LO SPIRITO SANTO E LA CHIESA
Incontro con i catechisti
22 febbraio 1998
01. La riflessione sulla missione dello Spirito Santo, cioè sulla
Sua partecipazione all’opera della nostra salvezza, raggiunge la sua pienezza
nella riflessione sul rapporto Spirito Santo- Chiesa (cfr. n° 686).
Infatti, “la missione di Cristo e dello Spirito Santo si compie nella Chiesa,
Corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo (n. 737). E quindi, “la missione
della Chiesa non si aggiunge a quella di Cristo e dello Spirito Santo,
ma ne è il sacramento: con tutto il suo essere e in tutte le sue
membra essa è inviata ad annunziare e testimoniare, attualizzare
e diffondere il mistero della comunione della Santa Trinità” (n.
738).
In sostanza: “lo Spirito Santo, che Cristo, capo, diffonde nelle
sue membra, edifica, anima e santifica la Chiesa, sacramento della comunione
della SS. Trinità e degli uomini” (n. 747).
Si tratta dunque di un “articolo” della nostra fede, che fa parte
costitutiva della dottrina cristiana: non possiamo ignorarlo o conoscerlo
solo in modo approssimativo. Lo esige la nostra missione di catechisti:
trasmettere la fede della Chiesa.
02. Prima di addentrarci nella riflessione, è necessario liberarci
da una … sorta di nebbia interiore che può impedirci di vedere chiaramente
la realtà. Quando sentiamo parlare del rapporto Spirito Santo –
Chiesa, possiamo essere tentati di verificare subito ciò che si
dice sulla concreta realtà delle nostre comunità cristiane.
Questa verifica (sulla sua legittimità morale ora non discuto: “non
giudicate…”) nasconde o può nascondere due insidie. La prima: pensare
che questa (le nostre concrete comunità cristiane)non è
la Chiesa di cui si sta parlando. La Chiesa si trova altrove. E’ l’insidia
tipica di ogni spiritualismo: lo Spirito non sopporta questa nostra pesante
carnalità. La seconda: lo Spirito non è presente qui, oppure
non lo è con tutta la sua forza edificatrice, animatrice e santificativa.
E’ l’insidia tipica di ogni forma di pelagianesimo: condizionare la fedeltà
di Dio alla nostra fedeltà.
Si potrebbe approfondire molto questo discorso. Mi limito al
richiamo della verità più importante. Lo Spirito Santo è
stato donato senza misura alla Chiesa di Cristo. Egli si trova presente
in uguale misura nella Chiesa apostolica come nella nostra Chiesa; nella
Chiesa di ieri come nella Chiesa di oggi. E’ la corrispondenza delle persone
che fanno la Chiesa, alla grazia dello Spirito Santo, che non è
sempre la stessa: è la nostra disponibilità all’azione dello
Spirito Santo che varia e di conseguenza l’efficacia della sua presenza.
Insomma, questa riflessione ci deve condurre ad una sempre più profonda,
umile obbedienza allo Spirito sempre ugualmente presente nella sua Chiesa.
03. La ricchezza di questo rapporto Spirito Santo – Chiesa è
davvero inafferrabile nella sua totalità. Possiamo seguire la seguente
via nella nostra riflessione:
- Prima di iniziare lo studio dei fogli seguenti, leggere attentamente
il CChC dal n° 748 al n° 780.
- Le verità di fede non possono non essere espresse con
analogie desunte dalla nostra esperienza. Un’analogia usata molto dalla
Tradizione cristiana è mirabilmente espressa da S. Agostino colle
seguenti parole: “Quello che il nostro spirito, ossia la nostra anima,
è per le nostre membra, lo stesso è lo Spirito Santo per
le membra di Cristo, per il Corpo di Cristo che è la Chiesa” (cfr.
n° 797). E dunque divideremo la nostra riflessione in due parti: nella
prima parte parleremo dello Spirito Santo anima della Chiesa; nella seconda
parleremo del problema particolare dei carismi nella Chiesa.
(I)
LO SPIRITO SANTO ANIMA DELLA CHIESA
1. Cominciamo da una riflessione di carattere ancora generale,
partendo dalla professione (niceno-costantinopolitana) della fede.
