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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Giornata mondiale della Gioventù - Veglia delle Palme
Veglia di preghiera sul tema della Giornata Mondiale della Gioventù
"Siate sempre lieti nel Signore"
Basilica di San Petronio, 31 marzo 2012


1
L’incontro con Gesù

Carissimi giovani, ciascuno in questo momento cerchi di rivivere in sé l’evento che la pagina evangelica ci ha narrato. Il Vangelo infatti non è solamente la narrazione di fatti storici per la nostra curiosità. Attraverso il fatto storico ci viene donata una parola di vita eterna.

Di che cosa parla la parola evangelica? Di un incontro fra un uomo e Gesù. Da che cosa ha origine questo incontro? Da un desiderio, da una ricerca: "cercava di vedere quale fosse Gesù".

Cari amici, non si può incontrare Gesù se non abbiamo il desiderio di incontrarlo, se non sentiamo dentro al nostro cuore come una sorta di sete. La conoscenza di Gesù non la raggiunge se non chi ha sete di Lui: "chi ha sete, venga a me e beva", ha detto Gesù. È il desiderio che nasce dalla consapevolezza di una mancanza. Zaccheo è un uomo ricco; gli mancava Gesù, ed allora vuole vederlo.

Cari giovani, siate persone piene di desideri: desiderio di verità, di bontà e di giustizia, di amore. Questa è la condizione per incontrare Gesù.

Ma, come abbiamo sentito, questo non basta. "Gesù alzò lo sguardo e disse: Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". È Gesù che prende l’iniziativa. Il tuo desiderio è solo domanda, e invocazione. Ma è Lui che risponde ed ascolta il tuo grido.

Considerate, cari giovani, in che modo Gesù chiede di "fermarsi a casa tua". "Fermarsi", quindi non un momento di passaggio. Il Vangelo secondo Giovanni usa una parola molto forte: rimanere, dimorare. Gesù vuole rimanere e dimorare in ciascuno di noi. É una relazione di amore molto profonda. "Devo fermarmi/rimanere a casa tua" dice Gesù a Zaccheo. Questa sera lo dice a ciascuno di voi. "Devo rimanere a casa tua": nella tua intelligenza, perché sia liberata dall’errore e dall’ignoranza circa la verità della vita; nella tua libertà, perché non diventi un arbitrio insensato; nel tuo cuore, perché sia capace di amare con un amore puro, limpido, bello.

Il desiderio e la ricerca di Zaccheo e nostra si incontrano con la risposta di Gesù. "E lo accolse pieno di gioia".

Cari giovani vogliate ora prestarmi molta attenzione, perché ciò che vi sto dicendo è di importanza fondamentale.

Se mi avete seguito, potreste pensare: "ma, alla fine, ciò che è detto riguarda Zaccheo, una persona vissuta duemila anni or sono; ma io, oggi posso vivere la stessa esperienza: cercare di vedere Gesù e sentirmi dire "oggi devo fermarmi a casa tua?". A ciò poi si aggiunge una certa atmosfera culturale secondo la quale pensare che ci sia una risposta reale al nostro desiderio di un bene infinito, è una pura illusione. E pertanto, vi viene detto, navigate a vista, senza mirare ad un porto definitivo.

Ebbene, la possibilità che anche tu possa vivere l’esperienza di Zaccheo esiste. Questa possibilità ti è data dalla Chiesa e nella Chiesa. In essa Gesù diventa tuo contemporaneo e tu contemporaneo a Gesù. Come? mediante la fede e il sacramento dell’Eucaristia. L’Eucaristia è la presenza reale di Gesù: se hai fede, se hai il cuore puro, in essa tu lo incontri ed Egli viene realmente "in casa tua".

2
La vita cambia nell’incontro

Cari giovani, Zaccheo come tutti coloro che facevano il suo mestiere – agente del fisco – erano normalmente dei ladri. Erano molto odiati per le loro sopraffazioni. Risentite ora il testo evangelico: "Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: ecco, Signore, io dò la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto".

