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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Il Vangelo del Matrimonio
Priolo, Siracusa - marzo 1995

"Oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi" (Lc 4,21). Come sapete, secondo Il Vangelo di Luca, Gesù inizia Il suo ministero pubblico con queste parole. La Scrittura, la Rivelazione di Dio e dei suoi progetti sull'uomo, si realizza nella parola e nell'agire di Gesù. Egli non è venuto a "commentare" la Scrittura: è venuto a realizzarla. Realizzarla dove, come, per chi? in e per coloro che ascoltano. La Scrittura si compie proprio oggi e negli occhi orecchi di chi ascolta.
Abbiamo già così individuato i tre tempi fondamentali della nostra riflessione. Esiste una Scrittura, esiste una rivelazione di Dio sul matrimonio. Esiste Il compimento della Scrittura: Cristo compie la rivelazione di Dio sul matrimonio. Esiste un luogo in cui questo compimento accade: l'obbedienza di fede degli sposi.

1. - La rivelazione di Dio sul matrimonio

Quando un uomo e una donna si sposano, essi sono portati a pensare che essi dovranno per così dire, "inventare" Il loro matrimonio. In realtà, e più profondamente, Il loro matrimonio, Il matrimonio è già stato inventato. La loro decisione di sposarsi li introduce in un "mistero", in una realtà che Dio stesso ha pensato. Quando? Nel momento stesso in cui Dio ha creato l'uomo e la donna. Il matrimonio nasce nel momento stesso in cui Dio ha creato l'uomo e la donna. Il matrimonio nasce nel momento stesso in cui Dio decide che l'uomo sia creato "maschio e femmina". Dobbiamo meditare profondamente la pagina della Genesi, prima ed originaria rivelazione di Dio sul matrimonio. È a questo "principio" che Gesù stesso si richiamerà. Esso e costituito da tre esperienze fondamentali che ciascun uomo, ciascuna donna ritrova nel proprio cuore, di cui non ha perso la memoria e la nostalgia.

La prima esperienza e l'esperienza della sublime dignità della persona umana: "non si e trovato un aiuto simile a lui".
Che cosa significa? La persona umana, nell'universo visibile, non è equiparabile a niente. È vero: l'uomo va a cercare fra gli altri essere viventi qualcuno, ma non lo trova. Egli può solo imporre Il nome, cioè dominare le altre creature. Egli è solo: solo perché tutto ciò che esiste è meno che la persona. L'uomo è qualcuno, non qualcosa. Ed essere qualcuno e infinitamente più che essere qualcosa. Donde deriva all'uomo questa sublime dignità? Dal suo essere creato "ad immagine e somiglianza di Dio". Solo la persona umana, nel nostro universo visibile, è collocata di fronte a Dio. Voluta per se stessa e chiamata alla Alleanza col Signore. Ma è proprio questa coscienza che la persona umana ha della sua unicità, che produce un'esperienza di solitudine. Questo fatto, la solitudine della persona umana, "non è bene". Fate attenzione: la parola di Dio non dice che l'uomo e un male.
Niente di ciò che Dio crea, è male. La parola di Dio dice che nella solitudine è a causa della sua solitudine, la persona umana non può raggiungere la pienezza del suo essere, la piena perfezione di se stesso. Per capire bene questo punto, dobbiamo ancora una svolta ricordarci del significato della solitudine originaria in cui vive l'uomo. Non si tratta della descrizione di un fatto, diciamo numerico: l'uomo è solo perché non ne esiste che uno. Fossero in due, in tre... non sarebbero soli. Non è questo Il significato originario della nostra solitudine.
L'uomo è solo perché possiede, come persona, una tale sublime dignità da non trovare niente nella creazione con cui dialogare. E questa impossibilita che impedisce alla persona di realizzarsi compiutamente: è questa impossibilita che è giudicata un male. Ed è a questo punto che alla persona umana è dato di vivere un'altra fondamentale esperienza.

