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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Seconda Domenica di Quaresima [Anno A]
Cattedrale, 16 marzo 2014


Cari fedeli, continua il nostro cammino verso la Pasqua, durante la quale voi catecumeni riceverete i santi sacramenti.

Domenica scorsa, la Chiesa ci ha invitato a riflettere sul mistero delle tentazioni di Gesù; oggi sul mistero della sua Trasfigurazione.

1. Che cosa accade a Gesù sul monte dove si era ritirato con Pietro, Giacomo e Giovanni? Il Santo Vangelo risponde alla nostra domanda nel modo seguente: "il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce". L’umanità di Gesù, il suo corpo, viene occupato e come invaso dallo splendore della sua divinità. Fermiamoci un momento a riflettere.

S. Paolo ci insegna che il Verbo di Dio facendosi uomo aveva come svuotato Se stesso, aveva umiliato Se stesso [Fil 2, 6-8]. L’umanità, il corpo umano che aveva preso era come un velo che nascondeva la gloria divina di Gesù. Ci fu un momento in cui questo velo si è squarciato, e lasciò che lo splendore della divinità lo attraversasse. Quel momento è stato il momento della Trasfigurazione che oggi celebriamo.

Viene però da chiedersi: "ma perché la Chiesa durante il tempo austero della Quaresima, mi fa riflettere su un evento in cui Gesù appare nello splendore della sua umanità?". Nella seconda lettura l’apostolo Paolo ci risponde, rivelandoci una verità che non deve mai finire di riempire il nostro cuore di stupore, di gratitudine, di lode a Dio. Ascoltiamo attentamente.

"Egli… ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere ma secondo il suo proposito e la sua grazia: grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata solo ora con l’apparizione del Salvatore nostro Gesù Cristo". Dio ha un progetto su ciascuno di noi, un progetto pensato dall’eternità. Esso ha il carattere della "grazia", cioè di un dono che ci è fatto "non già in base alle nostre opere". E’ un dono che ci è stato fatto "in Cristo Gesù": cioè, è presente – questo dono – in tutta la sua pienezza, come in una sorgente, in Gesù, e da Gesù arriva a ciascuno di noi.

Qual è il dono? La vittoria sulla morte e sulla corruzione e la vita immortale in tutto il suo splendore. Ora comprendiamo perché la Chiesa oggi ci fa meditare sul mistero della Trasfigurazione.

Contemplando Gesù trasfigurato, nella fede noi possiamo dire: "ecco quale è il mio destino ultimo: essere "trasfigurato" come Gesù; divenire partecipe della splendore della sua vita divina ed immortale". E voi, catecumeni, dovete dire nel vostro cuore: "ricevendo i Santi Sacramenti della Pasqua, la mia persona viene trasfigurata come fu trasfigurato Gesù".

Ma Dio non ci fa mai i doni per forza; vuole che la nostra libertà cooperi. Come?

2. Il mistero della Trasfigurazione del Signore è un mistero di luce, cari catecumeni. Lo avete sentito: "il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce". Nella Chiesa antica il battesimo che voi riceverete, era chiamato anche "illuminazione", e i battezzati gli "illuminati".

Nella lettera ai cristiani di Efeso S. Paolo ha conservato un antico inno che si cantava durante il battesimo. In esso si dice, rivolgendosi al battezzato: "svegliati, o tu che dormi, destati dai morti, e Cristo ti illuminerà". [5, 14]. Che cosa è che apre le finestre della nostra vita perché entri la luce di Cristo? La fede, cari catecumeni.

Nel Vangelo di Giovanni, Gesù dice: "io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre" [Gv 12, 46]. Anche S. Paolo si esprime negli stessi termini: "E Dio che disse: "Rifulga la luce dalle tenebre", rifulge nei nostri cuori" [2Cor 4, 6].

Ma la fede è la finestra attraverso cui entra la luce di Cristo, perché essa non è solamente un’emozione. E’ un atto della nostra intelligenza e libertà mediante il quale noi riteniamo vera la parola di Dio, trasmessa dalla Chiesa.

Ora vi sarà dato un piccolo cartoncino. Su esso sta scritto il Simbolo della fede, ciò che la Chiesa insegna e voi credete. Amate quelle parole; ripetetele anche in forma di preghiera; vigilate perché non entri in voi un insegnamento diverso. E la vostra persona dimorerà nella luce di Cristo.