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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Festa Diocesana della Famiglia
San Giovanni in Persiceto, 25 aprile 2011


1. Abbiamo ascoltato nella prima lettura un passo del discorso di Pietro, in cui per la prima volta annuncia senza paura la risurrezione di Gesù. Egli, come avete sentito, servendosi di un salmo, e più precisamente di una profezia fatta dal salmo dice: "previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne vide la corruzione".

La risurrezione di Gesù accade nella sua carne, nel suo corpo, e Pietro la descrive come il dono fatto alla carne di Cristo dell’incorruttibilità. In realtà, allora come anche fra noi, il segno indubitabile della morte è la decomposizione del cadavere. "Con la decomposizione del corpo che si disgrega nei suoi elementi – un processo che dissolve l’uomo e lo riconsegna all’universo – la morte ha vinto" [Benedetto XVI, Gesù di Nazareth, LEV 2011, 285]. Il dono dell’incorruttibilità della carne era il segno inequivocabile che in Gesù la morte era stata sconfitta; che l’umanità intera di Gesù era entrata nel possesso della stessa vita eterna di Dio.

Cari fratelli e sorelle, è molto importante che non perdiamo mai di vista questa "carnalità" della risurrezione del Signore. Per quale ragione? Lo possiamo capire partendo da un’esperienza che facciamo quotidianamente.

Il mondo umano è costituito mediante il corpo. Esso è il segno espressivo dei nostri legami, il mezzo della comunicazione fra le persone. Una salvezza trascendente che entrasse nel mondo umano non attraverso il corpo, o sarebbe illusoria o costringerebbe l’uomo ad evadere dal suo mondo, che è il mondo creato da Dio.

Cari amici, la vita incorruttibile di Dio è venuta ad abitare fra noi perché Dio ha impedito che la carne di Gesù vedesse la corruzione. In quella carne, nel corpo risuscitato di Gesù "la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta" [1Gv 1, 2]. La carne incorruttibile di Gesù è il "luogo" dove siamo introdotti nella vita di Dio: è il vero tempio della Nuova Alleanza.

2. L’annuncio della risurrezione di Gesù fatto da Pietro è la chiave interpretativa della vostra vicenda matrimoniale, cari sposi; di ogni vicenda matrimoniale.

La divina istituzione del matrimonio dice: "i due saranno una sola carne" [Gen 2, 24]. La comunione fra l’uomo e la donna, che definisce la natura più profonda del matrimonio, si costituisce mediante e nella carne.

La rottura di questa originaria unità viene narrata dalla parola di Dio nel modo seguente: "Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e ne fecero cinture" [Gen 3, 7]. Avviene all’interno della persona, a causa del peccato, una disintegrazione, una vera e propria de-composizione fra la carne e lo spirito. L’uomo e la donna si rendono conto che il loro corpo ha cessato di attingere la sua forza dallo spirito, che lo elevava ad essere immagine di Dio.

La redenzione del corpo è narrata dall’autore nella lettera agli Efesini nel modo seguente: "nessuno mai infatti ha preso in odio la sua carne, al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la sua Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo … " [Ef 5, 29 – 31]. Cristo nutre e si prende cura della sua carne, del suo Corpo mistico che è la Chiesa. Dentro a questo mistero di "nutrimento" e di "cura" si radica la sacramentalità del vostro matrimonio, mediante la quale l’uomo e la donna ridiventano capaci di "diventare una sola carne". Il corpo è redento perché è linguaggio di una persona capace di amare.

Gesù, ci rivela l’evangelista Giovanni, passa da questo mondo al Padre "amando i suoi sino alla fine" [cfr. Gv 13, 1]. Passa col suo corpo da questo mondo della corruttibilità alla vita incorruttibile, e la sua carne non vide la corruzione. Questo "passaggio" avviene a causa del suo "amore sino alla fine".

Anche voi, uniti a Cristo vivrete la sua vita incorruttibile, perché chi ama passa dalla morte alla vita. "Chi non ama rimane nella morte" [1Gv 3, 14].

È per questo che il vero matrimonio cristiano, dono ricevuto dal Signore risorto, custodisce la speranza nel mondo. Esso infatti rende già presente, nel segno sacramentale, unitamente – anche se diversamente – alla verginità consacrata, il mondo futuro che resterà quando sarà passato questo mondo con la sua concupiscenza. Lo rende già ora presente, perché nel vincolo coniugale sacramentale dimora quella carità che è la vita stessa di Dio in noi. E l’amore vero vince la corruzione.

L’incorruttibilità della nuova creazione, inaugurata dalla carne del Risorto, è come profetizzata dalla vostra fedele indissolubilità. Che cosa è, infatti, la fedeltà se non il respiro dell’eternità dentro al trascorrere del tempo?

E così siete i custodi di una "migliore speranza" [Eb 7, 19]: la speranza che anche questa creazione "nutre di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione" [Rom 8, 20-21].

E questa speranza non delude, perché Cristo non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne vide la corruzione.