MARIA, MADRE DEL VERBO INCARNATO
Ferrara, 6 ottobre 1996
Quivi è la rosa in che 'l Verbo divino
carne si fece ...
Dante, Pd XXIII, 73.
La “chiave di volta” di tutto ciò che la Chiesa insegna riguardo
a Maria è indicata nelle seguenti parole: “Ciò che la fede
cattolica crede ...” (CChC 487). La dottrina mariana è tutta costruita
in riferimento a Cristo, in una duplice direzione (se così
possiamo dire): tutto ciò che la Chiesa crede di Maria, lo crede
come “conseguenza” di ciò che crede di Gesù Cristo; la dottrina
mariana guida ad una fede più profonda in Cristo.
E’ la prospettiva con cui dobbiamo sempre “vedere” la persona
di Maria: il suo rapporto a Cristo Signore. Ora da che cosa è costituito
questo rapporto? Dalla maternità. Ella è la madre di Gesù
Cristo, il Figlio Unigenito del Padre, fattosi uomo.
Cfr. 494-495 Dunque, dobbiamo iniziare la nostra riflessione
proprio da questa che è l’affermazione centrale della fede della
Chiesa riguardo a Maria: Maria è veramente la Madre di Dio.
1: la divina Maternità. Il titolo di “Madre di Dio” è
stato proclamato solennemente nel concilio di Efeso (431). Questa proclamazione
è cristologica (riguarda in primo luogo Cristo). Nel senso seguente.
Fin dall’inizio la Chiesa sapeva che Maria era la madre di Gesù
(Gal 4, ). Poiché Gesù di Nazareth, nato da Maria,
è il Verbo Unigenito Dio, Maria deve essere proclamata come vera
Madre del Verbo - Dio. Insomma, proclamare Maria Madre di Dio significa
proclamare che Gesù di Nazareth e il Verbo Unigenito Dio non sono
due persone, ma una sola e identica persona.
Cerchiamo ora di balbettare qualcosa su questo mistero della divina
maternità di Maria, per averne una qualche comprensione. In questo
modo, la nostra catechesi su Maria sarà più solida.
Proviamo ad introdurci in questo mistero, considerando la parte dei
genitori nelle generazioni ordinarie. In ogni concepimento di una persona
umana, si ha la simultanea cooperazione dell’atto generativo compiuto dagli
sposi con l’atto creativo compiuto da Dio. Il primo ha come suo termine
(biologicamente) un corpo umano; il secondo, uno spirito che forma ed informa
il corpo. In forza di questa unione viene all’esistenza una nuova persona
umana, di cui Dio è l’unico creatore e gli sposi sono i genitori.
Penetriamo ora nel mistero del concepimento di Gesù. Diciamo
subito che non vi fu alcun intervento di uomo: fu un concepimento verginale
(come vedremo). Maria ha generato (biologicamente) il corpo umano in cui
Dio infonde, nel medesimo istante, l’anima (umana) creata: dall’unione
del corpo generato da Maria e dell’anima creata da Dio si costituisce una
natura umana concreta, individuale. Ma essa nello stesso momento in cui
comincia ad essere, è assunta dalla Persona del Verbo: non sussiste
in una nuova persona umana, poiché è la stessa Persona del
Verbo che l’assume come sua propria.
L’azione assuntiva, simultanea alla stessa generazione del corpo (da
Maria) e creazione dell’anima (da Dio), ha fatto sì che questo essere
umano fosse lo stesso Verbo divenuto uomo. E così, Maria è
la madre, vera e propria, di questo nuovo membro della razza umana, questo
uomo nuovo nato nel mondo. Essa è la Madre del Verbo, poiché
questo uomo nuovo non è altri che il Verbo. Nella natura umana,
Egli è stato generato da Maria. E’ per lei, generato nella nostra
umanità storica, che si è inserito nella storia, nel tempo:
diviene uno di noi, per Lei. E’ qui tutto il significato dell’esistenza
di Maria.
Possiamo ora dire qualcosa sulla relazione di maternità divina.
Questa consiste in una relazione unica, singolare della persona di Maria,
colla persona del Verbo, nella sua distinzione dalle altre due Persone
divine, poiché solo il Verbo si è incarnato. In conseguenza,
Ella, a causa di questa relazione col Verbo, ha un rapporto singolare con
le altre due Persone.