La seconda esperienza è l'esperienza della comunione nel dono di sé. In che modo Dio, nella sua creazione, toglie Il male della solitudine in cui vive la persona? Se riflettiamo un momento, due erano i modi possibili. Si poteva far uscire l'uomo dalla sua condizione di solitudine, spegnendo la sorgente da cui sgorgava la coscienza del suo essere solo. È la coscienza della sua dignità, della sua singolare preziosità. L'uomo esce dalla sua solitudine, dimenticando se stesso, rinunciando alla sua dignità per confondersi colle cose. Dio non poteva indirizzare l'uomo su questa strada: sarebbe stato rinnegare la sua creazione. Egli ha scelto un'altra strada: ha creato la donna. Ha creato cioè un'altra persona umana, tale che i due potessero vivere una comunione, e così superare la loro originaria solitudine. Notate bene: Dio non crea un altro uomo, crea una donna. Cerchiamo di penetrare profondamente nel mistero della creazione della donna. È ovvio che creando la donna, Dio crea un'altra persona umana. Al riguardo, la Rivelazione non lascia dubbi: la stessa sublime dignità, la stessa singolare preziosità. Senza questa condizione l'esperienza della comunione sarebbe impossibile. Tuttavia, la donna non è come l'uomo e l'uomo non è come la donna. Ogni tentativo di togliere questa diversità, rende ugualmente impossibile la comunione, impoverisce tutta la creazione. Ma che cosa significa tutto questo? Significa che l'uomo è "fatto" in modo tale da essere destinato alla donna e la donna e "fatta" in modo tale da essere destinata all'uomo. Come possiamo esprimere questo destino dell'uomo e della donna? Con due grandi parole: reciprocità-comunione. Reciprocità: è quella dimensione dell'essere-uomo dell'essere-donna in forza della quale l'uno non è solo chiamato ad essere con l'altro, ma anche e soprattutto per l'altro. Questa chiamata (vocazione) si imprime e si inscrive nella struttura stessa spirituale e psicofisica dell'uomo e della donna: nel suo spirito, nella sua psiche, nel suo corpo. Ed abbiamo così incontrato Il mistero della sessualità umana. Essa è il linguaggio che esprime questa reciprocità: ritorneremo più avanti su questo punto. La reciprocità è la dimensione sponsale della persona umana. Comunione: la realizzazione di questa reciprocità non può essere che nel dono dell'uno e dell'altro. Proviamo a pensare come una persona può appartenere all'altra. Può forse appartenere come una cosa appartiene al proprietario? Certamente no. Questa appartenenza distrugge quella dignità della persona di cui ho già parlato, c'è un solo modo di appartenersi: donare liberamente se stesso/a all'altro/a ed accogliere in se questo dono. Ebbene, la reciproca appartenenza fondata dal dono di sé si chiama comunione interpersonale. La parola di Dio usa un'espressione fortissima: due in una sola carne. Non sono più due, ma uno solo. È questo Il modo con cui Dio ha portato a compimento la creazione della persona umana: la comunione nel dono totale di sé. Ma come è possibile che si realizzi questa comunione? È possibile perché (e fino a quando) è dato all'uomo e alla donna di vivere un'altra fondamentale esperienza.

