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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI
Certosa 1 novembre 1999

1. "Dopo ciò apparve una moltitudine immensa che nessuno poteva contare … tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello". E’ davvero stupenda l’esperienza di fede che oggi, solennità di tutti i Santi, la Chiesa ci fa vivere: è l’esperienza della "comunione dei Santi". Ogni volta che noi professiamo la nostra fede, noi diciamo: "Credo… la comunione dei santi". Che cosa significano queste parole? Esse, in fondo, significano il mirabile avvenimento della Chiesa, descrivono la realtà della Chiesa. Tutte le persone che a vario titolo ed in diverso modo sono uniti a Cristo, sono uniti fra loro. Trattasi di un’unione non dovuta a vincoli di parentela, di razza, di nazionalità e neppure semplicemente dal vincolo della comune umanità. E’ unione prodotta dalla partecipazione alla stessa vita di Cristo, operata nell’uomo dalla presenza dello Spirito Santo. Carissimi fratelli e sorelle: l’odierna solennità di tutti i Santi ci aiuti ad uscire da quell’amara solitudine che può insidiare la nostra faticosa esistenza quotidiana, dandoci una più viva consapevolezza di essere nella comunione coi santi. Ci liberi dalla grettezza dello spirito, che ci impedisce di condividere l’intera vita del Corpo mistico di Cristo.

La prima lettura, meditata assieme alla seconda ci fa scoprire la dimensione più profonda della comunione dei santi, che è la Chiesa. Ci ha detto or ora l’apostolo Giovanni: "carissimi, noi fin da ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato". Vale a dire: ciò che Giovanni descrive nella prima lettura, è già iniziato ora nella nostra esistenza terrena. Infatti, se la vita in Cristo e la comunione dei santi saranno perfette soltanto nella vita eterna, esse però già prendono inizio e si sviluppano nell’esistenza terrena. Questa porta già in gestazione la realtà nuova del nostro essere in Cristo, finché plasmati in questa vita, modellati e divenuti perfetti "saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è". Esiste, se così possiamo dire, una "Chiesa pellegrina sulla terra" ed una "Chiesa gloriosa", ma che sono la stessa ed identica Chiesa composta di discepoli del Signore ancora pellegrini sulla terra e di discepoli che già Lo vedono come Egli è.

2. E’ nello splendore di queste verità di fede che noi possiamo ora capire la nostra presenza qui, nel Cimitero: a pregare per i nostri fratelli defunti.

L’apostolo ci ha appena detto: "chiunque ha questa speranza in Lui, purifica se stesso, come Egli è puro". Egli ci aveva appena detto che noi fin da ora siamo figli di Dio. Eppure la nostra persona, sottomessa spesso come è al peccato, se non giunge pienamente purificata, non potrà entrare nella vita eterna. E’ l’esistenza presente il tempo della preparazione, e coloro nei quali questa con si compie perfettamente prima della morte, non possono in alcun modo entrare nel gaudio eterno. La comunione dei santi che è la Chiesa comprende in sé anche quei discepoli di Cristo che, passati da questa vita, stanno purificandosi.

"Noi crediamo alla comunione di tutti i fedeli di Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione e dei beati in cielo; tutti insieme formano una sola Chiesa; noi crediamo che in questa comunione l’amore misericordioso di Dio e dei suoi santi ascolta costantemente le nostre preghiere" [Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 30].

E’ per questo che noi oggi ci troviamo qui. A causa della comunione che ci unisce ai defunti, noi possiamo aiutarli colle nostre preghiere, non solo, "ma anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore" (CChC 958). Viviamo qui una stupenda esperienza del mistero della Chiesa.

La divina liturgia ci dona "la gioia di contemplare la città del cielo, la santa Gerusalemme, dove l’assemblea festosa dei nostri fratelli glorifica in eterno il nome del Signore. Noi, pellegrini sulla terra, "affrettiamo nella speranza il nostro cammino", chiedendo al Padre di ogni grazia che porti a compimento la purificazione dei nostri fratelli defunti. E così formando in Cristo una sola famiglia, comunichiamo fra noi nella reciproca carità e nella lode della santa Trinità.