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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


S. Messa di apertura dell’Anno Accademico della Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna
26 ottobre 2005


1. "Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno". Carissimi docenti e studenti, l’Apostolo ha una contemplazione sintetica del "disegno di Dio" che egli vede attraversato e configurato dalla logica dell’amore divino di benevolenza. Tutto è stato pensato in vista del bene della persona umana. L’Apostolo contempla i momenti o tempi in cui il disegno si realizza: conoscenza divina, predestinazione, vocazione, giustificazione, glorificazione. E tutto l’edificio ha la sua "chiave di volta" nel Verbo incarnato. È ad essere conformi a Cristo che siamo stati predestinati; è alla comunione colla sua gloria che siamo chiamati; è per mezzo del suo sangue che siamo giustificati; e nella sua risurrezione che siamo glorificati.

La pagina paolina esprime l’atto teologico nella sua purezza: l’uomo elevato alla scienza di Dio, al sapere divino. Ed attraverso questa elevazione l’aspirazione suprema della ragione trova il suo compimento: conoscere la realtà come Dio la conosce. Ciò che a Paolo fu possibile per rivelazione a noi è possibile mediante la fede, che genera la teologia.

2. "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non vi riusciranno".

La pagina evangelica nega che esistano raccomandati presso Dio, né privilegiati che possano far valere davanti a Lui la propria appartenenza etnica, culturale o religiosa: "abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze".

La pagina evangelica è l’affermazione della suprema intensità della nostra libertà, dalla quale non possiamo prescindere coram Domino: "sforzatevi di entrare per la porta stretta". Non si può in alcun modo partecipare "alla mensa del regno di Dio" senza decidere mai di entrarvi. "Accettare il cristianesimo non è un’opera di coerenza; diventare cristiani non è una tesi di filosofia, ma una tesi dell’uomo comune" [C. Fabro].

La verità teologica, la verità che la teologia ci fa conoscere è una verità non puramente formale, ma formale-esistenziale poiché si propone come "forma di vita" alla decisione di libertà: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta".

È difficile custodire l’equilibrio, secondo la giusta gerarchia, nel pensare teologico fra le verità del Disegno ed il significato che esso deve avere per l’uomo. Che cosa le fa incontrare? Quale è il loro punto di tangenza? È l’attitudine contemplativa che solamente lascia essere il Disegno nella pienezza intera del suo splendore ed introduce la libertà dell’uomo nel suo spazio. Scrive profondamente S. Tommaso che la contemplazione è perfetta "quando colui che contempla viene sollevato fino all’altezza della realtà contemplata. Infatti, se si rimane a un livello inferiore, per quanto sublime possa essere l’oggetto contemplato, la contemplazione non è perfetta. Quindi per essere tale occorre che essa s’innalzi e raggiunga la finalità propria della realtà contemplata, con l’adesione e il consenso della volontà e dell’intelletto alla verità che si contempla".

Cari docenti e cari studenti, prego con voi e per voi la preghiera del Salmo responsoriale: "Conserva la luce ai miei occhi" perché "gioisca il mio cuore nella tua salvezza". Chiedo per ciascuno di voi il gaudium de veritate.