La terza esperienza è l'esperienza della nudità originaria. È questa un'esperienza molto profonda ed unica. Ho parlato di comunione fra l'uomo e la donna; ho detto che c'è un solo modo di realizzarla, Il dono di sé. Proviamo ora a chiederci (e lo chiediamo alla Scrittura): a quale condizione fondamentale può realizzarsi questa comunione? La Scrittura ci risponde in un modo abbastanza enigmatico: la condizione della "nudità originaria". È necessario scrutare attentamente questo punto. E lo facciamo cominciando dal descrivere un'esperienza molto umana: l'esperienza del pudore. II pudore è la difesa della dignità della propria persona da uno sguardo che la può violare. È qualcosa di molto profondo. La persona umana non ha il corpo: è Il suo corpo. Essa si esprime, si rende visibile attraverso Il suo corpo: il corpo e la persona stessa che si mostra. Pensate a che cosa è il volto in una persona. Quando abbiamo parlato della prima esperienza, abbiamo parlato della profonda coscienza che l'uomo ha della sua dignità, del suo essere qualcuno e non qualcosa. È questa coscienza di appartenere a se stesso: nessuno può entrare in questo santuario. Quando si decide di non appartenere più a se stessi? Quando si decide di fare dono di sé all'altro/a.
È la rivelazione-dono di se che può essere fatto perché accoglie il dono come il bene più grande: i due possono vedersi, senza che la loro dignità sia violata e la loro bellezza sia deturpata. Quando fra un uomo e una donna si stabilisce questa reciproca contemplazione spirituale della bellezza unica della loro persona, quando "i due sono nudi e non ne provano vergogna", allora può accadere il miracolo del dono di sé che è la comunione coniugale. Brevemente: la condizione fondamentale della comunione reciproca è la contemplazione piena di stupore e di venerazione che l'uomo fa della donna e la donna dell'uomo, stupore e venerazione che precisamente fioriscono nel dono reciproco.

Abbiamo concluso il primo tempo della nostra meditazione, la nostra domanda era: come Dio ha pensato Il matrimonio? Lo ha pensato come mistero di comunione totale fra l'uomo e la donna, costituita dal dono di sé stessi.

2. - "Oggi si e compiuta questa Scrittura"

Quando l'uomo e la donna sentono la Scrittura che parla del matrimonio, sono sempre tentati di pensare che Essa non stia parlando del loro matrimonio. Pensano che stia parlando di un matrimonio ideale che non è il matrimonio reale. Insomma sono sempre tentati di pensare che ciò che dice la Scrittura non sia vero.
Ed, infatti, nel corso della loro storia hanno sempre cercato di "correggere" questa visione, di renderla più attenta alle reali condizioni dell'uomo. E così al matrimonio fondato sulla comunione del dono si sostituì Il matrimonio fondato sul contratto a termine o su altro. Ora, questo, è precisamente ciò che Gesù dice agli sposi: "Oggi si è compiuta questa Scrittura". Oggi: nel quotidiano vivere di ogni sposo e di ogni sposa con i loro entusiasmi e le loro stanchezze, nella prova e nella gioia, nella fedeltà e nel tradimento. Si è compiuta: Gesù non è come gli scribi e i farisei di ieri e di oggi e quindi non si limita a spiegare, a commentare la Scrittura. Egli la attualizza. Questa attualizzazione non consiste nell'adattarla al proprio tempo (come Mosè aveva fatto al suo), ma nel "renderla attuale" cioè nel metterla in atto. Questa Scrittura: quale Scrittura? La Scrittura del matrimonio, ciò che Dio ha pensato del matrimonio Il Suo divino disegno sul matrimonio.
In questo secondo tempo dobbiamo fare quello che fecero i pastori nella notte di Natale: andiamo e vediamo questo evento che è accaduto. Quale Evento? Oggi si è compiuta questa Scrittura.