In forza di questa relazione, Maria ha raggiunto una dignità
unica: “ha toccato per la propria operazione i limiti della divinità”
(Gaetano, in 2-2, 103,4). Leggiamo quanto scrive S. Tommaso:
“L’umanità di Cristo, poiché è unita a Dio; la
beatitudine creata, poiché è la fruizione di Dio; e la Beata
Vergine, perché è Madre di Dio, hanno una dignità
in un certo senso infinita, che viene loro dal bene infinito che è
Dio. consegue da ciò che non si può far nulla che sia migliore
di queste tre cose, poiché non vi è nulla migliore di Dio”
(1,25,5, 4um)
Fino ad ora, abbiamo cercato come di “definire” o “delimitare” in che
cosa consiste la maternità divina: è l’azione generatrice
che termina nella Persona del Verbo, per l’azione assuntiva. Ora, ogni
maternità è costituita da una relazione interpersonale ricca
di conoscenza, amore, affezione, donazione, confidenza reciproca: questo
è “naturale”. E dobbiamo pensare che tutto questo fu presente nella
relazione Maria - Cristo. Ma nel caso di Maria si tratta di un figlio che
è Dio. Ed allora questa maternità è “piena di grazia”
e di santità.
Cfr. 488-489 La grazia è prima di tutto l’amore stesso
eterno con cui il Padre ama la creatura umana: da questa fonte scaturiscono
tutti i doni che divinizzano la persona umana in Cristo. L’amore eterno
del Padre per Maria è incluso nell’amore per il Verbo incarnato
con un’ inclusione (predestinazione) unica. Predestinando il Verbo ad assumere
l’umanità, Dio nello stesso atto predestinante, predestina simultaneamente
Maria ad essergli madre: per questa predestinazione alla maternità
del Verbo, è stata arricchita della più alta santità.
Cfr. 496-501 2: la verginità di Maria. Strettamente connessa
col mistero della divina maternità, è la fede nella verginità
di Maria. Maternità e verginità sono talmente collegate che
bisognerebbe dire sempre: maternità verginale di Maria.
Il CChC qualifica questa verginità di Maria con due aggettivi:
reale e perpetua. Reale, cioè essa riguarda veramente l’intera persona
di Maria, anche il suo corpo. Perpetua, cioè prima del parto di
Gesù, durante il parto e dopo il parto.
Prima del parto: Gesù è stato concepito nel corpo di
Maria, senza intervento di uomo, per opera dello Spirito Santo. Dio, cioè,
miracolosamente ha fatto sì che l’azione generatrice di Maria, incapace
per sua natura (come nel caso di ogni donna) di dare origine da sola ad
un nuovo individuo umano, producesse da sola la cellula iniziale del nuovo
organismo umano. E’ stato escluso qualsiasi intervento da parte di un uomo,
Giuseppe.
Durante il parto: Gesù è stato miracolosamente partorito,
senza produrre nel corpo di Maria ciò che inevitabilmente il parto
produce nel corpo di ogni donna.
Dopo il parto: Maria non ebbe nessun rapporto sessuale né altri
parti dopo quello di Gesù.
E’ molto importante che si colga il significato profondo di questo
dono fatto dal Signore a Maria. Questo significato lo si coglie, partendo
in primo luogo da una domanda: perché Cristo ha voluto nascere da
una vergine? Si leggano attentamente i nn. 503-506.
Ma dobbiamo anche farci una seconda domanda: che significato ebbe per
Maria l’aver consentito a questa chiamata alla verginità? La maternità
di Maria per essere interamente vera, comportava una dedizione totale di
Maria al Verbo incarnato: di tale dedizione la verginità è
il segno e l’effetto. In questo senso, S. Agostino scrive: “Maria
è più felice di ricevere la fede di Cristo che di concepire
la carne di Cristo” (cfr. 506).
Cfr. 490-493 3: “piena di grazia”, la concezione immacolata. Non perdiamo
mai quella che ho chiamato la “chiave di volta” della dottrina mariana:
la connessione fra Cristo e Maria, connessione costituita dalla sua maternità
verginale. Ora - come insegna il Concilio Vaticano II - Ella “è
stata arricchita da Dio di doni degni di una così grande missione”
e la preghiera liturgica della Chiesa ama spesso chiamarla «la Tutta
santa». Il punto di partenza, per così dire, della perfetta
santità di Maria, se si considera lo sviluppo reale della sua santificazione,
è costituito da un singolare privilegio. Esso è comunemente
indicato come «l’immacolata concezione» di Maria. Che cosa
significa? Ecco come la fede della Chiesa definisce questo singolare privilegio:
“La beatissima Vergine Maria fin dal primo istante della sua concezione,
per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in base ai
meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata
preservata intatta da ogni macchia di peccato originale”.
