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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


VEGLIA QUARESIMALE: consegna del Credo
Cattedrale, 19 febbraio 2005


1. "Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo". Carissimi catecumeni, le parole dell’apostolo vi dicono quale è il centro della vita della Chiesa nella quale vi preparate ad entrare: la fede in Cristo, Figlio di Dio fattosi uomo, morto e risorto per la nostra salvezza. La fede è una adesione interna della vostra mente e della vostra volontà, del vostro "cuore", come dice l’Apostolo. Ma questa intima convinzione ed adesione si manifesta anche esternamente: va "confessata", detta cioè anche pubblicamente. È da questa fede, ci insegna l’Apostolo, che dipende la vostra salvezza. Senza nessuna discriminazione, di nessun genere "dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l’invocano". Qui non si danno privilegi di nessun genere: appartenenza ad un popolo piuttosto che ad un altro; correttezza morale piuttosto che vita di peccato. Di fronte all’avvenimento della presenza in Cristo della grazia del Padre tutti gli uomini sono equiparati: "chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo".

Perché l’incontro con Cristo nella fede è decisivo per la salvezza dell’uomo? Perché è dall’ascolto docile della sua parola che dipende esclusivamente la sorte eterna dell’uomo? Troviamo la risposta a questa domanda nella pagina evangelica: perché Gesù è la perfetta e definitiva rivelazione di Dio, il Padre. È il suo unico rivelatore: "chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me vede colui che mi ha mandato. Infatti "io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare … Le cose dunque che io dico le dico come il Padre le ha dette a me". Questa è la ragione che rende decisivo l’incontro con Lui nella fede: accoglierlo o rifiutarlo significa accogliere e rifiutare il Padre. Pertanto la presenza di Cristo pone in essere un giudizio, e il giudizio coincide con l’accettazione o il rifiuto, con la fede o l’incredulità nella Sua persona e nella Sua parola. La presenza di Cristo e l’incontro con Lui mettono l’uomo nella necessità di svelarsi in ciò che ha di più intimo, nei pensieri del suo cuore. Se è veramente disponibile alla verità; oppure se ama la gloria degli uomini più della gloria di Dio.

Mi rivolgo ora a voi, carissimi fedeli. Siamo sempre nel rischio di perdere coscienza che al centro della nostra fede sta il rapporto con Cristo; che la nostra esistenza è una esistenza cristocentrica; che non possiamo vendere, meglio sarebbe dire svendere, a nessun prezzo la nostra confessione del primato assoluto di Cristo: non al prezzo di una malcompresa tolleranza, non al prezzo di un sedicente rispetto degli altri. Non amiamo la gloria degli uomini più della gloria di Dio.

2. Carissimi catecumeni, sicuramente vi chiederete: "ma come, dove incontro Cristo per credere in Lui? come e dove oggi ascolto le Sue parole, perché non voglio rimanere nelle tenebre? ". Vi risponde ancora l’apostolo Paolo. Riascoltatelo attentamente: "la fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo [= che parla di Cristo]". Voi incontrate Cristo nella Chiesa; la Sua parola vi raggiunge attraverso la predicazione della Chiesa. Non è Paolo che predica, è Cristo che vi parla attraverso la predicazione di Paolo: così di ogni ministro del Vangelo di ieri e di oggi.

Può essere che rimaniate stupiti di fronte a questo fatto. Lo erano già i cristiani di Corinto ai quali l’Apostolo prima di tutto descrive il "metodo di Dio": operare le meraviglie del Suo amore attraverso la povertà dei mezzi umani [cfr. 1Cor 1,27-28]. E conclude: "è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione" [1Cor 1,21b]. È un grande paradosso: attraverso la povertà della parola umana transita la gloria della parola di Cristo, salvezza di chi crede e perdizione di chi non crede.

La Chiesa nella sua sapiente pedagogia e materna sollecitudine ha voluto pertanto fare come un "riassunto della predicazione", perché tutto quanto si deve credere per la nostra salvezza fosse contenuto in una breve formula. In un certo senso, il dono che la Chiesa fra poco vi farà del "Simbolo" è il dono più prezioso, perché è attraverso esso che voi ascoltate la predicazione della Chiesa, mediante la quale vi giunge la parola di Cristo.

Custoditelo bene nella vostra memoria; scrivetelo nel vostro cuore, perché esso è il criterio in base al quale discernere quale parola è vera e quale falsa. Siate pronti per esso a donare anche la vostra vita.

L’Apostolo ci ha appena detto che nessuno potrà essere salvo, se non avrà invocato; nessuno potrà invocare, se prima non avrà creduto. Poiché questo è l’ordine, prima credere e poi invocare, questa sera riceverete il Simbolo per credere; domenica 12 marzo, dopo gli Scrutini, riceverete l’Orazione per invocare.

Carissimi catecumeni, carissimi fedeli: vedete quale grande amore ci ha donato il Padre chiamandoci ad essere la Chiesa del suo Figlio unigenito. Amiamola ed onoriamola perché è la Sposa di un così grande Signore; custodiamone l’intima bellezza colla custodia della vera fede.