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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Veglia eucaristica dei giovani
Cattedrale, 6 ottobre 2007


I

"Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica". Carissimi giovani, quante volte e da quante persone vi è stata fatta questa promessa: "sarai felice"! Puntualmente, alla fine vi siete resi conto che era una promessa non mantenuta.

Fra queste voci, questa sera, c’è anche quella di Gesù: "sarete beati". La beatitudine è più che la felicità: è la pienezza della vita; è la risposta soddisfacente al vostro desiderio di verità, di bontà, di giustizia, di bellezza, di amore.

Gesù vi indica con molta precisione la via da percorrere, se volete giungere alla beatitudine: "sapendo queste cose" - "se le metterete in pratica".

Quali cose dovete sapere per essere beati? La narrazione del Vangelo appena ascoltata lo rivela: Dio ha tanto amato ciascuno di noi da giungere fino a lavarci i piedi. Egli per dimostrarci il suo amore non ha considerato un tesoro geloso la sua gloria divina, ma si è umiliato fino alla morte di croce.

Noi ora, carissimi giovani, siamo di fronte all’Eucarestia. Essa è Gesù stesso nel suo amore che giunge fino al sacrificio di Sé. Noi stiamo qui per "sapere queste cose", per imparare la scienza dell’amore: l’unica scienza di cui veramente l’uomo non può fare senza. Aprite il vostro cuore a questa luce.

"Se le metterete in pratica". È la vostra libertà la potenza più grande che possedete. Voi sarete ciò che la vostra libertà deciderà che siate: siete la vostra libertà!

Gesù questa sera vi sta dicendo come essere liberi: mettendo in pratica quanto Lui vi mostra nell’Eucarestia. E cioè: essere liberi non significa godersi la vita, ritenersi autonomi. Significa fare della propria vita un dono autentico, nella forma che Gesù vi mostrerà, secondo la vocazione di ciascuno.

II

Carissimi giovani, avete appena ascoltato la testimonianza di uno dei più grandi credenti del secolo scorso: Ch. Peguy.

Vorrei che nel silenzio dell’adorazione faceste propria una grande certezza: è l’incontro con Gesù vivo la più grande grazia che vi possa accadere. Non è il suo ricordo, semplicemente; non è l’assenso alla sua dottrina, semplicemente; non è la fedeltà alle sue leggi, semplicemente. È Lui ciò di cui avete bisogno; è godere profondamente della sua presenza che vi renderà felici.

Ma è possibile questo? Oppure dobbiamo "accontentarci" di leggere un libro santo che narra di Lui? Abbiamo ascoltato risuonare questa domanda nella testimonianza appena letta: "Beato colui che …".

In una certa misura, l’Eucarestia è la risposta a questa domanda, a questa esigenza: "Egli è qui". In queste parole è racchiusa la verità suprema circa l’Eucarestia. L’Eucarestia è la presenza reale di Gesù in mezzo a noi.

Certamente Gesù è presente nel povero; è presente nel suo apostolo; è presente nella S. Scrittura. Ma la presenza eucaristica è di natura diversa: è la presenza della sua Persona stessa col suo corpo, col suo sangue e colla sua divinità. Ed è presente come "fissato per sempre" nel dono di Sé a ciascuno di noi.

Miei cari giovani, conosco i vostri turbamenti; conosco le vostre difficoltà, la paura che a volte vi prende pensando al vostro futuro.

Ma se pensate che "Egli è qui"; che voi potete stare con Lui; che potete aprire a Lui il vostro cuore: come potete avere ancora paura? "Se anche camminassi in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me".

III

L’apostolo Paolo vi esorta, carissimi giovani, "ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio". Vi esorta a "comportarvi onestamente … non fra impurità e licenze".

"Guardare a Lui e sarete illuminati", dice un Salmo. L’atmosfera che si respira vicino all’Eucarestia è un’atmosfera pulita, luminosa, pura. Posando i vostri occhi sull’Eucarestia, lungamente, pacatamente, essi sono purificati e potranno guardare le cose nella luce del Creatore.

Carissimi giovani, l’atmosfera invece che respirate quotidianamente a riguardo del vostro corpo è pestilenziale: è impregnata di disprezzo della vostra sessualità e della degradazione della medesima.

È l’adorazione eucaristica, lo stare in compagnia con Gesù, che rendo puro il vostro cuore. E la purezza è il linguaggio del vero amore. Non mentitevi a vicenda. Il vostro corpo possiede un suo linguaggio; è un linguaggio verginale e sponsale: è il linguaggio che dice il dono della persona.

"Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente" vi ripeto con l’Apostolo.

Sì, carissimi giovani! Se ce n’è bisogno, siate decisi ad andare contro la mentalità di questo secolo che cerca di iscrivere nel vostro desiderio un’idea di amore deformato, impoverito e falsato. Non abbiate paura dell’amore: dell’amore grande, fedele, casto, generoso.

Fra poco sarete voi che con me porterete l’Eucarestia nel luogo dove, ad iniziare da lunedì, resterà esposta ogni sera. Che grande significato ha questo gesto! Voi dite alla nostra città che è Cristo la vera sorgente di una vita umana rinnovata. Fatevi testimoni in questa città della verità dell’amore.