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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


CONSEGNA MESSAGGIO PONTIFICIO
Giornata della pace 1996
30 dicembre 1995


Illustri Signori,
la prontezza con cui avete accolto il mio invito in giorni di particolari impegni per voi, dice quanto sia radicata nel vostro cuore di responsabili della cosa pubblica, la preoccupazione del bene comune. Vi ringrazio sentitamente.
Accogliendo e leggendo i Messaggi che da Paolo VI ogni capodanno, la Chiesa Cattolica ha inviato a tutti gli uomini di buona volontà, si corre sempre il rischio di pensare che essi non ci riguardino molto direttamente. Si è tentati di pensare che la materia sia piuttosto di competenza di chi ha responsabilità nazionali o internazionali. Non voglio ora riflettere su questo, poiché il Messaggio di quest’anno ci riguarda tutti e ciascuno, e molto profondamente. Esso, infatti, tratta del rapporto fra i bambini e la pace. Consentitemi, allora, alcune semplici considerazioni sul testo pontificio che hanno solo lo scopo di offrire un piccolo contributo alla lettura e comprensione del medesimo, alcune chiavi di lettura.

1. IL BAMBINO E LA PACE

 Che i bambini siano spesso vittime della violenza della guerra, è un dato di fatto a tutti ben noto e sul quale il testo pontificio richiama l’attenzione fin dal principio (cfr. n. 2-3).
 Non solo, ma fin dal principio il S. Padre richiama l’attenzione di noi tutti sulle altre varie forme di violenza “Spesso meno appariscenti, ma non per questo meno terribili” (cfr. n.5). Dunque: la persona umana del bambino può subire e di fatto subisce violenza. Una violenza che ha il volto della più inqualificabile meschinità, esercitata come è contro una persona che non ha spesso nessuna capacità di difendersi. In questo senso si capisce perché le parole più terribili che siano state pronunciate da Cristo, sono state pronunciate a difesa del bambino (cfr. Mt. 18,6, cit. nel n. 10).
 E qui tocchiamo un punto nodale non solo del Messaggio, ma anche di tutta la visione cristiana dell’uomo e della società: il modo con cui una società tratta il bambino è il test principale per giudicarne il grado di civiltà e di cultura da essa raggiunto. Così come dove non si ha più rispetto del bambino, si è già eclissato ogni rispetto per la vita umana (cfr. n. 2 che cita in nota 2 la Evangelium vitae).
 Perché il bambino occupa un posto così singolare nell’architettura sociale? perché è la persona umana come tale ad occupare un tale posto. Mi spiego.
 Già i più saggi costruttori dell’edificio sociale prima del cristianesimo, i romani, avevano stabilito che “propter utilitatem hominum omne jus constitutum est”. Cioè: tutta la politica, nelle sue varie espressioni, è, e deve essere orientata all’utilità dell’uomo. Tuttavia, e questo è il punto centrale, chi poteva ritenersi degno di essere considerato “uomo” e quindi degno di essere considerato lo scopo di tutta la politica? Non voglio ora tediarvi con riferimenti storici. Fu solo il cristianesimo che introdusse nella storia dell’umanità la consapevolezza, la certezza che ogni singola persona umana, per il solo e semplice fatto di essere persona umana, possiede una dignità infinita. L’affermazione è sconcertante e credo che essa sia stata l’unica, vera, grande “rivoluzione” che l’umanità ha conosciuta.
 Si noti bene: ho detto “il solo e semplice fatto...”. Dunque: non l’essere-uomo e “qualcos’altro” fonda la dignità dell’uomo stesso. La cosa è espressa con grande forza da S. Paolo quando scrive: “non c’è più né pagano né ebreo, né greco né barbaro, né schiavo né libero, né uomo né donna”. Tutte le ulteriori qualificazioni dell’essere umano non hanno più alcuna rilevanza in ordine alla determinazione della dignità di una persona umana. Non solo, ma l’affermazione secondo la quale trattasi di dignità infinita comporta necessariamente la conseguenza che fra le persone umane, quanto alla loro dignità, vige una perfetta uguaglianza. Non si dà un infinito maggiore di un altro infinito. Questa affermazione della dignità infinita di ogni e singola persona umana, dovuta al suo essere semplicemente umana, è il centro del Vangelo. O meglio: è l’essenziale dimensione umana del Mistero cristiano.
