home
biografia
video
audio
english
español
français
Deutsch
polski
한 국 어
1976/90
1991/95
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


III DOMENICA DI AVVENTO [Anno A]
Porretta, 16 dicembre 2007


1. Durante queste settimane di Avvento ci incontriamo spesso con la figura di Giovanni il Battista e colla sua predicazione. Egli è un momento fondamentale nella storia della nostra salvezza, come risulta chiaramente dalle parole di Gesù appena ascoltate: "Egli è colui, del quale è scritto: ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te".

Dio sta per agire dentro la storia umana; sta per compiere un nuovo grande gesto a favore dell’uomo. A Lui bisogna preparare la strada, aprire la porta. Fuori metafora: l’uomo deve prepararsi se non vuole essere escluso dal dono che Dio si prepara a fargli.

Giovanni è colui al quale è affidata questa preparazione. Pertanto egli sta come "sulla porta": invita a stare pronti, ma egli stesso è ancora fra coloro che attendono. È per questo che Gesù dice di lui: "fra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui". La vera grandezza dell’uomo, la sua beatitudine è di "essere nel regno"; è cioè di beneficiare di quei doni di salvezza legati all’agire di Dio. Gesù – come avete sentito – descrive la grandezza di Giovanni mettendone in risalto le sue eminenti doti morali. Ma la vera grandezza dell’uomo non è questa: è di essere l’interlocutore, il destinatario della realtà che l’agire di Dio sta per donare. Un bambino che vive di questa realtà è più grande di Giovanni Battista.

2. Ad un certo momento della sua vita Giovanni "avendo sentito parlare delle opere di Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?". È la domanda più importante che Giovanni potesse porre. E non solo Giovanni, ma anche ciascuno di noi: è la domanda decisiva. Cerchiamo di coglierne la portata. L’uomo, ciascuno di noi, deve pensare alla fine che le questioni più grandi della sua vita deve risolverle da solo oppure che può fare affidamento ad un Potere che al contempo non ha ostacoli ed è ben disposto verso l’uomo? L’uomo, ciascuno di noi, è affidato solo a se stesso; può fare affidamento solo su se stesso; ha diritto di sperare solo in base alle sue possibilità oppure è affidato a Dio; può fare affidamento sulla presenza di Dio; ha diritto di sperare in base alle possibilità che Dio ha di sostenerlo?

Ascoltiamo cosa Gesù risponde a queste domande: "Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete. I ciechi ricuperano la vista …".

Fate bene attenzione a questa risposta. Come vedete si fa una presentazione di uomini gravemente feriti nella loro umanità fino al capolinea definitivo della corsa, la morte. È qui presa di mira la miseria umana in tutte le sue manifestazioni. Gesù si prende cura di questa umanità e la guarisce. Gesù dunque – Lui in persona e la sua azione – è la risposta a quelle domande. L’uomo, ciascuno di noi, non è affidato solo a se stesso: è affidato alla cura che Dio ha di lui. Non deve fare affidamento solo su se stesso: deve fare affidamento sulla vicinanza amorosa di Dio. Non ha diritto di sperare solo ciò che può raggiungere colle sole sue forze: deve sperare ciò che può raggiungere colla forza stessa di Dio. E la cura di Dio per l’uomo, la vicinanza amorosa di Dio all’uomo, il sostegno dell’uomo da parte di Dio è Gesù: la sua persona e la sua azione.

Alla scuola di Giovanni il Battista, lasciandoci guidare dalla sua domanda, abbiamo scoperto chi è il Signore di cui parlava il Salmo responsoriale: è Gesù.

3. Possiamo rivivere anche noi oggi l’esperienza vissuta dai discepoli di Giovanni il Battista? Fra poco a nome di tutti voi io reciterò la seguente preghiera: "Sempre si rinnovi, Signore, l’offerta di questo sacrificio, che attua il santo mistero da te istituto, e con la sua divina potenza renda efficace in noi l’opera della salvezza". Sono parole grandi, queste!

Ciò che stiamo facendo – celebrare l’Eucarestia – rende efficace in noi, rende presente per noi quell’opera di salvezza di cui ho parlato prima: Dio in Gesù si fa vicino; si prende cura di ciascuno; diventa il cibo che ci conforta. È resa efficace per noi ed in noi l’opera della salvezza che Dio compie per mezzo di Gesù.

Ed allora, miei cari fratelli e sorelle, come dobbiamo "ritornare" alla nostra vita di ogni giorno? Come se niente fosse accaduto in noi? No, miei cari fedeli! Ascoltiamo che cosa ci dice il profeta: "irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti". Ascoltiamo che cosa ci dice l’apostolo Giacomo: "fratelli, siate pazienti fino alla venuta del Signore … rinfrancate i vostri cuori".

Queste non sono vuote esortazioni. Poiché Dio si prende cura di ciascuno di noi, possiamo irrobustire le nostre mani fiacche e rendere salde le nostre ginocchia vacillanti. È questa la certezza che ci dà la forza di perseverare giorno dopo giorno, non rassegnati ma senza mai perdere la speranza.