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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Anniversario della dedicazione della chiesa
San Matteo della Decima, 13 settembre 2007


Testi
1 Re 2,22-23.27-30
1 Cor 3,9-11.16-17
Gv 2,13-22

1. "Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco il cielo e i cieli dei cieli non possono contenerti, quanto meno questa casa che ti ho edificato".

Miei cari fedeli, lo stupore di Salomone durante la dedicazione del tempio esprime il dramma ed il paradosso del "senso religioso" dell’uomo. Tommaso d’Aquino ha scritto sull’uomo una cosa molto profonda: l’uomo ha nel cuore il desiderio naturale di vedere Dio. Naturale: è inscritto dentro alla natura della persona umana; fa parte del nostro impasto. È un desiderio che urge dentro ad ogni nostra scelta, anche se non ne siamo consapevoli. Da che cosa infatti sono ultimamente motivate le nostre scelte se non dal desiderio di felicità? e quando questo desiderio è soddisfatto se non quando possiede senza paura di perderlo il Bene sommo?

È per questo che da sempre l’uomo ha costruito templi, quasi a volersi assicurare una presenza divina fra le sue case, in mezzo alle sue città. Ma nello stesso tempo, egli si è sempre chiesto, con Salomone: "ma è proprio vero che Dio abita la terra?". L’uomo sente che Dio è inattingibile, irraggiungibile, ma al contempo che senza la sua presenza, la sua vicinanza non può vivere.

Miei cari fedeli, questa paradossale e drammatica condizione umana trova la sua risoluzione nell’avvenimento cristiano. Riascoltiamo il Vangelo: "egli parlava del tempio del suo corpo".

Il tempio di Dio, il luogo della sua presenza su questa terra, è il corpo di Gesù. Nel prologo al suo Vangelo, Giovanni aveva scritto: "e il Verbo si fece carne e ha posto la sua tenda in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di Unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità" [1,14]. Nell’antica Alleanza la tenda era il luogo della Presenza di Dio. Ora "la tenda" – il luogo in cui è presente la Gloria di Dio – è la carne del Verbo fattosi uomo. Il desiderio naturale dell’uomo di vedere Dio trova ora la possibilità reale di essere soddisfatto: "noi vedemmo la sua gloria". Il Dio che nessuno aveva mai visto si è fatto visibile nel corpo del suo Unigenito fattosi uomo.

Miei cari fedeli, il tempio cristiano – dunque anche la vostra Chiesa – è ben diverso da ogni altro tempio. Ha una dignità molto superiore. In esso infatti c’è la presenza vera e propria di Cristo, col suo Corpo e la sua anima e la sua divinità. L’Eucarestia prolunga nel tempo e nello spazio l’avvenimento dell’Incarnazione.

"Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra?", si chiedeva Salomone. La fede cristiana risponde: "sì, è proprio vero. Il Verbo infatti si è fatto carne ed ha posto la sua dimora fra noi". "Ecco" continua a dirci Salomone "il cielo e i cieli dei cieli non possono contenerti, quanto meno questa casa" che è stata edificata da voi. La fede cristiana risponde: "Dio ha umiliato se stesso ed ha assunto la forma umana. Il Verbo si è come abbreviato e riassunto in una parola, in una carne umana".

Abbiate sempre, miei cari, la coscienza viva che fra le vostre case dimora anche il Signore; che fra di voi c’è Lui. Amate lo splendore e la bellezza della casa del Signore.

2. L’Apostolo nella seconda lettura che abbiamo ascoltato ci rivela un grande mistero: lo dico in rapporto alla presenza di Dio in mezzo a noi. "Non sapete" ci dice "che siete tempio di Dio che lo Spirito di Dio abita in voi?".

Come ci è stato detto nel santo Vangelo, il tempio vero di Dio è il Corpo di Gesù. Ma lo stesso Apostolo vi dice: "voi siete corpo di Cristo e sue membra" [1Cor 12,23]. La comunità cristiana e ciascuno di noi in essa è il luogo dove abita il Signore col suo Spirito.

Ciascuno di noi è simboleggiato da questo tempio. Ne derivano allora alcune conseguenze importanti.

- La persona, ogni persona di ogni credente merita un rispetto ed una venerazione singolare: è sacra. Violarla è deturpare il tempio di Dio.

- Nessuno di noi appartiene a se stesso: è del Signore. Come questo luogo non può essere deputato ad usi non sacri, così la nostra persona non può essere usata come "strumento di ingiustizia", ma dobbiamo sempre "offrire i "nostri" corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio" [Rom. 12,1].

- La bellezza e lo splendore di questo luogo è la gioia dei vostri occhi: risplenda anche il tempio che è la vostra persona, della bellezza e dello splendore di una vita santa. Così sia.