Se osservate, quando si passa dalla professione della fede a
riguardo delle tre divine Persone alla professione di fede riguardante
la loro opera, notiamo due fatti. In primo luogo si omette la preposizione
“nel-nello” e si dice semplicemente: credo la Chiesa ..; in secondo
luogo, in tutte le professioni di fede, la Chiesa è sempre connessa
immediatamente alla persona ed attività dello Spirito Santo. Tutto
ciò significa: io credo nello Spirito Santo, non solamente in se
stesso, ma come Colui che unifica (la Chiesa una), santifica (… santa),
cattolicizza (… cattolica) e apostolicizza (…apostolica) la Chiesa. Ecco
come S. Tommaso spiega stupendamente questo passo del Credo: “la nostra
fede si riferisce allo Spirito Santo che santifica la Chiesa così
che il senso è il seguente: Credo nello Spirito Santo santificante
la Chiesa (Credo in Spiritum Sanctum sanctificantem Ecclesiam)” (2,2,q,a.9,ad
5um). E’ questa un’interpretazione comune a tutti i santi Dottori della
Chiesa.
Da ciò deriva una conseguenza (che approfondisce quanto
già detto sopra al § 02). Noi possiamo vedere la Chiesa: tutto
ciò che la costituisce mediante i “materiali” di questo mondo. Così
può essere presa in considerazione, studiata, stimata ed apprezzata
oppure disprezzata ed odiata da chiunque. Ed anche possiamo vederla nelle
manifestazioni del suo ministero ordinato, del suo culto, delle sue opere.
Ma noi possiamo credere la Chiesa: nella sua realtà più profonda,
la vita intima di questo grande corpo unito e disperso al contempo, la
vita intima che è la partecipazione alla comunione stessa trinitaria.
Che rapporto esiste fra vedere e credere? Quello che ci è stato
insegnato soprattutto da Giovanni nei suoi scritti, ed è stato vissuto
dagli apostoli nei confronti di Cristo. Credere è una modalità
propria del vedere: percepisci il significato e la realtà profonda
della realtà stessa che tu vedi fisicamente.
Si legga il n° 954 Credi ciò che vedi e vedi ciò
che credi: non sono due oggetti diversi, uno visto ed uno creduto. E’ lo
stesso: vedevano (toccavano …) l’umanità di Cristo e credevano la
divinità del Verbo. E’ questo l’unico modo giusto di stare di fronte
alla Chiesa. Ma sulla base di che cosa noi possiamo non solo vedere, ma
anche credere la Chiesa? o meglio: possiamo credere la Chiesa vedendola?
Precisamente perché come dice il CChC: “la missione di Cristo e
dello Spirito Santo si compie nella Chiesa” (cfr. sopra § 01). Che
cosa vuol dire quest’affermazione secondo la quale la Chiesa è nata
dalla e vive della missione di Cristo e dello Spirito Santo? Lo spiegherò
in due momenti. Prima spiegherò brevemente che cosa significa missione
di una Persona divina (1,1) e poi che cosa significa compimento nella Chiesa
(1,2).
1,1. La S. Scrittura parla della missione del Verbo e dello Spirito
Santo varie volte (Gal. 4,4; Gv 3,17.34; 5,37; 6,57; 7,28; 8,42; 10,36;
17,18; 20,21; Gal 4,6; Gv 14,26; 16,7). Missione di una divina Persona
significa non ovviamente un movimento locale, ma che Essa costituisce una
creatura in un nuovo rapporto con Se stessa.
L’originaria missione del Verbo è la sua Incarnazione.
Una individualità umana (un corpo umano concepito da Maria ed un’anima
umana creata) è, nello stesso istante in cui comincia ad esistere,
assunta dalla stessa Persona del Verbo. E così il Verbo è
veramente presente in mezzo a noi; non è una semplice teofania,
ma è la realtà personale e sostanziale del Verbo fatto carne:
“sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo” (Gv 16,28). E’ la sua missione
visibile. Essa è finalizzata alla nostra partecipazione alla sua
stessa vita divina: figli nel Figlio.
Questa partecipazione alla Vita del Figlio avviene mediante la
missione, la venuta in noi dello Spirito Santo (Gal 4,6): Egli ci trasforma
interiormente, veramente, ad immagine del Figlio.
Per il momento, questo è sufficiente: si legga attentamente
il n° 737.
