SECONDA CATECHESI DEI GIOVANI
Cattedrale 25 novembre 2000
Carissimi,
vorrei che questa sera mi prestaste tanta attenzione perché dobbiamo riflettere sul "fondamento e radice" [così il Concilio di Trento chiama la fede] della nostra vita cristiana. Dividerò la mia catechesi in due parti. Nella prima parte parleremo di Gesù parola che Dio ci dice; nella seconda parleremo della nostra risposta, cioè della fede. Io sarò breve, ma desidero che poi quanto vi dico sia ripreso sia dalla riflessone personale sia nelle vostre rispettive comunità.
1. Avete sentito la risposta di Pietro: "Tu hai parole di vita eterna". Cioè: abbiamo sentito tante parole; ci hanno fatto tante promesse. Ma le parole si sono rivelate vuote e le promesse non sono state mantenute. Siamo stati ingannati! "Tu" dice Pietro "non parli come gli altri: le tue parole non sono vuote. Esse, se ascoltate, danno la vita eterna".
Prendiamo ora in mano un’altra pagina del Vangelo. E’ un dialogo avvenuto nel cenacolo l’ultima sera della vita di Gesù. Tommaso fa a Gesù una domanda di straordinaria potenza: "Signore … come possiamo conoscere la via?". Ognuno di noi vive nel desiderio di realizzare se stesso e quindi è inevitabile che si chieda: quale è la via che mi conduce alla piena realizzazione di me stesso? che mi conduce alla pienezza della vita? "gli disse Gesù: io sono la via, la verità e la vita".
Fermiamoci un momento a riflettere sulla risposta di Gesù, iniziando dalla seconda parola, "verità". Che cosa vuol dire Gesù quando afferma: "Io sono la verità"? Notate che non si limita a dire: "io vi ho detto, vi dico la verità", ma "io sono la verità". Nella persona di Gesù, nella sua vita, nelle sue parole ti viene detto tutto quello che Dio ha deciso di dirti. Non è solo attraverso le parole di Gesù che tu conosci quanto Dio ha da dirti: è la persona di Gesù che è quanto Dio ha da dirti [= Lui è la Verità]. Cercherò di spiegarvi questa affermazione con un’esperienza molto umana. Ogni ragazzo desidera stare colla sua ragazza e viceversa. Certamente parlano: ma è lo stare con lui/ con lei che causa gioia. E’ la sua persona che interessa e quindi, di conseguenza, ciò che dice, le sue parole.
Come sapete l’evangelista Giovanni ha premesso al suo Vangelo una sorta di prefazione, un prologo. Verso la fine dice: "la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo" (Gv 1,17). La grazia, il dono della verità ci venne per mezzo di Gesù Cristo in quanto Lui stesso è questo dono. "In realtà la grazia della verità, ossia il dono della rivelazione piena e totale, è avvenuta per mezzo di Gesù Cristo; è stata fatta da questa persona divina, che non è un semplice uomo, ma l’Unigenito del Padre che vive sempre rivolto verso il senso del Padre in una intima comunione di vita" [S. Pannimolle, Lettura pastorale del Vangelo di Giovanni, I°, EDB, Bologna 1978, pag. 76].
A causa del fatto che Gesù è la Verità, nel senso appena spiegato, Egli è l’unica via seguendo la quale tu giungi alla vita. Che significa è "la via"?
Egli ti propone e si propone come il modo interamente vero, e quindi buono e bello, di essere persone umane: di realizzare pienamente la propria umanità. Egli è l’unico "punto di vista" con cui affrontare la vita e considerare la realtà, per potersi muovere dentro di essa con piena libertà. Zaccheo ha capito che il suo lavoro, il suo modo di stare con gli altri, in una parola la sua vita intera non doveva essere più vissuto dal "punto di vista" del guadagno, del sopruso e della prepotenza. Ha incontrato Cristo, cioè la Verità, ed allora Questi è diventato la sua via: il modo di vivere è cambiato. Così è accaduto a Maddalena, una prostituta,. Così è accaduto a Pietro quando ha visto Gesù inginocchiato davanti a lui che gli lavava i piedi.
Voi, questa sera, avete voluto dire che Cristo ci ha fatto dono della Verità e quindi lo volete ascoltare, per seguire la via che è Lui, per giungere alla Vita.