2.1.Partendo per così dire dal basso, possiamo dire che Cristo ha compiuto questa Scrittura del matrimonio, liberando l'uomo e la donna da ciò che impediva loro di vivere Il matrimonio. Che cosa? La "durezza del cuore". La Tradizione della Chiesa ha chiamato questa durezza con un nome: concupiscenza.
Per capire di che cosa stiamo parlando, possiamo partire dalla descrizione di un'esperienza molto comune.
Noi possiamo volere qualcosa in tre modi molto diversi fra loro. Noi possiamo volere qualcosa perché ci serve, perché ci è utile: vogliamo in questo modo tutti gli oggetti di cui possiamo avere bisogno nella nostra vita. Se noi acquistiamo un'automobile è perché essa ci serve: se noi comperiamo una casa è perché essa ci è di necessaria e così via. Noi pero possiamo volere qualcosa perché ci piace, perché ci procura piacere. Non sempre questo secondo modo di volere qualcosa coincide col primo: ci sono cose piacevoli ma non solo non sono utili ma sono dannose. Infine c'è un terzo modo di volere, molto diverso dai primi due e più difficile da spiegare. Mi servo di un esempio. Quando si costruisce una casa, bisogna fare Il tetto. E la ragione è evidente. Quando costruirono la basilica di S. Pietro, fu necessario costruire anche Il tetto. Ma era necessario fare la cupola? Certamente no. Anzi era molto più costosa, meno utile, più difficile; meno piacevole. Che cosa mosse allora il Papa, Michelangelo a volere la cupola? La sua bellezza. Essa meritava di essere voluta non a causa della sua utilità o piacevolezza: meritava di essere voluta per sé stessa.
Dunque: tu puoi volere qualcosa perché ti è utile: puoi volere qualcosa perché ti piace; puoi volere qualcosa semplicemente perché merita di essere voluto, per sé stesso ed in sé stesso.
Fra i primi due modi di volere ed Il terzo esiste una differenza essenziale. Mentre nei primi due modi, in realtà la persona vuole se stessa è come ripiegata su sé stessa, non esce alla fine da sé stessa nel terzo modo la persona vuole l'altro, è come estasiata dalla bellezza dell'altro, dal suo valore proprio.
Teniamo presente questa nostra esperienza e ritorniamo a parlare di noi stessi. Noi possiamo istituire un rapporto con un'altra persona in uno dei tre modi suddetti. Ma non parliamo in generale, parliamo del rapporto uomo-donna. Anche tale rapporto può configurarsi nei modi predetti. Esso può configurarsi come rapporto nel quale l'uno intende fare uso dell'altro per proprio godimento. La persona dell'altro è vista come ciò che può soddisfare Il mio desiderio. Gesù nel discorso del monte descrive questo modo di guardare l'altro "guardare con desiderio". È lo sguardo che degrada la persona dell'altro, abbassandola dalla dignità di persona ad essere un oggetto di possibile uso: cessa di essere qualcuno e diventa qualcosa. Si costituisce così un rapporto dominato da una logica perversa, diabolica. L'uno cerca di usare l'altro, di dominare l'altro per proprio piacere. Alla comunione nel dono si sostituisce Il dominio per l'uso: all'oblazione reciproca si sostituisce Il possesso. Uno dei segni più inequivocabili di questa sostituzione è la separazione del corpo proprio ed altrui dalla persona. Ho detto prima che Il corpo è la stessa persona che si fa visibile. Quando in un rapporto uomo-donna alla logica della comunione nel dono si sostituisce la logica del dominio per l'uso, Il corpo dell'altro non è più visto nel suo essere la persona dell'altro. Non è più un corpo-persona; è un corpo-oggetto, messo a mia disposizione. È ciò che la S. Scrittura chiama l'impurità: quell'attitudine e quel comportamento che non glorifica più Dio nel proprio ed altrui corpo. S. Paolo usa parole terribili: è la dissacrazione del tempio di Dio.
Abbiamo individuato due livelli, come due strati nell'uomo e nella donna venduti al peccato, la separazione del corpo dalla persona che frutta impurità, la sostituzione della logica della comunione con la logica del dominio, sostituzione che produce frutti di individualismo e di egoismo. Ma esiste uno strato ancora più profondo di cui si nutrono sia l'albero dell'egoismo che l'albero impurità?
Se leggiamo attentamente Il racconto della prima tentazione, paradigma di ogni tentazione, possiamo vedere a che cosa veramente Satana induce l'uomo. Certo, direttamente ed immediatamente, alla disobbedienza. Tuttavia, come induce alla disobbedienza? Inoculando nel cuore dell'uomo Il sospetto che Dio sia l'Amore che dona. Quando l'uomo crede a questo sospetto, l'Alleanza e stata colpita da infarto: è moribonda o anzi è già morta. Nel momento in cui Dio cessa di essere sentito come Amore puro e gratuito. Egli diviene Il nemico che vuole impedire la propria felicità piena. La creazione stessa cambia volto: da amica si trasforma in nemica. La donna diventa per l'uomo ciò di cui potersi servire e non più Il dono che Dio fa all'uomo. Insomma: l'incredulità che ha preso dimora nel cuore genera frutti di morte perché rende l'uomo e la donna incapaci di amare, cioè incapaci di costruire la comunione nel dono e di esprimere nel corpo questa donazione.
Quando questo uomo e questa donna ascoltano ciò che dice la Scrittura sul matrimonio, come reagiscono? Essi sentono la Scrittura come un comandamento che si impone, con la sua durezza allo loro libertà, un comandamento impossibile.
Ed allora che cosa fanno? Lo "aggiustano", lo "adattano", si dice, alle concrete esigenze dell'uomo. L'indissolubilità? Troppo Difficile: si può pensare ad una qualche limitazione. L'Humanae vitae? Un'esagerazione, ciascuno segua la sua coscienza. E così via. È terribile tutto questo: non ci si rende conto che siamo ciechi che conducono altri ciechi, maestri che vogliono essere migliori del maestro.
"Oggi si è compiuta la Scrittura". Cristo libera l'uomo dal terribile sospetto che Satana ha inoculato nel suo cuore, rivelando l'infinita Misericordia del Padre: Cristo libera l'uomo dalla sua incapacità di amare: Cristo libera l'uomo dalla sua impurità.

