mai abbastanza su questa dualità dovuta alla diversità.
Ogni tentativo di abolirla, è un grave impoverimento di tutto l’universo
dell’essere. L’universo senza la donna o l’universo senza l’uomo sarebbe
sostanzialmente più povero. Ma c’è qualcosa di singolare
in questa dualità. Essa è una dualità reciproca. Cioè:
l’uno è per l’altro. “Due realtà diverse ma inseparabili
l’una dall’altra, di cui l’una è la pienezza dell’altra, entrambe
ordinate a una unità definitiva inafferrabile (cfr. H.U. von Balthasar,
Teodrammatica, vol. 2, ed. Jaca Book, Milano 1982, pag. 345).
La prima originaria bontà della sessualità umana
consiste nel fatto che in essa e mediante essa l’uomo e la donna possono
realizzare quell’unità cui sono orientati. Lo specifico valore positivo
alla cui attuazione la sessualità umana deve mirare, se vuole realizzare
quello che è il suo significato più profondo, è il
valore intrinseco all’amore fatto di donazione e di unione.
L’appartenenza reciproca non può essere né pensata
né vissuta in termini di appropriazione, sia pure reciprocamente
acconsentita. Nel momento in cui tu “possiedi” una persona, tu hai già
perduto la persona. Le cose solamente possono essere possedute: le persone
respingono il possesso. E’ un appartenenza reciproca che si costituisce
nel dono fatto di se stessa ed accolto dall’altra. Ma qui ci troviamo di
fronte ad un mistero ancora più profondo. Non posso donare ciò
che non mi appartiene: io non appartengo a me stesso. Appartengo a Dio
che mi ha creato; a Cristo che mi ha redento col suo Sangue. Nella realtà
più profonda, l’uomo acconsente ad essere donato alla donna e questa
accoglie il dono che le è fatto. E reciprocamente. S. Paolo: “Non
sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?…e che non appartenete
a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo” (1Cor 6,15-20).
Dentro a questa prima, fondamentale dimensione della sessualità
umana si inscrive la seconda: la sua capacità di generare nuove
persone umane. E’ necessario oggi ricuperare profondamente la preziosità
propriamente etica di questa dimensione. Non si tratta semplicemente di
un evento biologicamente descrivibile: la specie esige la riproduzione
di sempre nuovi individui per perpetuarsi. Trattasi della generazione di
una persona creata immediatamente da Dio. Si ha qui una vera e propria
“cooperazione” fra l’attività generativa umana e l’attività
creativa divina, le quali hanno un solo e medesimo termine, la nuova persona
umana voluta per se stessa e non in vista d’altro dal Creatore. Non è
solo un dato di fatto puro e semplice dal quale per ragioni proporzionatamente
gravi poter prescindere ricorrendo alla procreazione artificiale. L’atto
d’amore coniugale che sopra abbiamo descritto è l’unico “luogo”
degno di porre le condizioni del concepimento di una nuova persona umana.
E’ solo nel contesto di questo amore che una persona può essere
attesa come un dono, mai come qualcosa cui si ha diritto. Entra nell’universo
dell’essere nel modo giusto: come un dono che deve essere accolto.
Ecco nella sua intima essenza la bontà intera della sessualità
umana: capacità di esprimere-realizzare l’amore che comunica la
vita.
3. Chi è la persona umana capace di realizzare questa specifica
bontà propria della sessualità umana? E’ una realizzazione
complessa, nel significato letterale del termine: una realizzazione complessa
perché implica la messa in atto di dinamismi che sono strutturalmente
diversi (dotati di intenzionalità diverse) e anche nell’attuale
condizione di peccato in opposizione fra loro.
Quali dinamismi compongono la sessualità umana? Un dinamismo,
cioè una tensione psico-fisica ed un dinamismo, una tensione spirituale.
La sessualità umana, più concretamente la mascolinità/femminilità
sono una dimensione sia psico-fisica della persona sia spirituale. Ora
c’è una profonda diversità fra i due. La prima dimensione
è dominata dalla logica del desiderio e quindi vede nell’altro/a
ciò di cui ha bisogno per soddisfare (compiere) se stesso. La seconda
dimensione è dominata dalla logica del dono, e quindi vede nell’altro/a
la dignità dell’essere personale meritevole di essere amato. Per
brevità, chiamiamo dimensione erotica la prima o eros; chiamiamo
dimensione amorevole la seconda. Non è sessualità umana interamente
realizzata una sessualità puramente erotica: l’erotismo non esaurisce
l’intera ricchezza della sessualità. Non è sessualità
umana interamente realizzata una sessualità puramente spirituale.
La sintesi di eros ed amore è la realizzazione perfetta della sessualità.
Ciò che rende possibile questa sintesi è la virtù
della castità. Essa consiste precisamente nell’integrazione della
dimensione psico-fisica della sessualità dentro all’amore inter-personale;
essa rende docile l’eros all’amore.
A questo punto si apre tutto l’ampio discorso sul come è
possibile giungere al possesso di questa capacità di realizzare
l’intera ricchezza della sessualità umana, cioè come si diventa
casti. E’ la terza fondamentale domanda, quella dell’educazione della persona
alla castità. Un augurio: che questa riflessione possa far percepire
la bellezza dell’amore che dona la vita e la bellezza della persona umana
che, in virtù dello Spirito Santo, è capace di un tale amore.
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