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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Domenica II per Annum (C)
Bagnarola, 20 gennaio 2013


In queste domeniche la Chiesa ci fa celebrare gli "inizi" della missione di Gesù; quei fatti cioè che si pongono non solo cronologicamente all’inizio della vita pubblica di Gesù, ma che di essa ne anticipano già il significato.

Domenica scorsa abbiamo celebrato il battesimo del Signore; oggi celebriamo l’inizio dei segni miracolosi da Lui compiuti; domenica prossima celebreremo la presentazione che Gesù fa di se stesso e della sua missione a Nazareth.

Dunque, oggi celebriamo il mistero della prima manifestazione che Gesù fa della sua gloria: l’inizio dei suoi segni.

 

1. Il fatto è raccontato con dovizia di particolari dal Vangelo. Gesù e gli apostoli sono invitati ad una festa di matrimonio, anche al pranzo di nozze.

Incredibilmente, ad un certo momento il vino finisce. E’ la Madonna che se ne accorge per prima e lo dice a Gesù. Gesù fa riempire d’acqua delle giare, e cambia l’acqua in vino.

Dunque, il nucleo essenziale del racconto è il seguente: Gesù durante un banchetto di nozze, al quale era stato invitato, cambia l’acqua in vino.

Cari fratelli e sorelle, questo è uno dei miracoli di Gesù più ricco di significato. Voglia il Signore aiutarmi a decifrarlo, per la vostra fede.

Partiamo da ciò che viene detto come conclusione: "così Gesù …manifestò la sua gloria". La parola "gloria" indica la persona di Gesù nella sua identità più profonda, nel suo rilevarsi. Meditando questa pagina del Vangelo, noi abbiamo una conoscenza quindi profonda della sua persona e della sua opera.

Per arrivare a questa conoscenza, dobbiamo riprendere la prima lettura.

Le parole che il Signore dice attraverso il suo profeta, sono rivolte ad un popolo appena tornato dall’esilio, e che trova il suo paese in condizioni assai misere. Riascoltiamo che cosa dice. "Nessuno ti chiamerà più Abbandonata né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio compiacimento e la tua terra, Sposata… Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo creatore; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te".

Come avete sentito, il Signore per rivelare l’amore che ha per il suo popolo, ricorre ad immagini matrimoniali. Nella coscienza, nella fede di Israele questo paragone resterà impresso per sempre.

L’evangelista Giovanni narra il miracolo di Cana tenendo presente sullo sfondo quella grande testimonianza profetica: Gesù – possiamo dire – è presente alla celebrazione che Dio intende fare del suo amore col suo popolo. Più brevemente: è presente alla celebrazione del matrimonio di Dio col suo popolo.

Che cosa succede in questa celebrazione? Viene a mancare il vino; ciò che rende possibile una celebrazione gioiosa, piena e perfetta.

Non perché Dio abbia cessato di amare il suo popolo; abbia abbandonato la sua decisione di stringere amicizia con l’uomo. Ma è il cuore dell’uomo che si è indurito; è la sua volontà che ha rifiutato la proposta di Dio.

E’ Gesù che dona il vino. E’ Lui che rende possibile il ristabilirsi dell’alleanza di Dio con l’uomo; che ricostruisce il vincolo di amicizia fra Dio e l’uomo.

In che modo? Donandoci il suo Spirito, che fa di noi creature nuove.

 

2. Sempre alla fine del racconto si dice una cosa assai importante: "e i suoi discepoli credettero in Lui". Gesù manifesta la sua gloria; a questa manifestazione corrisponde la fede dei discepoli. Che cosa vuol dire "credettero in Lui"? Due cose fondamentali.

La prima. Avrete notato che il testo evangelico non dice: "…a Lui", ma "… in Lui". Non si crede in primo luogo ad una cosa o ad una dottrina, ma in una persona. La fede istituisce un rapporto colla persona di Gesù: è un rapporto in cui ci si fida di Lui, ci si abbandona a Lui, ci si lascia condurre da Lui.

La seconda. La fede è la capacità degli apostoli di "vedere" la gloria di Gesù nel gesto che aveva compiuto. La fede, cari fratelli e sorelle, è una così grande elevazione della nostra intelligenza, che ci rende capaci di vedere la presenza di Dio che opera dentro alla nostra storia.

L’oggetto quindi principale della nostra fede è la "manifestazione della gloria" nella persona di Gesù. Cioè: credere che Gesù, il figlio di Maria, è Dio stesso venuto fra noi a prendersi cura di noi.

Cari fratelli e sorelle, stiamo celebrando l’Anno della fede. La pagina del Vangelo che abbiamo meditato è una grande istruzione circa la nostra fede, perché ci rivela chi è Gesù.

Lasciamo che questa rivelazione scenda nelle profondità della nostra persona; guidi la nostra vita in questi momenti difficili. Chi crede non è mai solo: è in Gesù e vive con Lui. Così sia per tutti noi.