2.2. Come accade questa liberazione? Come Cristo compie la Scrittura ? Non certo in primo luogo promulgando comandamenti più rigorosi. Se Egli si fosse limitato a fare questo, avrebbe semplicemente accresciuto la disperazione umana. Che cosa allora ha fatto? Ha perdonato i nostri peccati ed attraverso Il perdono ci ha donato un cuore nuovo. Ecco come Cristo ha compiuto la Scrittura del matrimonio. Molti sono i cammini che la S. Scrittura traccia per introdurci nel mistero di questo compimento. Non possiamo percorrerli tutti. Dobbiamo sceglierne solamente uno.
L'autore della Lettera agli Efesini fa agli sposi una rivelazione sconvolgente. Egli sa che Il matrimonio è stato voluto, pensato ed istituito da Dio stesso nella creazione del primo uomo e della prima donna. Ma egli ci rivela nello Spirito Santo che questo matrimonio in realtà era la prefigurazione di un altro Evento: L'Evento che accadde sulla Croce, Il dono di amore che Cristo ha fatto di se stesso. E così, Il matrimonio che si celebra dopo la morte e risurrezione di Cristo, è la partecipazione reale di quell'Amore con cui Cristo ha donato se stesso.
Che cosa significa tutto questo? Significa che l'uomo e la donna che si sposano in Cristo sono resi da Cristo stesso capaci di amare con lo stesso amore con cui Egli ha amato: lo stesso amore, e della stessa qualità, anche se ovviamente di grado diverso. Questa partecipazione avviene attraverso il dono dello Spirito. Lo stesso Spirito, nel quale e sotto la mozione del quale Cristo ha offerto se stesso sulla Croce, muove dall'interno gli sposi a donarsi reciprocamente in un amore fedele e fecondo.
Abbiamo concluso il secondo tempo della nostra riflessione. Ci eravamo chiesti: come Cristo compie oggi la Scrittura del matrimonio? Il suo dono sulla Croce, l'evento del suo Amore è sempre eucaristicamente presente nella Chiesa; in forza del sacramento del matrimonio, gli sposi sono partecipi di questo Amore; in forza di questa partecipazione sono capaci di vivere quel mistero di comunione totale fra l'uomo e la donna, costituita dal dono di se stessi, che è il matrimonio.