2. Dalla pagina evangelica [cfr. Gv 6,66 e 68] risulta che si danno per l’uomo due possibilità, e quindi l’umanità stessa di divide in due parti: "molti si tirano indietro e non andavano più con Lui", e "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna".
Prima possibilità: tirarsi indietro e non andare più con Cristo. L’uomo si rende conto, può rendersi conto che Cristo ha parole di vita eterna: che il punto di vista che è Cristo, è vero e bello. Eppure c’è una resistenza a trarre le conseguenze, a vivere secondo questo punto di vista. E’ un tirarsi indietro ed un non andare più con Cristo per debolezza.
Ma esiste anche un "tirarsi indietro" molto più serio. Come ho detto poc’anzi, ciascuno di noi vive nel desiderio di diventare se stesso. Ed è di fronte a questo desiderio che si pone Cristo quando dice: "Io sono la Via, la Verità, la Vita". Ma da quello stesso desiderio può essere generata dalla nostra libertà la seguente posizione: "io sono la verità di me stesso; io decido quale via seguire; il senso profondo della mia esistenza dipende esclusivamente da me". E’ un tirarsi indietro ed un non andare più con Cristo per orgoglio.
Seconda possibilità: è la fede che si esprime nella radicale conversione della nostra libertà a Cristo. E’ stata la posizione di Pietro.
Nella Bolla Incarnationis mysterium con cui il S. Padre ha indetto l’Anno Santo, è scritto: "L’incarnazione del Figlio di Dio e la salvezza che Egli ha operato con la sua morte e risurrezione sono … il vero criterio per giudicare la realtà temporale e ogni progetto che mira a rendere la vita dell’uomo sempre più umana" [n° 1]. E’ la perfetta descrizione della risposta alla Parola di Dio che è Cristo, che è la fede.
La fede è la conversione della nostra intelligenza che riconosce in Cristo e nelle sue parole l’unico criterio vero di giudizio. Cristo è la Verità e quindi la Via: è insieme a Lui che viviamo, è con Lui che giudichiamo. Una verità che non diventa orientamento dell’esistenza è ideologia. Che il Verbo si sia incarnato ed abbia posto la sua dimora fra noi, non è solo un fatto accaduto, ma è un fatto che ha a che fare con me, con te, con la vita di ciascuno. In che modo? Vivendo profondamente la tua vita e non alla superficie, non evadendo; chiedendo a Cristo di essere Lui colle sue parole il criterio vero delle tue scelte. Se la tua fede non diventa criterio di giudizio è perfettamente inutile!
Nella Veglia di preghiera del 19 agosto, il S. Padre vi ha detto: "Quell’incontro [di Cristo con Tommaso] divenne l’inizio di una muova relazione tra l’uomo e Cristo, una relazione in cui l’uomo riconosce esistenzialmente che Cristo è Signore e Dio; non soltanto Signore e Dio del mondo e dell’umanità, ma Signore e Dio di questa mia concreta esistenza umana".
Nel riconoscimento che Tommaso fa del suo Signore e Dio si vede chiaramente che la fede supera le difficoltà e le oscurità non in forza di un ragionamento, anche se la fede è pur sempre un atto ragionevole. In forza dell’attaccamento, dell’affezione totale e profonda alla persona di Cristo: ferma adesione a Lui, dono della grazia del Padre che ci attira a Gesù.
Come si impara ad attaccarci a Gesù, e quindi ad ascoltarlo in questo modo? La scuola è la Chiesa, e quindi i luoghi in cui puoi entrare dentro a questa scuola: la parrocchia, il movimento, l’associazione. La Chiesa ti insegna a leggere la S. Scrittura; la Chiesa colla sua liturgia ti introduce sempre più nel mistero vivo di Cristo; la Chiesa ti istruisce attraverso i suoi sacerdoti. A loro non devi certo chiedere di risolvere i tuoi problemi: tocca a te il farlo. Chiedi a loro ed impara da loro che cosa significa seguire la via che è Cristo: a scuola o nel lavoro, nei rapporti col tuo ragazzo/a, nella famiglia, nell’amicizia; in una parola, nella tua vita intera.
Concludo. Ho parlato di un "tirarsi indietro per debolezza". Tutti possiamo sentire la fatica di seguire la via che è Cristo: abbiamo già forse i piedi feriti; siamo affaticati. E’ Cristo che ci sostiene colla forza della sua grazia. Vieni e seguimi, ti dice. E ti dona la forza per farlo.
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