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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Santa Messa di apertura della Tre Giorni del Clero
16 settembre 2013


1. Dio "vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità". Abbiamo voluto, cari fratelli, dare inizio alla nostra Tre Giorni immergendoci spiritualmente dentro al disegno di Dio sull’uomo e la storia umana. Ora l’Apostolo ci invita a risalire di nuovo la corrente degli avvenimenti, sino alla fonte. La fonte è la volontà di Dio, la quale si propone un solo obiettivo: "che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità".

Al fondo della realtà sta questa volontà di Dio che non esclude nessuno, ma vuole donare la sua verità ad ogni persona. L’Apostolo scrive ai Romani: "noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno" [8, 28]. Ciò non accade automaticamente, per una sorta di naturale finalizzazione del cosmo, ma perché c’è un "disegno" di Dio che conduce tutto alla salvezza. Siamo collocati dentro questo disegno.

Di questo progetto, di questa volontà del Padre abbiamo una testimonianza incontrovertibile: la testimonianza di Gesù. Essa non è stata data solo a parole. E’ stata data in un fatto: "ha dato se stesso in riscatto per tutti".

La volontà del Padre si manifesta pubblicamente, e si realizza nel dono che Gesù ha fatto di se stesso sulla croce, come "prezzo con cui si riscattano gli schiavi". Dunque, dentro alla storia umana è già stato posto il fatto che testimonia e realizza la volontà del Padre "che tutti gli uomini siano e arrivino alla conoscenza della Verità".

Che questa sia la condizione in cui viviamo, è stato compreso da un centurione, contemporaneo di Gesù. Compreso con una lucidità interiore che suscitò l’ammirazione di Gesù.

Quale fu questa comprensione? Fu dettata, come avviene per tutti, dall’esperienza di vita e quindi dalla coscienza che il centurione aveva di se stesso. Egli si vede come un uomo che ha potere a cui altre persone devono sottomettersi.

Vede quindi Gesù come il Kyrios [così lo chiama] che ha potere. Ma di che genere? Di liberare l’uomo dai suoi mali.

C’è una nota profondamente commovente nella fede di questo militare: la sua profondissima umiltà. Egli interloquisce con Gesù sempre mediante altri; non si ritiene degno che Gesù entri in casa sua. Questo uomo, al servizio di un potere che aveva voluto dare un senso alla vicenda umana, creare un’unità fra un’umanità disgregata, aveva capito che ormai nel mondo era presente un altro kyrios, dotato di una vera potenza salvifica.

2. "E di essa io sono stato fatto banditore e apostolo – dico la verità, non mentisco – maestro dei pagani nella fede e nella verità". Nel grande quadro che Paolo ha davanti, come si inserisce? Quale parte egli, e ciascuno di noi, è chiamato a recitare? Essere banditori della testimonianza resa da Gesù. Si noti che la parola banditore è della stessa area semantica di kerygma. E siamo banditori non per decisione propria, ma "siamo stati fatti" tali da un Altro.

La nostra persona e la nostra predicazione deve essere l’eco di questa testimonianza resa da Gesù. Rendiamo presente questa testimonianza quando la diciamo nella predicazione, colla potenza dello Spirito. Ma soprattutto quando celebriamo l’Eucarestia: allora la testimonianza è resa presente ["questo è il mio corpo offerto" - "questo è il mio sangue effuso"]. E diventiamo "maestri dei pagani nella fede e nella verità". Così sia.