1,2. La Chiesa è il compimento della missione del Figlio
e dello Spirito Santo nel senso che essa è di questa missione il
Sacramento. Cioè: è lo Spirito Santo che realizza, in primo
luogo mediante i sacramenti, la nostra comunione col Cristo, costituendo
così la S. Chiesa corpo di Cristo. Egli fa l’opera di Cristo, edifica
il Corpo di Cristo. E fa questo in molti modi: “mediante la Parola di Dio
«che ha il potere di edificare» (At 20,32); mediante il Battesimo
con il quale forma il Corpo di Cristo; mediante i sacramenti che fanno
crescere e guariscono le membra di Cristo; mediante «la grazia degli
Apostoli» che, fra i vari doni, viene al primo posto; mediante le
virtù che fanno agire secondo il bene, e infine mediante le molteplici
grazie speciali [chiamati «carismi»]” (n° 798). Insomma:
lo Spirito Santo è inviato “a perfezionare la sua (= di Cristo)
opera nel mondo e compiere ogni santificazione (Canone Euc. IV) e così
portare a termine il progetto salvifico del Padre, che è la Chiesa
(cfr. n° 760). Poiché “come la volontà di Dio è
un atto, e questo atto si chiama mondo, così la sua intenzione è
la salvezza dell’uomo. Ed essa si chiama Chiesa”. (Clemente d’Alessandria).
Dobbiamo veramente lasciarci rapire dalla bellezza della Chiesa!
2. E’ dentro a questo contesto generale (la Chiesa è il compimento,
la realizzazione della missione di Cristo e dello Spirito Santo) che possiamo
penetrare nel mistero dello Spirito Santo ANIMA DELLA CHIESA.
Questa penetrazione può avvenire meditando sulle seguenti
otto proposizioni.
(1) Come nella persona umana, l’anima è una realtà
una ed indivisibile, spirituale ed invisibile, così lo Spirito Santo
dimora nella Chiesa come una realtà invisibile e spirituale, indivisibile
ed una.
(2) Come nella persona umana, l’anima è totalmente presente
in tutto l’organismo: tutta nel capo, tutta nei singoli organi, tutta nelle
singole membra, così lo Spirito Santo è totalmente presente
in tutta la Chiesa: tutto nel Capo (= Cristo), tutto negli organi/ organismi
gerarchici, tutto in ogni singolo fedele.
(3) Come nella persona umana, è l’anima che fa del corpo
un organismo dotato di unità interna e coesa (e non semplicemente
la giustapposizione di tanti organi) così è lo Spirito Santo
che fa della Chiesa un organismo dotato di unità interna e coesa:
unifica la Chiesa.
(4) Come nella persona umana, è l’anima che fa vivere
il corpo e lo custodisce nell’essere, per cui separato dall’anima il corpo
di corrompe (= morte) così è lo Spirito Santo Colui che fa
vivere la Chiesa della sua vita propria (divina) e che quindi la fa crescere.
(Se, per ipotesi assurda, lo Spirito Santo abbandonasse la Chiesa, questa
morirebbe nella sua corruzione, come è avvenuto anche per le più
grandi costruzioni sociali umane)
(5) Come nella persona umana, l’anima pur essendo totalmente
presente in ogni parte dell’organismo (cfr. prop. 2), tuttavia agisce in
modo diverso a seconda dei vari organi di cui è com-posto il corpo,
così lo Spirito Santo, pur essendo totalmente presente in ogni fedele,
in quanto è fonte unica di unità (cfr. prop. 3) e di vita
unica (cfr. prop. 4), tuttavia agisce in modo diverso mediante carismi,
ministeri, funzioni diverse, nel Capo e nelle membra e nelle diverse membra.
(6) Come nella persona umana, l’anima è la forza che assimila
al corpo nuovi elementi, così lo Spirito Santo introduce nella Chiesa
sempre nuove membra, inserendole nell’unità.
(7) Come nella persona umana benché l’anima sia tutta
in ogni singola parte come principio di vita, di movimento, di crescita
e tuttavia influisce sul bene dell’intero organismo anche indirettamente,
così lo Spirito Santo non solo è fonte diretta di vita della
Chiesa, ma anche indirettamente attraverso precisamente l’attività
dei vari membri (E.g.: la “mediazione” mariana nella Chiesa).
(8) Come nella persona umana, l’anima non permane, non segue
le membra che sono tagliate, separate dal corpo, così nella Chiesa
lo Spirito Santo si rifiuta di rimanere nelle membra che si sono completamente
separate dal Corpo di Cristo che è la Chiesa.
