Dichiarazione al quotidiano "Avvenire"
Ferrara, 27 febbraio 1999
1. L’emergenza, se così posso chiamarla, è una sola:
annunciare Gesù Cristo puramente e semplicemente, con un annuncio
fatto al «cuore» di ogni persona, così che tutto il
suo vissuto quotidiano ne sia coinvolto e trasformato. Evitando sia il
rischio che Gesù Cristo diventi solo occasione per parlare d’altro,
come solidarietà, pace e così via; sia il rischio di un cristianesimo
evasivo nei confronti dei problemi veri dell’uomo
In questa prospettiva vedo l’esigenza di rispondere ad una forte
domanda di «senso» che ci viene sempre più fatta; ad
una forte domanda di «verità dell’esistere»: siamo condannati
a navigare sempre a vista, non avendo alcun porto cui indirizzarci (= domanda
di senso), poiché non esiste un porto che riceva definitivamente
l’umana navigazione (= domanda di verità)? In questo senso, posso
anche dire che la problematica più urgente è una sola: quella
della cultura cristiana, di una fede cioè che sia capace di generare
cultura.
2. Per attuare l’evangelizzazione l’anno scorso si è fatta la
Missione in Città ed ora si sta facendo in ogni Vicariato.
E’ iniziata in città, in un luogo assolutamente laico, la Scuola
della ragionevolezza della fede. La prima lezione è stata frequentata
da un pubblico numerosissimo. Si vuole mostrare che è ragionevole
credere in Gesù Cristo.
E’ iniziato un «catecumenato al matrimonio». E le catechesi
mensili ai giovani in Cattedrale sono ben frequentate.
In una parola ciò che si cerca di realizzare è che l’annuncio
del Vangelo accada là dove l’umano di ogni persona è generato,
perché lo sia in Cristo… e non in Adamo, affrontando ogni giorno
la sfida più grave fatta oggi al Vangelo, il gaio nichilismo contemporaneo.
+ Carlo Caffarra
Arcivescovo di Ferrara-Comacchio
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