3. - "... in voi che avete udito"

Gesù ha compiuto la Scrittura del matrimonio. Per chi ha operato questo compimento? Per chi ascolta. È l'ultimo tempo della nostra riflessione, quello in cui dobbiamo parlare del dramma umano, del dramma di tanti uomini di oggi. Gesù compie la Scrittura per chi, in colui che ascolta, in colui che obbedisce alla sua Parola.
Ora se noi osserviamo attentamente, vediamo che l'uomo oggi ha negato punto per punto il Vangelo del matrimonio: questa è la nostra tragedia. Non si compie la Scrittura in chi non ascolta.

Prima negazione: non esiste una Scrittura del matrimonio, cioè una rivelazione di Dio sul matrimonio.
Il matrimonio è una pura invenzione umana, un mero prodotto della cultura. Opera dell'uomo, esso dipende esclusivamente dall'uomo. Non c'è nulla nel matrimonio che sia da considerarsi così stabile da non potersi mutare. Il fatto che si chieda sempre più di considerare come vero e proprio matrimonio anche la convivenza omosessuale, ci dice a quale profondità e giunta questa negazione.
Ma procediamo più lentamente. Nel primo tempo della nostra riflessione abbiamo visto gli elementi essenziali del disegno di Dio. La vocazione dell'uomo e della donna alla comunione nel dono, il loro destino a realizzarsi nella donazione, si inscrive nella loro reciprocità. Ebbene, questa originaria struttura della persona umana è stata semplicemente negata. Il rapporto originario fra l'uomo e la donna non è quello della reciprocità nella uguaglianza della dignità. II rapporto originario è quello del conflitto, poiché l'uomo nella sua struttura più intima non è una persona, ma un individuo. Ogni rapporto con l'altro è sempre un incontro-scontro tra opposti interessi. Che cosa è accaduto? L'uomo non vede se stesso nella luce della parola di Dio, ma come lo ha ridotto il suo peccato. E scambia questa riduzione con la sua verità.

Seconda negazione: non esiste un compimento operato da Cristo. Nel Vangelo di Domenica scorsa, Il Signore ci mette in guardia dalla illusione di pensare che Cristo non abbia compiuto Il destino dell'uomo.
È la illusione che si devono portare correttivi al Vangelo del matrimonio. È l'illusione che per la salvezza dell'uomo sia necessario aggiungere o togliere qualcosa al Vangelo: di solito togliere. È l'illusione, in una parola, che sia data all'uomo e alla donna un'altra salvezza, fuori di Cristo, del loro matrimonio.

Terza negazione: l'attitudine che salva non è l'ascolto obbediente della fede. Sono l'uomo e la donna che devono trovare la propria via di salvezza e percorrerla. Sono l'uomo e la donna che ritengono che la salvezza dell'uomo dipenda dall'uomo. Non accettano la grazia di Dio, di essere graziati e perdonati, perché non ritengono di averne bisogno. Abitando dentro la propria presunzione, la presunzione della propria giustizia, rendono vano il piano di Dio: per loro non risuona l'oggi del compimento. "Essi non possono entrare nella gioia del flauto e della danza di Cristo, perché non possono ascoltare il lutto ed il pianto del Battista: non hanno bisogno di conversione" (S. Fausti).

Proviamo ora a pensare alla presenza di tutte e tre queste negazioni nella stessa persona, nello stesso matrimonio. Qual è il risultato? Matrimoni costruiti sulla sabbia di una propria supposta verità e non sulla roccia della Parola di Dio, che si consumano nella noia o nella disperazione del deserto di un egoismo a due incapace di donare la vita.

CONCLUSIONE

Avrei desiderato continuare ancora il terzo tempo della nostra meditazione. Non e possibile. Dobbiamo finire. E vorrei farlo ricordandovi semplicemente una pagina del Vangelo, il racconto della lavanda dei piedi.
Che cosa è chiesto a Pietro per avere parte alla vita eterna?
Solo di lasciarsi amare, di non aver paura di un amore così grande. Non gli è chiesto altro. Che cosa è chiesto all'uomo e alla donna che si sposano? Di credere che oggi questa Scrittura del matrimonio si compie in chi si lascia amare dall'infinita Misericordia del Padre.