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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Catechesi in occasione della Visita alla Sacra Sindone
Oropa, 25 aprile 2010


1. Cari amici, ho molto desiderato questo pellegrinaggio alla sacra Sindone. Anche se di fronte ad essa ci siamo fermati solo qualche minuto, com’era immaginabile. Tuttavia quei pochi momenti ci hanno fatto vivere una dimensione essenziale della nostra fede. E’ di questa dimensione che ora vorrei aiutarvi a prendere coscienza, come frutto del nostro pellegrinaggio.

Ricordiamoci bene che cosa abbiamo vissuto ieri: abbiamo guardato il corpo, più precisamente il volto di Gesù crocifisso e morto. Questo fatto mi ricorda un episodio narrato dal Vangelo di Giovanni [12,20-26]. Alcuni greci chiedono all’apostolo Filippo di vedere Gesù. E’ la richiesta dei pagani; è quindi anche la nostra richiesta: vogliamo vedere Gesù. La risposta di Gesù è sconcertante: "se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto". Cioè "i greci, tutto il mondo, mi vedranno; ma non nella mia esistenza storica, terrena, "secondo la carne" [Cf. 2Cor 5,16]. Mi vedranno attraverso la passione".

Voi sapete che Giovanni nel suo Vangelo non separa mai la passione e la morte di Gesù dalla sua risurrezione. Gesù dunque dice a Filippo: "i greci e tutti i popoli – ogni persona – mi potrà vedere, perché risorto potrò essere presente nella forza dello Spirito santo; col mio corpo glorioso coi segni della passione, potrò essere visto."

Ma poi Gesù fa un’aggiunta assai importante, allargando la metafora del grano per indicare la struttura fondamentale di ogni esistenza credente. "Chi ama la sua vita la perde" dice Gesù "e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua". Vedere Gesù lo può solo chi lo segue. Voi ieri avete come "rappresentato" in qualche minuto tutta l’esperienza della fede cristiana: la visione di Gesù, la visione del suo Volto, si verifica in un modo di vivere che chiamiamo sequela. Se tu segui Gesù nella sua passione, se cioè vivi la tua vita secondo la logica del dono, allora in questo, all’interno di questo modo di vivere, tu vedi Gesù ed il suo volto.

Approfondendo un poco, comprendiamo come questa esperienza della visione di Gesù si realizzi, secondo la Scrittura neotestamentaria, in tre ambiti fondamentali.

Il primo. Uno dei drammi scritti da K. Wojtyla è Fratello del nostro Dio. Esso narra la vicenda spirituale di un pittore che cerca di esprimere, in un suo Ecce homo, tutto il dolore e la sofferenza di Cristo. Il suo sforzo non riesce. Ma Adamo [così si chiamava] comprende che il Volto di Cristo era già di fronte a lui: il volto del povero.

Nella sequela, nell’orientamento di tutta quanta l’esistenza all’incontro con Gesù, spetta un posto centrale all’amore del prossimo. Spetta al fatto di riconoscere il Volto di Gesù nei poveri, nei deboli, nei sofferenti.

Il secondo. Riconoscere nei poveri il Volto di Gesù però è possibile solo se tu già hai visto il Volto di Gesù; come potresti altrimenti ri-conoscerlo se non lo conosci già? L’episodio dei due discepoli di Emmaus è al riguardo assai istruttivo: cade il velo dai loro occhi e vedono Gesù quando partecipano alla celebrazione dell’Eucaristia. Così avviene per ciascuno di noi. Tu vedi nella fede Gesù, nell’incontro con Lui, quando celebri l’Eucaristia e lo ricevi in essa.

Il terzo ambito. È indicato bene dal Salmo 17,14b-15. In esso sono confrontati due stili di vita: Quello di chi "sazia il suo ventre" coi beni materiali; e quello del "giusto" che dice "ma io per la giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua presenza". Dunque, come ho già detto, solo chi vive nella giustizia, cioè secondo Dio e la sua Legge, contemplerà il suo volto. E’ la sequela di Gesù che ti consente di vedere il suo Volto.

Ma il Salmo dice qualcosa di altro, anche. Parla di un "risveglio" col quale solamente l’uomo si sazia della presenza di Dio. Non è il lenzuolo che ci ha attirati ieri, ma il fatto che esso rimandava al di là di se stesso. Così la celebrazione dell’Eucaristia e la carità sono come attraversate da un desiderio di "saziarci della presenza di Dio", oltre ogni velo. E’ questo l’oggetto della nostra speranza ed il compimento del nostro desiderio: vedere Dio faccia a faccia.

Cari giovani, andate incontro a questo risveglio, a questo "saziarvi della Presenza", guardando il Volto di Cristo e in chi vi chiede aiuto e nella Santa Eucaristia.

Jesu quem velatum nunc aspicio
Oro fiat illud quod tam sitio:
ut te revelata cernens facie
visu sim beatus tuae gloriae.

2. Ora vorrei dire qualcosa su una delle condizioni fondamentali, anzi sulla condizione fondamentale, non dico per vedere il Volto di Cristo, ma perfino per desiderare di vederlo.

Dico una ovvietà: chi è cieco non può vedere. Esiste anche una cecità della mente e del cuore che rende non difficile, ma impossibile vedere la realtà spirituale, e quindi anche il Volto di Cristo. Prestatemi bene attenzione.

La realtà non si riduce a ciò che tu vedi, tocchi, ascolti: non si riduce interamente alla realtà sensibile. Esistono realtà che sono puramente intellegibili: ne puoi cogliere l’esistenza solo colla tua intelligenza. Nel forno crematorio gli occhi avrebbero visto solo un corpo bruciare, il corpo di p. Kolbe, ma in quel corpo che bruciava l’intelligenza "vedeva" la realtà di un amore sublime. Possiamo dire: esistono gli occhi del corpo, ed esistono gli occhi della intelligenza. Sono gli occhi dell’intelligenza, illuminati dalla fede, che vedono il Volto di Gesù nel senso che ho spiegato.

Come esiste la cecità che colpisce gli occhi del corpo, così esiste la cecità della mente. Ma non era questo che mi premeva di dirvi.

La cecità della mente è la conseguenza, potremmo dire la figlia, di un uso sregolato della propria sessualità. L’impurità genera l’incapacità di vedere il volto di Gesù: beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Cari giovani, non lasciatevi ingannare dal mondo in cui vivete. Se vi conformerete ad esso, se userete in maniera falsa e cattiva la vostra sessualità, vi precluderete l’ingresso nella realtà più bella e più splendida.

Non è questo il momento per spiegare che cosa significa realizzare la propria sessualità nell’errore e nel male. Volevo solo dirvi che si tratta di un problema fondamentale della vostra vita. Chiedete ai vostri sacerdoti che vi illuminino al riguardo. La castità rende luminosi gli occhi del vostro cuore; l’impurità li acceca.

Ho terminato. "Mi sazierò della tua presenza": così dice l’innamorato pensando alla presenza della persona amata. Saziatevi della presenza di Cristo nell’Eucaristia: "il tuo volto, o Signore, io cerco: non nascondermi il tuo volto".