INCONTRO CATECHISTI (schema)
3 marzo 1996
Vorrei cominciare col mostrarvi la collocazione della catechesi nell’attività
della Chiesa. Questa collocazione ci aiuta a vedere con chiarezza che cosa
significhi “catechizzare”.
1. La catechesi è uno dei tre momenti fondamentali in cui si
struttura la “generazione” dei credenti da parte della fede. Essa, cioè,
è del tutto orientata alla fede dell’uomo. Sono tre momenti.
In primo luogo, si ha l’annuncio kerigmatico del vangelo. Esso
consiste nel “notificare” all’uomo che Gesù “è morto per
i nostri peccati ed è risuscitato per la nostra giustificazione”
e che quindi non c’è salvezza fuori di Lui. Ricordate il discorso
fatto da Pietro il giorno di Pentecoste: è un esempio paradigmatico
di un annuncio kerigmatico. E’ il momento fondamentale: è in esso
e da esso che l’uomo diventa o non credente.
E’ a questo punto o momento che interviene la catechesi. Essa
è l’insegnamento completo e ordinato della fede della Chiesa. Cioè:
nel credente è stato piantato un “seme”, il Kerigma. Ora questo
seme deve esplicitarsi. Egli (il credente) deve divenire consapevole pienamente
di ciò che crede. Ritornerò subito su tutti questi concetti.
Ma ora voglio interrompere il discorso.
Infine, ci sono credenti che desiderano avere una intelligenza
più profonda di quanto hanno creduto. E’ quel modo di credere comprendendo
e di comprendere credendo, che si chiama teologia (o didascalia).
Da questo breve schizzo del cammino che il credente compie, fermiamoci
ora più in particolare precisamente sul secondo momento, quello
catechetico.
Esso risulta subito, presuppone l’annuncio kerigmatico
(e questo, vedremo subito, pone oggi un gravissimo problema) e non deve,
d’altra parte, non trasformarsi in teologia. Che cosa significa concretamente
tutto questo?
Affrontiamo subito, per rispondere, quel problema gravissimo
di cui vi parlavo. Nei nostri paesi il fatto che la persona sia battezzata
quando è ancora un bambino può far dimenticare una verità
ovvia: non si diventa cristiani senza decidere di diventarlo. Sono discepolo
di Cristo, solo se decido di diventarlo. Di fatto, noi possiamo pre-suporre
ciò che non è mai accaduto. Su questo punto ora non mi voglio
fermare: molto probabilmente dedicheremo ad esso un intero incontro. Ho
detto che la catechesi non può trasformarsi in teologia. Essa non
è chiamata ad un approfondimento della fede che è proprio
della teologia.
Sulla base dell’Es. ap. Catechesi tradendae possiamo dire che
la catechesi è una educazione della fede, la quale (educazione)
comprende in special modo un insegnamento della dottrina cristiana, generalmente
dato in modo organico e sistematico.
E’ necessario dunque aver chiaro che cosa significa “educazione
della fede”. L’educazione consiste nell’introdurre la persona nella realtà
secondo il criterio della fede cristiana. In questo contesto è facile
vedere che l’insegnamento della dottrina cristiana è indispensabile.
E’ fondamentale cogliere questo legame essenziale fra educazione della
fede e catechesi.
L’insegnamento della dottrina cristiana, la catechesi, deve possedere
due caratteristiche: la completezza e la sistematicità.
La completezza: tutto ciò che costituisce la fede nella
Chiesa deve essere insegnato. In concreto, sono quattro i momenti fondamentali
in cui deve articolarsi la catechesi: la professione della fede, i sacramenti
della fede, la vita della fede e la preghiera.
La sistematicità: è questo un punto fondamentale.
Esiste una “armonia” interna nella nostra fede, una sorta di “sinfonia”
della verità. Non solo è essenziale ciò che viene
insegnato; è essenziale l’ordine in ciò che si insegna.
Ho concluso il primo punto della mia riflessione: la catechesi
è un momento essenziale dell’educazione nella fede in quanto è
essa che offre quei criteri di giudizio, quella “visione del mondo” mediante
i quali la persona è introdotta nella realtà.
2. Il secondo punto della mia riflessione riguarda il catechista. Da
quanto ho già detto risulta subito che il catechista è un
“educatore della fede”.
Chi è l’educatore? Colui che ha raggiunta una tale coscienza
della realtà (in cui intende introdurre l’educando) da suscitare
in chi lo incontra stupore, ammirazione ed attrattiva, perché si
impone come capace di introdurci nella realtà stessa .
Chi è l’educatore della fede? Colui che ha raggiunto una
visione della realtà alla luce della fede tale da ...
E’ l’autorità educativa, nella sua essenza. Il catechista ha
quindi una vera e propria autorità nella Chiesa: essa è quella
propria dell’educatore. Ecco perché dovrà esserci una qualche
forma di riconoscimento pubblico.
Da ciò deriva quali devono essere le qualità essenziali
del catechista: deve possedere una “matura visione di fede”. Senza essa,
non può fare il catechista. Che cosa significa?
- Visione di fede: capacità di
interpretare la realtà nella
luce della fede (non
necessariamente la coerenza pratica, sempre e in ogni caso)
- Matura: deve aversi una conoscenza completa e
sistematica della dottrina della Chiesa,
professata senza dubbi. Il catechista non è “in ricerca”
con i suoi educandi: non è un “missionario” in senso stretto.
Come si raggiunge questa maturazione? E’ lo Spirito: preghiera,
direzione spirituale; riflessione (meditazione)
In quali contesti può avvenire il rapporto educativo?
è necessaria una certa “condivisione”: vivere assieme dei momenti.
3. Le difficoltà. Un primo problema è costituito
dalla partecipazione o non dei genitori nella catechesi: la loro assenza
pone problemi particolari.
L’altro gravissimo problema è posto oggi dalle condizioni
particolari in cui vive il ragazzo: il relativismo che genera una vera
e propria abdicazione all’uso della propria ragione; una sorta di amara
rassegnazione ad una “piccola” felicità, ritenendo che il di più
sia impossibile.
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