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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Ricorrenza della «Virgo Fidelis» patrona dell’Arma
Caserma «Manara», 21 novembre 2009


1. La pagina evangelica appena letta confronta due modi di appartenenza a Gesù, alla persona del Signore: l’appartenenza fondata sul vincolo di parentela; l’appartenenza fondata sulla condivisione del progetto di Dio. È questa seconda appartenenza che interessa Gesù: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre".

Attorno al Signore Gesù, fra coloro che ascoltano nella fede e custodiscono nella vita la sua parola, si costituisce una vera e propria comunità nuova.

La S. Scrittura ricorre a molte immagini per donarci una qualche comprensione di questo avvenimento. Essa parla di una vite i cui tralci vivono della stessa vita del ceppo. Parla di un corpo unificato e come governato dal capo. Parla di un edificio le cui pietre cementate da una unità molto profonda, sono fondate su un’unica pietra angolare. Parla di un gregge guidato da un solo pastore.

La Vergine Santa, che la Benemerita ha l’onore e la grazia di venerare come Patrona, deve la sua santità eminente alla sua inserzione, come membro eletto, in questa comunione di vita condivisa col suo Figlio benedetto. E il titolo con cui la vostra Arma la onora, "Virgo fidelis", sottolinea in maniera suggestiva la fedeltà di Maria all’opera del suo Figlio, la sua indivisa partecipazione alla stessa: dal momento dell’annuncio dell’angelo fino a quando unita agli Apostoli nel Cenacolo pregò lo Spirito Santo che portasse a compimento l’opera di Gesù.

2. Cari amici, la luce che ci viene dalla parola evangelica mi suggerisce alcune considerazioni. Pur non dimenticando mai neppure per un istante che la comunione e la reciproca appartenenza di cui parla Gesù si realizzano su un piano che sta oltre le capacità umane – la Chiesa non è un fatto puramente umano – , esse tuttavia ci dicono un verità sull’uomo assai importante.

La naturale socievolezza della persona umana non genera comunità fondate solo su vincoli di consangueinità o di parentela. Esiste la possibilità per l’uomo di costruire società che si fondano sulla condivisione di beni umani di carattere spirituale. Anzi, un popolo nel senso più forte del termine nasce e si mantiene là dove più persone condividono lo stesso bene comune, che non si riduce alla sola utilità comune.

Cari amici, non facciamo fatica a pensare che la società politica, lo Stato, appartenga a comunità di questo genere. Esso certamente è una comunità che deve la sua unità interna all’autorità della legge. Ma prima e ancor più profondamente deve la sua unità interna alla condivisione dello stesso universo di valori che una generazione trasmette all’altra. È per questo che un popolo è generato dal rapporto educativo che si stabilisce fra la generazione dei padri e la generazione dei figli.

Cari amici, cari militari dell’Arma, vedo il senso ultimo della vostra esistenza, del vostro quotidiano impegno in questa luce: il servizio al bene comune del nostro popolo. A quel bene comune che è costituito dall’insieme dei valori umani che distinguono uno Stato degno di questo nome, da una fortuita convergenza di egoismi opposti. "Tolta la giustizia" ammonisce S. Agostino "che cosa sono gli Stati se non bande di ladri?".

Al servizio del bene comune, e dunque della vera unità del nostro popolo. Il fatto che onoriate in Maria la sua fedeltà, dice che l’Arma fin dall’inizio è stata consapevole che la sua opera esigeva una continuità instancabile. Il bene comune è sempre insidiato dalla prepotenza, dalla sopraffazione, dalla prevaricazione di chi vuole imporre il suo utile privato.

Siamo qui per invocare dal Signore forza spirituale a voi che ogni giorno siete chiamati ad essere fedeli; per invocare riposo eterno a chi nell’Arma ha preferito alla vita la fedeltà alle ragioni per cui vale la pena vivere; e per invocare vera e profonda unità e serenità al nostro popolo.