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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


SOLENNITA’ di S. MARIA in AULA REGIA
Comacchio 23 settembre 2001

1. "Grande sarà il suo dominio, e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno che egli viene a consolidare e rafforzare". La profezia si compie nella casa di Nazareth, in Maria: "ecco concepirai un Figlio… il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo Padre e regnerà per sempre". Il testo liturgico mariano che recita: "vieni, o mia eletta, e io porrò in te il mio trono" descrive in modo perfetto la gloria di Maria. "A nessun’anima la maestà divina sembra accordare un’abbondanza di sé con così tanta pienezza e intimità, come a colei in cui ha scelto di risiedere in modo speciale, rispetto a tutte le altre" [Guerrico d’Igny, Sermoni, ed. Quiqajon, pag. 559].

Carissimi fedeli, noi oggi celebriamo la regalità di Cristo e la singolare partecipazione a questa regalità da parte di Maria.

La regalità di Cristo ci viene descritta da S.Paolo nella seconda lettura. Essa ci viene presentata dall’apostolo come la riduzione all’impotenza di tutte le forze che si oppongono a Lui, il Signore: "dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finchè non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi". Il regno di Cristo dunque scaturisce da una lotta vittoriosa contro questi nemici oscuri. L’apostolo riprenderà questa visione di fede più tardi, scrivendo ai cristiani di Efeso: "lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione… Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi" [1,21-22]. Ed anche l’apotolo Pietro scrive ai cristiani: "il quale è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i principati e le potenze" [1Pt 3,22].

Carissimi fedeli, non deve mai oscurarsi in noi questa certezza di fede. La storia umana non è abbandonata a se stessa, in preda al conflitto di forze oscure, dall’esito incerto. Dentro alla nostra storia è già accaduto un fatto, la risurrezione di Gesù Crocifisso, che è la vittoria su ogni forma di male. E quel fatto, ci ha appena detto l’apostolo, è una "primizia": non è un caso a sé, ma è l’inizio di una novità che va penetrando e trasformando la nostra storia, fino a quando "Dio sia tutto in tutti".

E’ nella luce di questa certezza di fede che dobbiamo guardare dentro all’oscurità dei nostri giorni, quando sembra che la forza della distruzione non abbia più limiti.

I capi di Stato hanno il grave dovere di giustizia di mettere in atto tutto ciò che è eticamente lecito e politicamente efficace per difendere i propri cittadini; hanno il diritto morale e il grave obbligo di difendere il bene comune contro gli attacchi terroristici. Anche se queste reazioni possono, e non devono, implicare attitudini vendicatorie, esse per sé sono atti di giustizia che chi governa deve ai propri cittadini. La difesa cioè del bene comune anche e soprattutto quando ricorre ai mezzi militari deve sempre rispettare i principi morali quali per es. l’immunità dei civili e la proporzionalità

Ma il credente non deve accontentarsi di tutto ciò: questa reazione appartiene all’ordine della creazione. Egli sa che il Regno di Cristo contro ogni potere avverso all’uomo è iniziato sulla Croce: Cristo è stato risuscitato, e dunque costituito sovrano, a causa dell’amore obbediente da Lui vissuto sulla Croce. A noi cristiani, a ciascuno di noi è chiesto di far accadere la regalità di Cristo nell’unico modo possibile: attraverso la preghiera e la testimonianza di una vita quotidianamente vissuta nella fedele sequela di Cristo.

2. Ed è in questa prospettiva che comprendiamo la regalità di Maria, la sua singolare partecipazione alla regalità di Cristo. Essa trova la sua ragione ultima nelle parole evangeliche dell’angelo: avendo concepito nella nostra natura umana il Re dei re, ella ne partecipa la dignità regale. Tuttavia la regalità di Maria si costituisce pienamente ai piedi della Croce. E’ in quel momento che "il principe di questo mondo è cacciato fuori" e la creazione intera viene liberata "dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio" [Rom 8,21]. Maria ai piedi della croce partecipa al dono che Cristo fa di se stesso, offrendo nel suo cuore il proprio Figlio.

La regalità di Maria poi si esercita attraverso la sua intercessione "continua a ottenerci i doni che ci assicurano la nostra salvezza eterna. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli ed affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata" [Cost. dogm. Lumen Gentium 62,1]. Ella regna in quanto ci ottiene la grazia di una sottomissione al suo Figlio.

Adoperiamoci dunque, fratelli e sorelle, di essere sempre sottomessi a Cristo perché in noi prevalga sempre il suo Santo Spirito. La beata Vergine Maria, di cui oggi celebriamo la regalità, ottenga per noi questa grazia da Colui che è morto per la nostra salvezza ed è risuscitato per la nostra giustificazione.