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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


S. Messa con i cappellani militari
per la ricorrenza della Patrona dell’Arma dei Carabinieri S. Maria "Virgo Fidelis"
Comando Regione dei Carabinieri, 21 novembre 2006


1. "Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre". Queste parole di Gesù ci rivelano che fra le persone umane possono istituirsi dei rapporti che non sono meno profondi ed intensi dei rapporti di sangue. Esiste una "consanguineità" spirituale, oltre a quella biologica.

L’apostolo Paolo nella seconda lettura ci ha rivelato un grande mistero riguardante la nostra persona ed il senso della nostra vita: siamo stati predestinati ad essere "figli adottivi" di Dio-Padre "per opera di Gesù Cristo". In un passaggio della lettera scritta dal medesimo apostolo ai cristiani di Roma, egli dice: "li ha predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli" [Rom 8,29].

Alla luce delle parole dell’Apostolo, la pagina evangelica diventa chiara. Nel mondo, dentro alla vicenda umana, si va costituendo la "famiglia di Dio", in forza del fatto che ciascuno di noi è destinato ad essere in Gesù figlio del Padre che è nei cieli. Questa appartenenza, questa "divina consanguineità" è un dono che ci è stato fatto, ma deve essere confermato dalla nostra libertà attraverso il compimento della volontà di Dio. Tutta la grandezza della "Virgo fidelis" fu questa: ella ha compiuto nella sua vita la volontà di Dio. La sua fu un’esistenza vissuta interamente nell’obbedienza.

2. Cari amici, membri tutti dell’Arma dei Carabinieri, mi piace considerare la vostra realtà tenendo sullo sfondo quella parola di Dio che ci è stata appena annunciata.

Non siete anche voi la testimonianza di una "consanguineità" di ordine spirituale che vi fa vivere in un’appartenenza assai forte? La stessa divisa che vi onorate di portare, è il segno nobile di questa appartenenza.

Alla luce della parola di Dio appena ascoltata e della celebrazione della vostra patrona che stiamo vivendo, non posso non pormi alcune domande, e sottoporre a voi le risposte che do ad esse.

Mi chiedo allora in primo luogo: che cosa tiene veramente unite le persone umane così da fondare fra loro un popolo nel senso più alto della parola? A questa domanda Agostino risponde: "il popolo è l’unione di un certo numero di individui ragionevoli associati dalla concorde partecipazione degli interessi che persegue" [La città di Dio 19,24; NBA V/3, pag. 81]. E quindi la qualità di vita e di identità di un popolo è misurata dalla qualità degli interessi che persegue: tanto più alta quanto più alti i beni spirituali condivisi.

Ma la vera questione è proprio la capacità di condividere e la forza di questa condivisione, poiché "la razza umana è la più incline alla discordia per passione e la più socievole per natura" [ib. 12,27.1]: viviamo veramente in questa condivisione? Senza di essa non c’è popolo; quindi non vi è neanche lo Stato come res-pubblica dal momento che non c’è una "cosa del popolo" se non esiste popolo.

Cari amici, membri tutti dell’Arma, amo vedervi nel contesto di questi gravi pensieri meritevoli di ben altri approfondimenti. Voi nel vostro vivere quotidiano condividete alti valori sì che forte è la vostra unità: fedeltà, eroismo fino al sacrificio della vita, vicinanza e difesa dei più deboli. Voi siete ogni giorno impegnati a neutralizzare quelle forze disgregatrici che impediscono l’esistenza stessa di un popolo. Che la "Virgo fidelis" vi custodisca sempre nella vostra missione.