 Essa esige di divenire la chiave di volta di tutto l’edificio sociale ed è la vera scriminante fra vera democrazia e non. Ma la storia dimostra come l’affermazione dell’uguale dignità di ogni persona, sia difficile da realizzare nelle varie dimensioni della convivenza sociale, dalla dimensione economica a quella politica. Esiste allora una sorte di “prova del nove” per verificare se il nostro vivere associato è almeno orientato verso la stella polare della dignità della persona oppure se è dis-orientato? Certamente. Il grado di rispetto verso la persona umana come tale lo si può verificare dal grado di rispetto che si ha verso chi è in possesso solo del suo essere-persona. Negli altri casi, infatti, in cui la persona oltre ad essere-persona, ha qualcos’altro (potere, ricchezza, prestigio, cultura  e così via)  c’è sempre il rischio che il  “qualcos’ altro” e non il suo “essere - persona”  fondi il nostro rispetto. Orbene, questa è precisamente la condizione esistenziale del bambino: egli non ha nessun titolo per essere venerato e rispettato, se non il suo essere-persona. Per converso, quando in una società si è eclissato la venerazione ed il rispetto per il bambino, è sommamente probabile che si stia eclissando ogni rispetto e venerazione per la persona umana.
 Ma, finalmente, che cosa significa “rispetto e venerazione per il bambino”? Il Messaggio pontificio offre al riguardo molti spunti di riflessione.
 Quando si parla di rispetto e venerazione per una persona umana si intende generalmente quell’attitudine giusta, quella risposta adeguata al valore infinito che è la persona. Quale è la risposta adeguata al valore infinito proprio di ogni bambino?
 Fra tutte le persone umane, il bambino ha una caratteristica sua peculiare: è una persona umana “in formazione”. Risposta adeguata è allora quell’armonico rapporto fra adulti e bambini che aiuta questi a giungere alla pienezza della loro umanità. Voglio essere più concreto, sulla scorta delle pagine pontificie.
 A causa della sua dignità, il bambino ha diritto ad essere concepito naturalmente da un uomo e una donna uniti in legittimo matrimonio. E’ una grave mancanza di rispetto concepire bambini in provetta: si riproducono le cose, non le persone. E’ una grave mancanza di rispetto verso il bambino consentire che essi siano considerati “figli” di coppie omosessuali: bambini con due madri o con due padri. Al di sotto di questa insensata ed aberrante procreatica, sta l’idea che il bambino sia ciò di cui si ha bisogno per la propria felicità: sia “qualcosa” non “qualcuno”.
 A causa della sua dignità, il bambino concepito e non ancora nato ha diritto inviolabile alla vita: la sua uccisione deliberata è un delitto nefando.
 A causa della sua dignità, il bambino ha diritto ad una famiglia serena ed in pace: si legga quanto scrive il S. Padre al n° 6.
 A causa della sua dignità, il bambino ha diritto ad essere educato: assieme al diritto alla vita, questo è il diritto fondamentale. Durante la mia non ancora lunga permanenza in questa a me carissima città, ho avuto già modo di parlare più volte e lungamente di questo problema. Non voglio ripetermi ora.
 Vorrei solo richiamare la vostra attenzione su un punto di cui parla il Messaggio del S. Padre. L’educazione del bambino esige un uso assai responsabile dei mezzi di comunicazione sociale (cfr. n° 6): anche i programmi per bambini sono sempre educativi per loro?
 A causa della sua dignità, il bambino ha diritto all’educazione religiosa: egli è naturalmente religioso, capace come è di stupirsi di fronte alla realtà, di meravigliarsi di fronte al grande mistero dell’essere. E’ una grave violazione della sua dignità, spegnere in lui questo bisogno del cuore di incontrare il volto del Mistero, del Destino buono che lo ha collocato nell’essere. Quante violenze sono state compiute al riguardo, asservendo il bambino ad ideologie materialiste prive di ogni consistenza umana.
 Sulla base del testo del Papa, ho solo schizzato una risposta su che cosa significhi venerazione e rispetto per il bambino e quindi costruire la pace per i bambini. Come vedete, veramente il Messaggio di quest’anno ci coinvolge tutti e quanti.

