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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Domenica V per Annum (C)
Cattedrale, 10 febbraio 2013


La scorsa domenica Gesù ci ha rivelato che la sua presenza crea il momento della grazia e della misericordia di Dio verso ogni persona umana.

Oggi la pagina evangelica ci insegna in che modo Gesù opera la nostra salvezza; come Egli realizza ciò che aveva detto qualche giorno prima nella sinagoga di Nazareth, e che noi abbiamo ascoltato domenica scorsa.

 

1. "Levato in piedi, stava presso il lago di Genezaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio".

Ecco la prima, fondamentale modalità in cui Gesù è il nostro Redentore. Egli ci dice "la parola di Dio": "sedutosi si mise ad ammaestrare le folle".

Cari fratelli e sorelle, perché questa è la modalità fondamentale? Perché l’insegnamento è sempre primario nell’attività di Gesù? Perché l’uomo è destinato a vivere nelle tenebre, privo cioè di risposte certe alle grandi domande della vita, fino a quando non è Dio stesso ad illuminarlo. E’ vero che possiamo fare la traversata della vita sulla fragile zattera della nostra ragione. Ma è molto difficile che riusciamo ad evitare il naufragio quando dobbiamo affrontare le grandi tempeste. Abbiamo assoluto bisogno della luce della parola di Dio come guida per il nostro cammino. Ecco perché Gesù "sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle".

Ma poi la pagina evangelica continua narrandoci la nascita di un legame che fondamentalmente non si romperà più: il rapporto fra Gesù e Simon Pietro. E’ una narrazione assai suggestiva. Richiamo la vostra attenzione su alcuni particolari.

L’incontro fra Pietro e Gesù raggiunge il suo momento più intenso quando Simon Pietro "si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: Signore, allontanati da me che sono un peccatore". C’era stato, è vero, un fatto, una pesca miracolosa. Ma la presenza di Gesù non è quella di un taumaturgo che suscita solo gioia perché, in fondo, tutta quell’abbondanza di pesce era una vera fortuna. La presenza e l’agire di Gesù raggiunge l’uomo nelle profondità della sua persona. Pietro è stato come "trafitto" da quella presenza, e se ne sente indegno.

Ed è a questo punto che l’incontro con Gesù cambia la vita di Pietro: "d’ora in poi sarai pescatore di uomini". Ciò che Pietro aveva fatto fino ad allora era solo una prefigurazione; solo dal momento dell’incontro col Signore egli entra nella verità della sua esistenza.

Cari fratelli e sorelle, alla luce dell’incontro comprendiamo che cosa significa veramente l’insegnamento di Gesù. Esso non è solo un’istruzione che ci dà delle informazioni su Dio, l’uomo, il mondo; esso, se accolto con fede, genera un nuovo modo di vivere.

Ma che cosa significa "accolto con fede". Avete sentito come termina la pagina evangelica? "lasciarono tutto e lo seguirono". "Ascoltare con fede" la parola di Gesù significa "seguire Gesù", "farsi suo discepolo".

Credere in Gesù, seguire Gesù significa "attaccarsi alla sua persona. Si ascolta il suo insegnamento originalissimo, da cui si rimane impressionati, ma si rimane colpiti soprattutto la Lui, si crede in Lui, ci si attacca a Lui, ci si dona a Lui, preferendolo a tutto il resto" [F. Rossi De Gasperis, Sentieri di vita 2.2, Paoline, Milano 2007, 113-114].

 

2. Ma l’incontro di Gesù con Pietro ha anche un altro significato, troppo importante perché non ve ne parli.

L’amicizia, il legame che si istituisce fra l’apostolo ed il Signore ha anche il carattere di una condivisione, di un’associazione che Gesù fa di Pietro alla sua missione di salvezza.

Gesù sa che il dono della salvezza legato alla sua persona deve irradiarsi agli uomini di ogni luogo e tempo. E pertanto egli si associa a altri in quest’opera. Ad essi trasmetterà la sua missione; a Pietro affiderà il suo gregge.

Avete sentito nella seconda lettura che cosa dice Paolo: "vi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto". La pagina del Vangelo descrive l’inizio di un fatto: la successione apostolica. Lungo i secoli Gesù continua ad associarsi uomini che trasforma in "pescatori di uomini"; in uomini, cioè, che associati da Lui alla sua missione, donano alle persone di ogni tempo e luogo i beni della salvezza. E così Gesù non è mai solo un ricordo, ma una presenza, attraverso la successione apostolica.

E’ per questo che la Chiesa ha messo sulle nostre labbra la preghiera del Salmo: "Rendo grazie, Signore, al tuo nome per la tua fedeltà e la tua misericordia; Signore, la tua bontà dura per sempre".

La celebrazione che stiamo facendo ha la sua radice nella fedeltà del Signore alla decisione di salvarci, nel fatto che la " sua bontà dura per sempre". Sia pure nel grado infimo, chi riceve il diaconato è inserito nella dimensione apostolica della Chiesa. E’ associato alla missione salvifica di Cristo.