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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Festa di S. Matteo Apostolo, Patrono della Guardia di Finanza
S. Messa per i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna
Chiesa di S. Isaia, 21 settembre 2011


1. Le pagine evangeliche narrano frequentemente incontri di pubblicani con Gesù, al punto tale che i suoi avversari lo accusavano per una tale frequentazione.

I pubblicani, come è noto, erano coloro che esigevano e raccoglievano le tasse per il Fisco imperiale di Roma. Odiati dai giudei sia perché si… erano venduti ad un potere straniero sia perché si riteneva che parte delle tasse non finisse nelle casse del Fisco a Roma, ma nelle loro tasche.

Non solo Gesù non rifiuta la compagnia dei pubblicani, ma vuole uno di loro, Matteo, nel collegio apostolico. Ed egli, esperto come era di rendiconti e scritture, sarà anche uno dei quattro evangelisti, particolarmente attento a conservare la memoria dei discorsi di Gesù.

Cari amici della Guardia di Finanza, avete dunque un grande precedente nel vostro Patrono: uno dei dodici Apostoli venne scelto mentre "seduto al banco delle imposte", faceva il suo lavoro.

La pagina evangelica appena letta richiama alla mia memoria un’altra pagina evangelica. Una delle tasse che i giudei al tempo di Gesù dovevano pagare era la tassa del Tempio. Anche Gesù un giorno ne fu richiesto. Ed Egli la pagò regolarmente.

Forse memore di questi comportamenti del Signore, l’apostolo Paolo scriverà ai cristiani di Roma: "dovete anche pagare i contributi [alle autorità]: sono infatti servitori pubblici di Dio e si applicano costantemente a questo compito" [Rom 13, 6].

Queste parole dell’Apostolo ci inducono a fare alcune riflessioni su un aspetto molto importante della vita associata.

Avrete notato che l’Apostolo istituisce un rapporto fra il servizio pubblico e il dovere di pagare le tasse. Cioè: il dovere di pagare le tasse trova il suo fondamento oggettivo nel servizio che lo Stato rende ai cittadini. Ovviamente trattasi di un dovere reciproco. Al dovere del cittadino corrisponde il dovere di coloro che l’Apostolo chiama "servitori pubblici", di assicurare il rispettivo servizio. L’Apostolo usa anzi parole più forti e parla di una "applicazione costante al proprio compito".

Questo corretto rapporto di vera reciprocità da che cosa è insidiato, oggi come ieri?

2. Essendo un rapporto di reciprocità può essere insidiato e da parte del servitore pubblico e da parte del privato cittadino.

Da parte del privato cittadino, l’insidia peggiore è l’oscurarsi nella coscienza dei singoli della percezione del bene comune. Il bene comune è di tale natura che nessuno ne può usufruire senza impegnarsi, a seconda delle sue capacità, a ricostruirlo continuamente. Ne deriva che il peggior nemico del bene comune è chi ne usufruisce semplicemente.

Da parte del servitore pubblico, l’insidia peggiore è l’oscurarsi nella loro coscienza di essere "servitore del bene comune", e non del bene particolare di gruppi o individui. Ne deriva che il peggior nemico del bene comune fra i pubblici funzionari è chi lo riduce al bene di parte; o chi "non si applica costantemente al suo compito".

Non dimentichiamo che la condivisione dei doveri reciproci è una forza di coesione sociale ben più forte della semplice rivendicazione dei diritti.

Cari amici della Guardia di Finanza, il vostro compito è di custodire la reciprocità, intervenendo dalla parte del cittadino perché non usufruisca del bene comune senza contribuirvi.

Opera la vostra non solo meritoria, ma necessaria. Ma basta? Alla fine che cosa assicura la condivisione della reciprocità implicitamente insegnata dall’Apostolo?

3. Non vi sarà sfuggito che l’Apostolo chiama i pubblici ufficiali "servitori pubblici di Dio". E poco prima, parlando del dovere di obbedire alle leggi, dice: "è necessario sottomettersi, non solo a motivo dell’ira, ma anche a motivo della coscienza".

Cari amici, in queste parole ci troviamo di fronte ad una svolta epocale della civiltà giuridica occidentale: l’uomo non osserva le leggi per paura della sanzione [sarebbe un atteggiamento indegno dell’uomo], ma "a motivo della coscienza". E la coscienza è il luogo dove l’uomo è solo di fronte a Dio. L’obbligo legale o affonda le sue radici nella consapevolezza di un vero e proprio obbligo morale o è, nonostante le apparenze, assai fragile.

Le tasse vanno pagate per obbligo morale. Chi le evade pecca contro il Signore, vindice di ogni ingiustizia. La grande tradizione giuridica occidentale non ha mai sradicato gli ordinamenti giuridici dall’ordinamento morale, pensando i primi come il ragionevole e sempre imperfetto tentativo di trascrivere le esigenze di una superiore giustizia. La progressiva trasformazione degli ordinamenti giuridici in sistemi di norme puramente procedurali e sempre più astratte e formali è devastante sul piano della coesione sociale.

Cari amici della Guardia di Finanza, che il vostro Patrono vi guidi ed assista nel vostro prezioso servizio.