2. IL BAMBINO NELLA SOCIETA’ ATTUALE

 A questo punto risulta, credo, agevole leggere il messaggio per capire la verifica fatta da esso se nelle nostre società attuali vige quel rispetto o quella venerazione per il bambino, che si concretizzano nel rispetto dei suoi diritti fondamentali. Non voglio sostituirmi alla vostra lettura. Ancora una volta voglio solo offrirvi una chiave di lettura, cercando di rispondere alla domanda se nella nostra società il bambino “si trovi al sicuro”. Quale è la condizione del bambino nella nostra società? Vorrei ora rispondere  brevemente a questa domanda.
 Non intendo fare un bilancio di ciò che si è fatto e si fa per il bambino oggi: basti leggere il n. 7 del documento. Non intendo fare una descrizione di ciò che non si fa per i bambini o contro di loro. La mia riflessione è un’altra.
 Il S. Padre termina il suo Messaggio dicendo: “diamo ai bambini un futuro di pace”. La mia domanda è: la società attuale ha posto le basi per un tale futuro? Penso di dover rispondere negativamente dal momento che non esistono le premesse culturali, spirituali per il rispetto della dignità del bambino. Non esiste un ethos, diciamo, sociale che lo assicuri. Le ragioni mi sembrano soprattutto tre.
 La prima: assistiamo ad una progressiva perdita di stima dell’istituzione matrimoniale. Anzi: ad un progressivo svuotamento dei suoi essenziali contenuti istituzionali. La cosa è di una serietà drammatica. Perché? perché la “culla spirituale” in cui il bambino deve nascere e crescere, è l’amore coniugale in tutta la sua pienezza. S. Tommaso scrive che per la crescita del bambino non basta l’utero fisico della donna; egli parla di un “utero spirituale” creato dai due genitori. Vedendo in quale considerazione è tenuto oggi il matrimonio; vedendo che si sta cambiando la sua definizione stessa, non credo che si possa dire che stiamo preparando un futuro di pace per i nostri bambini. Il futuro del bambino dipende in larga misura dal futuro del matrimonio.
 La seconda: la condizione della donna nella famiglia e nella società. E’ un punto di non minore importanza. Si tratta di sapere se la maternità pone la donna in una relazione singolare colla persona del bambino oppure se si tratta solo di problemi di organizzazione sociale, di condizionamenti culturali sempre discutibili. Voglio dire questo: la condizione del bambino è strettamente connessa alla condizione della donna. Il fatto che questo problema della donna non abbia ancora ricevuto una risposta soddisfacente, non consente, credo, di dire che stiamo preparando un futuro di pace per i bambini. Il futuro del bambino dipende in larga misura dal futuro della donna.
 La terza: l’organizzazione sociale tiene conto non del tutto della peculiarità della persona del bambino. So che mi sto addentrando in un campo di grandissima difficoltà e non più di mia competenza. Esprimo solo la mia preoccupazione che non stiamo preparando un futuro di pace, se il bambino non è considerato nella sua verità propria. Solo un esempio: è vero o non è vero che i genitori, a causa del lavoro, sono costretti a dare ai bambini il tempo qualitativamente peggiore? la costruzione delle case tiene conto delle esigenze dei bambini?
 La costruzione di un futuro di pace per i bambini, come vedete, esige una grande saggezza da parte di tutti noi adulti.

CONCLUSIONE

 E’ singolare la posizione del bambino nel Cristianesimo. Ed il Papa la richiama in modo suggestivo (cfr. n. 10).
 L’angelo del Natale dà come segno dell’avvenuta redenzione la nascita di un bambino; ai bambini, è detto nel Vangelo, appartiene il regno di Dio e a chi è simile a loro.
 Come si spiega tutto questo? forse il bambino esprime una verità della persona umana, della quale si deve sempre custodire la memoria: la fiducia e l’abbandono al Destino che ha il volto del Padre.
 E’ nella luce di questo Destino che auguro a tutti voi, alle vostre famiglie, al vostro lavoro, alle comunità che con voi cooperano o delle quali a vario titolo siete responsabili, ogni bene per il prossimo anno. E non trovo parole migliori di quelle della S. Scrittura:
“Ti benedica il Signore
 e ti protegga.
Il Signore faccia brillare il suo volto su di te
e ti sia propizio.
Il Signore rivolga su di te il suo volto
e ti conceda pace.”