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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


S. Messa prefestiva vespertina della Domenica ‘in albis’ in lingua latina secondo il rito voluto dal Concilio Vaticano II ed approvato dal Papa Paolo VI, animata con il canto dalla Schola gregoriana "Benedetto XVI"
Cattedrale di S. Pietro, 29 marzo 2008


La pagina evangelica narra il cammino percorso da Tommaso verso la fede. In esso ciascuno di noi può specchiarsi, e vedere narrata la vicenda umana di ogni credente.

1. La storia di Tommaso. Questi non era presente quando Gesù risorto venne per la prima volta in mezzo ai suoi discepoli, la sera di Pasqua. Quando gli dissero di aver visto il Signore, non volle loro credere: "se non vedo nelle sue mani i segni dei chiodi e non metto la mano nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel costato, non crederò".

Quando otto giorni dopo Gesù venne ancora fra i suoi, Tommaso era presente. Gesù si rivolse a lui: "metti qua il tuo dito e guarda le mie mani … e non essere più incredulo ma credente". Ed allora Tommaso disse: "Mio Signore e mio Dio".

Quale era la difficoltà che Tommaso sentiva in sé e gli impediva di credere alle parole dei suoi amici? Egli aveva visto morire Gesù; lo aveva visto sepolto in un sepolcro perfino sigillato. Non era davvero facile credere che Lui ora fosse vivo nel suo vero corpo: aveva bisogno di un incontro diretto con Lui. Ne ebbero bisogno le donne che andarono al sepolcro; ne ebbero bisogno Pietro, Giovanni e gli altri apostoli. Ne aveva bisogno anche Tommaso: incontrarlo vivo nel suo corpo!

E l’incontro avvenne: l’incredulità di Tommaso si incontrò colla esperienza diretta della presenza di Cristo. E l’apostolo pronunciò parole che esprimono come nessun’altra il nucleo intimo della fede: "Mio Signore e mio Dio". Cioè: "se è così: se tu, che io ho visto morto e sepolto, puoi essere toccato nel tuo vero corpo, e quindi sei vivo, allora tu sei il "mio Signore e mio Dio"".

In questo modo la pagina evangelica ci dice nel modo più semplice e profondo che cosa è la fede: è l’incontro dell’uomo con il Signore vivente, vivente perché è Risorto. Questo incontro diventa l’inizio di una nuova relazione della persona umana con Cristo, perché Egli è riconosciuto come il proprio Signore e Dio. Da questo incontro l’esistenza di Tommaso esce rigenerata e come riplasmata.

2. La storia di ciascuno. La storia di Tommaso si ripete in un qualche modo anche nella vita di ciascuno di noi. Anche ciascuno di noi, vivendo nel contesto della vita di un popolo modellato dalla fede cristiana, ha sentito parlare di Cristo. La vita di ciascuno di noi è stata attraversata dalla notizia cristiana. Ma ciascuno di noi ha dentro di sé l’apostolo Tommaso, e pone le domande di fondo: è vero che Dio esiste ed ha creato il mondo? È vero che Gesù Cristo non è uno dei fondatori di religione, ma è Dio stesso fattosi uomo? E se non è irragionevole e rassegnato alla sua infelicità, anche ciascuno di noi desidera e cerca l’incontro, l’esperienza di una presenza di Cristo.

C’è una parola straordinaria detta da Gesù: "perché mi hai veduto, hai creduto; beati quelli che pur non avendo visto, hanno creduto". Pietro, Giovanni, gli altri apostoli, le donne avevano visto, quando andarono al sepolcro, avevano visto dei segni: la tomba vuota; le bende che avevano avvolto il corpo morto del Signore. Ma non avevano visto il Signore: eppure credettero ed ebbero così l’esperienza dell’incontro colla Sua persona vivente.

Ciascuno di noi oggi può giungere alla fede se da una parte riconosce umilmente i tanti segni della presenza del Signore quali sono rinvenibili nella Chiesa, e dall’altra è docile all’azione della grazia che opera nel suo cuore. E’ questa la via della fede. Essa ha un versante, per così dire, esterno: ci sono segni attraverso i quali posso ragionevolmente concludere che quanto la Chiesa mi dice è vero. Ed ha un versante interno: c’è un’azione della grazia che opera nel cuore dell’uomo e lo conduce a credere che "Gesù è il Cristo, il figlio di Dio".

Miei cari fratelli e sorelle, la celebrazione eucaristica che stiamo vivendo, aiutati dalla suggestione del canto che lungo i secoli ha espresso la preghiera della Chiesa, non è altro che questo. È l’esperienza vissuta da Tommaso: l’incontro con Cristo nel suo Corpo eucaristico, pane di vita eterna.