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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità della Santissima Trinità
Dedicazione della chiesa parrocchiale del Corpus Domini
31 maggio 2015


1. Cari fratelli e sorelle, pieno di stupore Mosè chiede al suo popolo, il popolo di Israele, di non dimenticare mai un fatto accaduto al popolo medesimo: la vicinanza di Dio. E’ vicinanza che si è manifestata in due modi: Dio ha parlato al suo popolo; Dio ha scelto il suo popolo. Possiamo dire in sintesi: Dio non è rimasto «lassù nei cieli», ma ha condiviso tutte le vicende storiche del suo popolo.

Cari fedeli, questo luogo in cui ci troviamo è uno dei segni fondamentali che anche fra noi accade ciò che Mosè dice essere accaduto al suo popolo. In questo luogo, Dio vi parla e vi guida; in questo luogo Dio vi mostra il suo amore, compie in mezzo a voi la sua opera di salvezza. E’ il luogo dell’incontro di Dio con voi suo popolo; è la casa di Dio in mezzo alle vostre case.

L’apostolo Paolo scrivendo ai cristiani di Efeso, dice che i pagani sono «senza speranza e senza Dio nel mondo» [Ef 2, 12]. L’apostolo sapeva bene quanti dei venerassero i pagani del suo tempo, e quanti templi costruissero. Ma erano idoli vuoti; non erano una presenza. In questo luogo c’è la Presenza; non ci sentiamo più soli: «ecco, l’occhio del Signore su chi lo teme, su chi spera nella sua grazia».

2. Il mistero della presenza viene ulteriormente specificato dalla parola di Gesù nel S. Vangelo. Sono le ultime parole dette da Gesù prima di sottrarci la sua presenza visibile: «ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Vuole assicurarci che non resteremo mai soli; che non dovremo avere paura, poiché «mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra». Nessuno e niente potrà separarci dal Signore, se non siamo noi a staccarci.

La profondità del legame che unisce Cristo ed i suoi discepoli, ci è rivelata nella seconda lettura. Siamo così profondamente legati a Cristo, che mediante il dono dello Spirito Santo diventiamo partecipi della divina figliazione del Verbo fattosi carne. «Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio»; abbiamo “infatti” ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà – Padre». Nel Vangelo secondo Giovanni, Gesù paragona Se stesso al ceppo della vite e noi ai tralci. La sua vita è in noi.

Tutto questo cari fedeli, indica il mistero della Chiesa. Questo edificio che oggi consacriamo, è il segno visibile della Chiesa, cioè della comunità formata dai discepoli, i quali mediante la fede ed i sacramenti formano con Cristo un solo corpo.

La vostra comunità parrocchiale fa parte, è una “cellula” di questo corpo santo di Cristo. Essa dunque è significata da questo edificio.

Come, dunque, avete voluto che esso fosse splendido e bello, così dovete fare in modo che la vostra comunità sia splendente di bellezza. Come è possibile? Ascoltiamo l’Apostolo Paolo.

«La carità non abbia finzioni; fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno; gareggiate nello stimarvi a vicenda… siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per la necessità dei fratelli» [Rom 12, 9-13].

Ecco, cari fratelli e sorelle, se seguirete l’insegnamento dell’Apostolo, non solo avrete una bella chiesa, ma diventerete voi stessi, la vostra comunità, una bella chiesa.

Che Dio ve lo conceda.