In sintesi: “il divino Spirito, uno e identico, riempie e unisce
tutta la Chiesa” (S. Tommaso).
3. Lo Spirito Santo è anima della Chiesa (negli otto significati
suddetti) in quanto è lo Spirito di Cristo. In che senso?
(a) E’ lo Spirito di Cristo perché dimora originariamente
e con ogni pienezza solo in Cristo in quanto Capo della Chiesa.
(b) E’ lo Spirito di Cristo perché ogni fedele, ogni membro
della Chiesa, lo riceve – secondo la propria misura – esclusivamente
dal Cristo Capo.
(c) E’ lo Spirito di Cristo perché unisce ogni fedele
e la compagine della Chiesa nel suo insieme a Cristo.
(d) E’ lo Spirito di Cristo perché configura, assimila
a Cristo ogni fedele e la compagine della Chiesa nel suo insieme.
(e) E’ lo Spirito di Cristo perché nella Chiesa e mediante
la Chiesa, Egli fa risplendere la forza redentiva di Cristo e lo
glorifica.
Agostino ci dà una sintesi stupenda di quanto abbiamo
detto finora:
“I fedeli dimostrano di conoscere il corpo di Cristo, se non trascurano
di essere il corpo di Cristo. Diventino corpo di Cristo se vogliono vivere
dello Spirito di Cristo. Dello Spirito di Cristo vive soltanto il corpo
di Cristo. Capite, fratelli miei, ciò che dico? Tu sei un uomo,
possiedi lo spirito e possiedi il corpo. Chiamo spirito ciò che
comunemente si chiama anima, per la quale se uomo: sei composto infatti
di anima e corpo. E così possiedi uno spirito invisibile e un corpo
visibile. Ora dimmi: quale è il principio vitale del tuo essere?
E’ il tuo spirito che vive nel tuo corpo, o è il tuo corpo che vive
del tuo spirito? Che cosa potrà rispondere chi vive (e chi non può
rispondere, dubito che viva), che cosa dovrà rispondere chi vive?
E’ il mio corpo che vive nel mio spirito. Ebbene, vuoi tu vivere dello
Spirito di Cristo? Devi essere nel corpo di Cristo. Forse che il mio corpo
vive del tuo spirito? No, il mio corpo vive del mio spirito, e il tuo del
tuo. Il corpo di Cristo non può vivere se non dello Spirito di Cristo.
E’ quello che dice l’Apostolo quando ci parla di questo Pane: Poiché
c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo. Mistero
di amore! Simbolo di unità! Vincolo di carità! Chi vuol vivere,
ha dove vivere, ha di che vivere. s’avvicini, creda, entri a far parte
del Corpo, e sarà vivificato. Non disdegni d’appartenere alla compagine
delle membra, non sia un membro infetto che si debba amputare, non sia
un membro deforme di cui si debba arrossire. Sia bello, sia valido, sia
sano, rimanga unito al corpo, viva di Dio per Iddio, sopporti ora la fatica
in terra per regnare poi in cielo” (S. Agostino, Commento al Vangelo di
San Giovanni, Città Nuova Editrice, Roma 1968, pag. 611).
(II)
DONI E CARISMI DELLO SPIRITO SANTO
Questa seconda parte della nostra riflessine concretizza, per
così dire, quella precedente: vediamo lo Spirito Santo … in azione,
in quanto anima della Chiesa, Corpo di Cristo. La sua azione è molteplice,
inafferrabile nella sua immensa ricchezza. Tuttavia, la Tradizione della
Chiesa ci ha insegnato a contemplare , a descrivere quest’azione, aiutandoci,
sotto la guida costante della S. Scrittura, a vedere i vari effetti della
presenza dello Spirito Santo.
1. La Tradizione ed i Padri della Chiesa distinguevano fra Spirito Santo-dono
e i doni dello Spirito Santo. La distinzione (che la teologia contemporanea
preferisce riprendere distinguendo un’azione santificante ed un’azione
carismatica dello Spirito Santo) è assai importante.
La prima formula indica ciò che viene donato a tutti e
ciascuno: lo Spirito Santo è donato a tutti ed abita in ciascuno
producendo in ciascuno quella vita di Cristo ed in Cristo che ci fa essere
e vivere in Lui e come Lui: figli nel Figlio. In questo ambito sono “doni”
dello Spirito Santo: la grazia santificante, le virtù teologali
e cardinali, i sette doni, le beatitudini, i frutti dello Spirito.