Vediamo di spiegare i termini di questa “definizione”. In primo luogo,
si parla di Maria considerata qui “nel” o “fin dal primo istante” della
sua esistenza: è considerata proprio nel momento in cui essa comincia
ad esserci. Momento che per la persona umana coincide col momento del suo
concepimento. Che cosa accade in quel momento, nella persona di Maria riguardo
alla sua relazione con Dio? accadde un avvenimento che viene qualificato
come “grazia e privilegio singolare”: qualcosa di unico ed esclusivo, (cioè
accaduto esclusivamente in lei), frutto di un atto di Amore (=grazia) di
Dio. In che cosa consiste questo avvenimento di grazia privilegiata? Nell’essere
stata preservata intatta da ogni macchia di peccato originale. Cioè:
nel caso si Maria, la grazia è talmente eccezionale da essere esclusivamente
donata alla sua persona; e tale grazia consiste nel fatto che l’universalità
ed ineluttabilità del peccato originale viene sospesa. In forza,
a causa, sulla base di che cosa viene concessa a Maria questa grazia? In
considerazione e sulla base dei meriti di Cristo.
4. La connessione fra Cristo e Maria, “chiave di volta” come abbiamo
detto, di tutta la dottrina mariana, raggiunge la sua pienezza ultima nell’”assunzione”
al cielo di Maria.
CONCLUSIONE
Maria, nella dottrina della fede e nella nostra esperienza cristiana,
non è una figura marginale: non si può essere veramente cristiani,
senza essere anche mariani.
All’origine di tutto sta l’imperscrutabile decisione del Padre di comunicare
la sua vita divina all’uomo, nel Figlio mediante il dono dello Spirito
Santo (= pre-destinazione in Cristo). La realizzazione di questa decisione
è l’incarnazione del Verbo, il Verbo incarnato, nel quale ogni cosa
sussiste ed ad immagine del Quale ciascuno di noi è stato creato.
Nella stessa decisione di inviare il suo Figlio, è inclusa la
persona di Maria come pre-destinata a generare nella natura umana il Verbo
- Unigenito Dio. L’esperienza di fede della Chiesa ha progressivamente
approfondito il mistero del Cristo, vero Dio e vero uomo, come testimoniano
le definizioni dei quattro grandi Concili della Chiesa ancora indivisa:
Nicea (325), Costantinopoli I (381), Efeso (431), Calcedonia (451). In
dipendenza da questa progressiva scoperta, la Chiesa vive la progressiva
scoperta del mistero di Maria dentro al Mistero del Verbo incarnato: una
scoperta che ebbe la sua “pietra miliare” nella definizione dogmatica della
divina e verginale maternità di Maria.
In vista di questa singolare missione, il Padre le preservò
dal peccato originale, la ricolmò dell’abbondanza dei doni di grazia
(piena di grazia) e, nel suo sapiente disegno, “volle ... che l’accettazione
di colei che era predestinata a essere madre precedesse l’Incarnazione”
(LG 56; EV 1/430).
In forza di questo consenso, Ella “quasi plasmata dallo Spirito Santo”
(cfr. LG 56; EV 1/430), consacrò totalmente se stessa all’opera
e alla persona del suo Figlio, presentandolo al Padre nel tempio e soffrendo
con Lui morente sulla Croce. In tal modo, Maria, sotto di Lui e con Lui,
servì al mistero della nostra redenzione, partecipando al mistero
della Risurrezione del Cristo in modo unico, essendo stata assunta nella
Gloria in corpo e anima, appena terminato il corso della sua vita.
Infine dobbiamo chiederci come questa oggettiva posizione di Maria
nel mistero della Salvezza, possa e debba essere assunta nella nostra quotidiana
esperienza: come il cristiano diviene mariano?
E’ necessario, nelle nostre catechesi, che si tenga sempre presente
una distinzione fondamentale: la distinzione fra CULTO MARIANO e DEVOZIONE
MARIANA.
