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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Basilica di S. Paolo Maggiore
Solenne celebrazione del Vespro nella chiusura della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
25 gennaio 2008, Festa della Conversione di S. Paolo


1. "Pregate continuamente, e in ogni circostanza ringraziate il Signore". Il Signore Gesù ci ha convocati ed attraverso il suo Apostolo ci invita questa sera alla preghiera continua. Obbedienti a questo comando, ci siamo riuniti per pregare per l’unità dei cristiani.

La prima via percorrendo la quale giungeremo all’unità, è la preghiera incessante per essa. Per una serie di ragioni teologiche che giova brevemente richiamare.

- L’unità dei cristiani non è opera loro perché non è opera semplicemente umana. Essa è partecipazione di quella unità nella quale il Padre è nel Figlio ed il Figlio è nel Padre. "Padre santo" così ha pregato Gesù "custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi" [Gv 17,11].

- La preghiera comune dei cristiani invita Cristo stesso a visitare la comunità di coloro che lo implorano: "dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" [Mt 18,20]. È per la guida interiore del suo Spirito che noi possiamo dire: "Abbà, Padre". Veramente nella comunione di preghiera Cristo è realmente presente, e prega in noi, con noi e per noi.

- Il nostro trovarci insieme questa sera a pregare ci permette di sperimentare la verità della divina Parola: "uno solo è il vostro Padre" [Mt 23,9] ed anche: "uno solo è il vostro maestro, e voi siete tutti fratelli" [Mt 23,8]. Realmente in questo momento viviamo la nostra fondamentale fraternità in Cristo che è morto e risorto per riunire i dispersi.

2. "Fratelli, vi prego, vivete in pace tra voi … cercate sempre di fare il bene tra voi e con tutti". L’esortazione apostolica tuttavia non si limita alla preghiera. Quanto i cristiani vivono nella preghiera devono tradurlo in coerenti stili di vita: "vivete in pace tra voi". L’unità dono del Padre in Cristo mediante lo Spirito esige di trasformare la nostra libertà ed il suo esercizio. La "vita nella pace tra noi" è la sintetica esortazione dell’Apostolo.

E perché non sia, questa esortazione a vivere nella pace, una vaga ispirazione, l’Apostolo stabilisce in una serie di imperativi le cose che edificano la pace: il rimprovero fraterno, l’incoraggiamento dei paurosi, l’aiuto dei deboli, la pazienza verso tutti.

Quanto è importante questa esortazione dell’Apostolo! L’essere, il vivere in pace tra noi esige ogni sforzo da parte di ciascuno per liberarci da ogni pregiudizio che ci impedisca di considerare nella verità e nella giustizia la condizione dell’altro. Solo così si può giungere ad una reciproca edificazione: "cercate sempre di fare il bene tra voi e con tutti". E ci ammonisce infine l’Apostolo: "Dio vuole che facciate così, vivendo uniti a Gesù Cristo".

Tornano alla mente le parole di S. Cipriano: "Il sacrificio più grande da offrire a Dio è la nostra pace e la fraterna concordia e il popolo radunato dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" [De Domenica Oratione 23; CSEL 3,285].

È nella memoria della conversione dell’Apostolo che si eleva la nostra preghiera. E l’Apostolo ha concluso la sua esortazione dicendo: "vivendo uniti a Gesù Cristo". Che egli ci ottenga di "reputare tutto una perdita nei confronti della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù [cfr. Fil 3,8]. A Lui la gloria e l’onore nei secoli dei secoli. Amen.