La seconda formula indica ciò che non viene donato a tutti
e ciascuno, ma quei doni (o carismi) che sono donati solo ad alcuni ma
per il bene di tutta la Chiesa. Fra questi può essere di qualche
utilità, distinguere ulteriormente (fra questi carismi), quelli
che, potremmo dire, “organizzano” la Chiesa, costituiscono gli “organi”
della Chiesa. Essi sono tre: il carisma o dono del ministero apostolico
che lo Spirito conferisce attraverso un rito sacramentale; il carisma o
dono della vita coniugale che lo Spirito conferisce attraverso un rito
sacramentale; il carisma o dono della consacrazione verginale che lo Spirito
conferisce attraverso la personale chiamata, pubblicamente riconosciuta
dalla Chiesa.
Sempre all’interno della realtà connotata dalla seconda
formula doni dello Spirito Santo, ci sono poi altri doni o carismi che
si caratterizzano per due qualità: sono doni dati «per l’utilità
comune» e non destinati principalmente ed ordinariamente alla santificazione
della persona; sono doni dati «a uno» o «ad alcuni in
particolare», non a tutti allo stesso modo. In alcuni prevale piuttosto
l’aspetto di dono «fatto per tutti»; in altri l’aspetto di
dono «particolare». Non è necessario enumerarli (cfr.
Rom. 12,4-8 e 1Cor 12: i due testi classici). E’ però da leggere
a questo punto il testo del Concilio Vaticano II in Cost. dogm. Lumen Gentium
12:
“Inoltre lo Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il
popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo
di virtù, ma «distribuendo a ciascuno i propri doni come piace
a lui» (1Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie
speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi vari incarichi
e uffici utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa,
secondo quelle parole: «A ciascuno la manifestazione dello Spirito
è data perché torni a comune vantaggio» (1Cor 12,7).
E questi carismi, dai più straordinari a quelli più semplici
e più largamente diffusi, siccome sono soprattutto adatti alle necessità
della Chiesa e destinati a rispondervi, vanno accolti con gratitudine e
consolazione. Non bisogna però chiedere imprudentemente i doni straordinari,
né sperare da essi con presunzione i frutti del lavoro apostolico.
Il giudizio sulla loro genuinità e sul loro uso ordinato appartiene
a coloro che detengono l’autorità nella Chiesa; ad essi spetta soprattutto
di non estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò
che è buono (1Ts 5,12 e 19-21).
2. Concretamente: come si deve fare perché il carisma, nel senso
ultimo , una volta riconosciuto, edifichi la Chiesa e serva alla sua utilità
e non sia dannoso né a chi lo ha ricevuto né alla Chiesa?
(cfr.Mt 7,21-23) Ciò accadrà, se il carismatico nutrirà
in sé soprattutto tre virtù: obbedienza a chi esercita il
servizio di autorità; umiltà che sola custodisce il carisma;
la carità, che è la più importante.
Conclusione
Dobbiamo riflettere molto pacatamente, molto profondamente su
questo rapporto Spirito Santo – Chiesa. In verità, solo questa riflessione
ci introduce nel mistero della Chiesa. Il mistero della Chiesa! E’ vero
ciò che dice Agostino, e non lo dobbiamo mai dimenticare: “non esiste
altro mistero di Dio, se non il Cristo” (Ep. 187,34; PL 33,843). La Chiesa
è mistero perché non ha esistenza, valore ed efficacia se
non da Lui: essa è tutta riferita interamente a Lui. Questo “da
Lui, a Lui, in Lui” è posto concretamente in essere dallo Spirito
Santo. E quindi “la Pentecoste non è un evento straordinario confinato
nel passato, ma un rapporto vivo e permanente fra il Risorto e l’uomo,
anzi fra il Risorto e l’intera creazione” (G. Biffi).
Certamente, nello stesso tempo non dobbiamo mai limitarci a questa
considerazione. Poiché, nello stesso tempo la Chiesa è fatta
di uomini (de Patre – in Christo – per Spiritum Sanctum; ma ex hominibus)
ed in essi è peccatrice. “E’ pura, perché lavata ad ogni
ora dal Sangue di Cristo” (Origene)
|