A) Il culto mariano è la liturgia. Essa incastona Maria
nella celebrazione che la Chiesa compie della Gloria della Santa, Consustanziale,
Indivisibile Trinità. E’ assai importante vedere la sublime dignità
di ogni atto liturgico: l’azione più grande che la Chiesa possa
compiere. In essa “Cristo unisce perennemente a sé la Chiesa, sua
dilettissima sposa, la quale ... per Suo mezzo rende il culto all’Eterno
Padre” (SC 7). Ora, nella liturgia della Chiesa, è presente la Madre
di Cristo. Quale è il principio che regola questa presenza? L’inserimento
di Maria, organico e stretto, nel ciclo liturgico dei misteri di Cristo.
E’ questa la proprietà liturgica di ogni solennità e festa
mariana: dall’Annunciazione alla Immacolata Concezione, dalla Natività
all’Assunzione. Lo stesso vale delle “memorie” (Madonna di Lourdes, Vergine
del Rosario ...).
Le proprietà del culto mariano sono, e devono essere, le stesse
che quelle di ogni atto liturgico: trinitario (lode del Padre nel Figlio
per mezzo dello Spirito Santo); cristologico (celebrazione di Maria in
forza della sua connessione a Cristo); antropologico (adeguato al “cuore”
dell’uomo).
B) La devozione mariana. E’ necessario partire da un concetto chiaro
di devozione in generale. Essa è una permanente disposizione interiore
che nasce da un atto di intelligenza illuminata dalla fede e da una decisione
libera: la decisione di affidarsi totalmente a Maria, che si esprime in
coerenti atti esteriori. La devozione mariana, allora, consiste nell’affidamento
totale della propria persona a Maria, e con Lei ed attraverso Lei, a Cristo
stesso per il Padre (= ad Jesum per Mariam).
La devozione mariana si esprime fondamentalmente attraverso tre atti:
venerare, invocare, imitare.
La venerazione è il riconoscimento gioioso della singolare dignità
di Maria; l’invocazione è il ricorso alla potente intercessione
di Maria, atteso il suo posto nell’economia della salvezza; l’imitazione
è la conseguenza normale del profondo rapporto personale istituito
dall’affidamento. Tutte le tre manifestazioni della devozione prendono
poi corpo in pratiche di devozione molto diverse. Dunque, in sintesi, la
devozione mariana è così raffigurabile:
Fede della Chiesa
1
|
2
|
3
|
Affidamento
interiore
a Maria
|
Venerazione
Invocazione
Imitazione
|
Pratiche devozionali
(per es. Rosario,
Angelus ...)
|
Atto di libertà
La devozione mariana non solo è legittima (cioè
conforme alla divina Rivelazione) , ma è anche assai utile e valida,
anzi necessaria. Tuttavia non si tratta di una necessità assoluta,
ma relativa. Mi spiego.
La salvezza è in Cristo: la Santa Trinità ci salva.
Non Maria; non i santi. Rigorosamente parlando, uno potrebbe salvarsi senza
Maria. È però una possibilità puramente astratta.
Nella sua concreta realizzazione la salvezza passa anche per le mani di
Maria: questo si deduce chiaramente dal comune sentire dei Padri e Dottori
della Chiesa, e dal “senso di fede” del popolo cristiano.
SCHEDA PER I CATECHISTI
1. Si deve iniziare con una lettura completa del testo del CChC, non
solo la parte dedicata a Maria, ma congiuntamente anche la parte cristologica.
Cioè dal n. 422 al n. 511.
2. E’ assolutamente necessario leggere attentamente e meditare profondamente
due pagine bibliche fondamentali riguardanti Maria: Lc 1,26-38 e Gv 2,1-11
oppure Gv 19,25-27. Ci si deve servire di un buon commento esegetico.
3. Si faccia poi uno studio del culto mariano, analizzando i testi
liturgici (eucaristici) delle solennità e feste mariane, sempre
per assimilare più profondamente la fede della Chiesa.
4. A questo punto, si legga (ed il sacerdote spieghi) i testi fondamentali
nei quali la Chiesa confessa la sua fede riguardo a Maria e cioè:
Efeso ; il n. 491 del CChC ed il testo riguardante l’Assunzione .
5. Si concluda con un esame attento della devozione mariana nella propria
comunità, per verificare se essa risponde veramente alla fede della
Chiesa.
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