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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Domenica Seconda per Annum
Cattedrale, 15 gennaio 2012


Conclusa la celebrazione del mistero natalizio, iniziamo il nostro cammino di fede per entrare sempre più profondamente nella comunione con Gesù il nostro Salvatore; per avere una comprensione sempre più intima del mistero dell’incarnazione del Verbo, celebrata nel tempo natalizio, e del mistero pasquale, che celebreremo dal cinque all’otto aprile.

A tale scopo la Chiesa oggi ci invita a meditare una pagina del Vangelo nella quale viene narrato il cammino che ci introduce nel mistero del Signore. È una pagina dunque assai importante, perché è come il "navigatore" che guiderà il nostro cammino di domenica in domenica.

1. Di che cosa dunque tratta la pagina evangelica? Di come due uomini, Andrea e un altro, scoprono il mistero di Gesù, giungono alla conoscenza della sua persona.

La vicenda inizia con una domanda che Gesù ci rivolge e che, all’inizio della sua ricerca, ci costringe ad essere sinceri con se stessi: "che cercate?".

È la prima parola che nel Vangelo secondo Giovanni Gesù dice. Ed è una domanda assai importante, che deve porsi chiunque si mette al seguito di Gesù: "che cosa veramente cerchi, volendo seguire Gesù?". C’è infatti ricerca e ricerca: le folle cercavano Gesù per farlo re! C’è chi si rifiuta perfino di cercare, ritenendo di bastare a se stesso.

"Gli risposero … dove dimori?". Ecco la vera ricerca di Gesù. L’autentico ricercatore del suo Volto è colui che desidera sapere dove "dimora" il Signore. Gesù infatti vuole che il suo discepolo "dimori" con Lui per sempre. "Ritornerò a prendervi con me: così dove sono io sarete anche voi" [Gv 14, 3]. Nella preghiera rivolta al Padre immediatamente prima della sua passione, Gesù prega: "Padre, voglio che coloro che mi hai dato siano anch’essi con me là dove sono io" [Gv 17, 24]. Poiché dunque Gesù vuole che il suo discepolo sia dove è Lui, la prima domanda che questi deve fargli è: "dove dimori?".

Cari fratelli e sorelle, non pensate ad una dimora materiale fatta di pietre. Il vero significato della domanda del discepolo è: "quale è la tua vita, il tuo modo di esistere, il mistero della tua persona?".

Gesù risponde a chi gli rivolge sinceramente questa domanda: "venite e vedrete". Queste parole hanno un senso ovvio: "seguitemi e vedrete dove abito". Ma esse nascondono sotto questo significato ovvio un significato più profondo. È un cammino che conduce all’incontro con Gesù. E l’incontro è indicato con la parola "vedrete". Non è la vista propria dei nostri occhi, è la vista che è propria della fede, la quale ci rende capaci di riconoscere che Gesù è il nostro Salvatore vedendo nella umanità la gloria di Dio.

La fede che ci fa incontrare Gesù. Essa è in noi la luce divina che ci fa vedere in Gesù il Figlio di Dio fattosi uomo per la nostra salvezza: "noi vedemmo la sua gloria, gloria dell’Unigenito del Padre".

L’incontro con Gesù a che cosa conduce? "si fermarono presso di lui". Si costituisce una vita di unione col Signore: noi con Lui e Lui con noi. Anzi noi in Lui e Lui in noi: "come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi: rimanete nel mio amore" [Gv 15, 9]. Questo mistero di unione col Signore è la Chiesa. "Fermarsi presso di Lui" equivale a "rimanere radicati e fondati" nella Chiesa.

2. Cari fratelli e sorelle, come accennavo all’inizio, questo racconto evangelico ha un carattere esemplare di modello del cammino di ogni discepolo del Signore. Nella vocazione dei primi due discepoli, la parola di Dio ci mostra l’archetipo di ogni chiamata a divenire discepolo di Gesù.

Questa parola ha dunque una particolare importanza per voi che fra poco chiederete alla Chiesa di iniziare il vostro cammino verso il Diaconato permanente.

Esso infatti è una forma particolare del discepolato del Signore, della sua sequela.

Durante la preparazione la vostra fede diventi sempre più intelligente, perché "Dio che disse: rifulga la luce nelle tenebre, rifulga nei vostri cuori, per farvi risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Gesù" [cfr. 2 Cor 4, 6]. Così sia.