Che cosa è accaduto in Zaccheo? L’incontro con Gesù ha letteralmente sconvolto la sua vita perché ha rivoluzionato il suo modo di essere libero e di progettare la sua vita. Zaccheo viveva una vita per se stesso, incentrata su se stesso. Così dominata dalla logica dell’auto-affermazione che non ha problemi anche nel prendere ciò che non è suo. Asservisce anche l’altro.

Zaccheo passa ora ad una vita non più basata sul possesso, ma sul dono. L’incontro con Gesù gli dona la capacità di amare ["dò la metà dei miei beni ai poveri"], e di percorrere la via della giustizia ["se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto"].

Cari amici, perché l’incontro con Gesù rivoluziona il nostro modo di essere liberi? Una volta Gesù disse: "la verità vi farà liberi" [Gv 8, 32]. Questo è il punto centrale: di quale verità Gesù parla? Di quale libertà? Perché è la verità a renderci liberi? Vogliate ascoltarmi attentamente.

Quando Gesù parla di verità intende la rivelazione che Egli fa di Se stesso: della sua persona, delle sue parole, della sua vita e morte. È la luce che promana dalla sua Persona, luce che Zaccheo ha visto ed ha conosciuto stando a tavola con Lui.

È in questa rivelazione che Gesù fa di Sé, è nella verità che vediamo e conosciamo che cosa è la libertà: l’amore che giunge al dono di sé fino alla morte.

Se noi facciamo nostra nella fede e nei sacramenti la verità che è Gesù, la struttura stessa del nostro io viene trasformata. Siamo come restituiti a noi stessi, e liberati da ciò che devia la nostra originaria capacità di amare in desiderio di possedere l’altro, di fare uso dell’altro. Restituiti a se stessi, diventiamo – come Zaccheo – capaci di amare.

Cari giovani, ecco perché Gesù ha detto che è la verità a farci liberi. Che grandi prospettive di vita! Pensate ai santi. Pensate alla loro libertà, alla loro capacità di donarsi.

Vi ho detto poc’anzi che noi possiamo vivere la stessa esperienza di Zaccheo, l’incontro con Gesù, nell’Eucaristia celebrata, ricevuta, adorata con fede. E mediante l’Eucaristia accade in noi la trasformazione accaduta in Zaccheo: diventiamo capaci e liberi di amare, di donare noi stessi.

L’Eucaristia infatti è la presenza reale di Gesù che dona Se stesso sulla Croce. Noi ricevendolo con fede, siamo progressivamente trasformati in Lui. Cari giovani, diventate "persone eucaristiche" e diventerete persone libere perché diventerete persone capaci di amare.

Concludo con due riflessioni. La prima. Quando parlo di amore, non pensate che stia parlando di ciò di cui parla la cultura in cui viviamo. L’amore di cui parlo non è spontaneità emotiva; non è affezione senza legame permanente; non è uso, anche se reciprocamente consentito, del corpo. Guardate a Cristo crocifisso e imparate che cosa significa amore. La seconda conclusione. Il primo frutto dell’amore è la gioia, anche nelle difficoltà e nelle sofferenze. La gioia di Zaccheo dipendeva semplicemente dal fatto che Gesù era a casa sua. La vera gioia, la nostra gioia deriva dal fatto che Gesù è presente in colui che crede in Lui e lo ama.

Cari amici, qui troviamo la risposta alla domanda fondamentale: esiste una ragione incrollabile per essere nella gioia? Il disperato risponde: "non esiste e quindi per l’uomo, che è impastato di desiderio di felicità, è una passione inutile"; il cinico risponde: "non lo so, e cerco di limitare il mio desiderio alla somma delle piccole gioie quotidiane". La proposta cristiana risponde: "esiste, ed è la presenza di Gesù nella mia vita". Chi è con Lui è sempre nella gioia.