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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Domenica III di Avvento (C)
Pian di Setta, 13 dicembre 2009


1. "Fratelli, rallegratevi nel Signore, sempre, ve lo ripeto ancora, rallegratevi". Carissimi, la parola che il Signore oggi ci dice, è un pressante invito alla gioia. Forse di fronte a questo invito possiamo rimanere, o essere tentati di rimanere scettici. Non possiamo infatti scaricarci di tutte le tribolazioni e le difficoltà e forse anche l’angoscia che gravano sul nostro cuore. Ma proprio a causa di questo carico noi abbiamo oggi bisogno di ascoltare la parola di Dio.

Quale è la sorgente della gioia cristiana, la sua ragione più profonda? È detto dal profeta nella prima lettura: "Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un Salvatore potente". È la vicinanza di Dio; è la certezza che non siamo abbandonati ad un destino oscuro ed invincibile, ma che Dio ha progettato per noi un disegno di salvezza, per produrre nel cuore dell’uomo frutti di gioia. È la gioia di chi vive una profonda esperienza di perdono, di liberazione e di restaurazione della propria umanità, che ha per origine l’amore misericordioso di Dio: "il Signore ha revocato la tua condanna", ci dice il profeta. E nel Salmo responsoriale abbiamo detto: "la mia forza e il mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza".

È dunque rendendo sempre più presente Dio nella nostra vita, che noi possiamo entrare nel possesso della vera gioia! Non sono tanto le tribolazioni della vita che ci impediscono questo possesso, ma il fatto che l’uomo oggi sia privato della possibilità di assumerle. Se infatti una persona non sa più quale è il senso della vita; ignora da dove viene e quale è il suo destino finale; ritiene di essere solo un pezzo di materia, questa persona al massimo potrà avere qualche piacere, ma non la gioia. Un Dio astratto ed inutile impedisce all’uomo di essere nella gioia. Come non ricordare a questo punto le parole di S. Agostino: "tu ci hai creati per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te" [Confessioni I,1; CSEL 33,1].

E a questo punto troviamo l’insegnamento di S. Paolo, ascoltato nella seconda lettura. Egli non ci invita semplicemente a gioire, ma a gioire nel Signore. Dunque ci sono due modi di gioire: nel Signore e nel mondo. Essi si oppongono l’uno all’altro né possono coabitare nello stesso cuore: quando ci si rallegra nel Signore non ci si rallegra nel mondo; quando ci si rallegra nel mondo non ci si rallegra nel Signore.

Che cosa vuol dire "rallegrarsi nel mondo"? Ascoltate la risposta di S. Agostino: "godere dell’ingiustizia, godere di ciò che è turpe, godere di ciò che disonora, di ciò che è infame. Il mondo gode di tutte queste cose" [Discorso 171,4; NBA XXXI/2, p. 825]. È per questo che l’Apostolo aggiunge: "la vostra affabilità sia nota a tutti".

2. Cari fratelli e sorelle, questa stupenda Parola ci è detta in occasione della Visita Pastorale.

Il Vescovo è venuto a visitarvi prima di tutto per dirvi con l’Apostolo: il Signore è vicino. Questo è il grande Mistero che celebreremo nel natale. Chi è più lontano da noi del Signore Iddio? Lui santo ed immortale; noi mortali e peccatori. Ed allora che cosa fece? Si abbassò fino a noi; assunse la nostra natura e condizione, per farsi vicino a noi, Lui che era lontano. La presenza di Dio fattosi uomo in mezzo a noi che abbiamo creduto in Lui, è la Chiesa.

Amate dunque la Chiesa; vivete corresponsabilmente la vita della Chiesa, che concretamente è per voi la vita della vostra parrocchia. Anche voi potete dire in verità: "grande in mezzo a noi è il Santo di Israele".

Curate la vostra istruzione religiosa; siate appassionati per l’educazione dei vostri bambini nella fede.

"Perciò fratelli, rallegratevi nel Signore, non nel mondo; rallegratevi cioè nella verità, non nella falsità; rallegratevi nella speranza dell’eternità, non nel bagliore della vanità" [S. Agostino, ibid., p. 827].

E soprattutto, "non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti".