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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Festa del beato Giacomo Alberione
26 novembre 2014


Sono grato al Signore ed alla Famiglia Paolina per avermi dato la possibilità di celebrare l’Eucaristia in onore del beato Giacomo Alberione, vera gloria della Chiesa di Dio in Italia.

 

1. I santi sono donati alla Chiesa perché essa possa conoscere "al vivo" e sempre più profondamente il Mistero di Cristo. Che cosa allora il beato ha donato alla Chiesa?

La Parola di Dio appena proclamata ci guida nella ricerca della risposta.

"Guai a me se non predicassi il Vangelo", ci ha detto poc’anzi S. Paolo. È l’urgenza della predicazione del Vangelo che bruciava dentro al cuore del beato. Ancora seminarista, durante una vera esperienza mistica vissuta nella notte di passaggio dal XIX secolo al XX, quell’urgenza si radicò nel suo spirito e non lo lasciò più.

La Chiesa nei santi si rinnova, poiché essi colla loro vita le fanno prendere coscienza di sfide inedite alla predicazione del Vangelo.

"Mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero", ci ha poc’anzi detto l’Apostolo: "Guadagnarne il maggior numero". L’urgenza dell’evangelizzazione significava per il beato annunciare il Vangelo della grazia al maggior numero di persone. Ed è a questo punto che ebbe l’intenzione di usare tutti i mezzi della comunicazione sociale a tale scopo. Attraverso questi mezzi si potevano raggiungere anche le persone che non frequentavano le nostre sagrestie.

Questa scelta del beato mise nella coscienza della Chiesa la certezza che i mezzi della comunicazione sociale non potevano più essere ignorati, come modalità dell’evangelizzazione. Una certezza che non abbandonò più la Chiesa, come dimostra il costante Magistero dei Papi.

Leggendo alcuni pensieri del beato, uno mi ha particolarmente colpito. E’ un testo in cui egli vede in ciò che chiama la "doppia obbedienza", la cifra della sua vita: l’obbedienza alla voce di Cristo, ascoltata in quotidiane e prolungate adorazioni eucaristiche, colla conferma del suo Direttore spirituale; la sottomissione al giudizio della Chiesa. Cari fratelli e sorelle, quale grande insegnamento è questo!

L’azione apostolica, in particolare l’evangelizzazione, nasce dall’esperienza di un incontro: l’incontro con Gesù, vissuto profondamente in prolungate adorazioni eucaristiche. Se questa sorgente non zampilla continuamente questa sorgente, l’evangelizzazione si trasforma semplicemente in un insegnamento dottrinale o in esortazioni morali. Ed il Vangelo viene detto essere "un ideale".

Il beato ci ha veramente insegnato dove diventiamo "servi di tutti per guadagnarne il maggior numero": davanti a Gesù adorato nell’Eucaristia.

2. Cari fratelli e sorelle della Famiglia Paolina, voi siete i custodi della Chiesa del carisma del beato Giacomo Alberione. È questa la ragione della vostra esistenza.

La vostra missione è grandiosa: immettere nei mezzi della comunicazione sociale, nella stampa in particolare, il Vangelo di Gesù. Regole e Statuti sono sicuramente necessari, ma al servizio del carisma.

Il Vangelo di Gesù, dicevo. Siate molto vigilanti. Oggi il Vangelo è sempre più oggetto di devastazioni che ne corrompono l’intima costituzione, compiute anche da chi ha il compito di mostrane l’intima bellezza, l’armonia interna, la sua verità: i teologi e sedicenti tali. Non siate trasmettitori di Vangeli costruiti sulla misura dell’uomo, direbbe l’Apostolo.

 

Il Signore continui ad accompagnare la Famiglia Paolina: cresca sempre più nella fedeltà a quel carisma che il beato Alberione ha affidato a voi. Così sia.