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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Giovedì Santo, Santa Messa «nella cena del Signore»
Cattedrale di San Pietro, 9 aprile 2009


1. Cari fratelli e sorelle, i Padri della Chiesa hanno lungamente meditato sulla pagina evangelica appena proclamata, e che sarà fra poco visibilmente ripresentata davanti ai vostri occhi.

In essa hanno scoperto una dimensione sacramentale e una dimensione morale. La lavanda dei piedi è sacramento, è comandamento.

È sacramento. Non nel senso dei sette sacramenti che conosciamo, ma nel senso che il gesto che Gesù compie, esprime visibilmente un evento invisibile: è linguaggio che ci rivela un grande mistero. Quale? Dio che in Gesù si prende cura dell’uomo, umiliandosi fino alla morte; e tutto questo in forza di un amore spinto "sino alla fine". In Gesù che lava i piedi ci viene rivelato l’amore di Dio per l’uomo.

Possiamo, per capirlo meglio, leggere la pagina evangelica confrontandola punto per punto con una pagina paolina, che narra lo stesso evento di amore.

L’inizio è solenne: "Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava". Gesù è Dio da Dio, della stessa gloria del Padre.

Prosegue il testo evangelico: "si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita". Si alza dalla tavola che condivide con la divina persona del Padre e dello Spirito Santo, poiché "non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio" [Fil 2,6 b c]. Attorno alla sua gloria divina pone la povertà della nostra natura umana, dal momento che "spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini umiliò se stesso" [7-8] .

Il servizio redentivo che il Dio umiliato compie nei confronti dell’uomo, è narrato nel modo seguente: "cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto". Come potete costatare, la redenzione è la purificazione dell’uomo dai suoi peccati.

È comandamento: "anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri". L’atto redentivo di Cristo libera l’uomo dalla sua incapacità di amare. Esso restituisce all’uomo la vera libertà, quella del servizio reciproco. L’umanità disgregata e come spezzata dall’egoismo dei singoli, viene ricomposta in unità poiché all’uomo è data la possibilità di "lavarsi i piedi reciprocamente".

2. La Chiesa ha disposto che all’inizio del Triduo Pasquale, in questo vespro del Giovedì Santo, noi meditassimo questa pagina evangelica. E ciò non solo perché la lavanda dei piedi venne compiuta da Gesù la sera del giovedì, nel Cenacolo. Ma soprattutto perché questa pagina evangelica ci introduce profondamente nel mistero eucaristico, della cui istituzione facciamo questa sera particolare memoria.

Cari fratelli e sorelle, Gesù ha istituito l’Eucaristia come memoriale perpetuo della sua morte redentrice. È mediante l’Eucaristia che l’atto redentivo di Cristo raggiunge ogni uomo ed ogni donna in ogni tempo. Cristo lava misteriosamente i piedi ad ogni persona che con fede partecipa al banchetto eucaristico.

Mediante la celebrazione eucaristica è data ad ogni persona umana la possibilità di esser presente all’offerta redentrice di Cristo sulla Croce. La distanza temporale è superata, e ciascuno di noi viene purificato dal Sangue di Cristo. "Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché Egli venga".

Il comandamento di Gesù - "anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri " - trova la sua origine, nella celebrazione dell’Eucaristia. Mediante essa noi diventiamo partecipi della carità stessa di Cristo: è questo il dono; quest’ingresso dell’amore di Cristo nelle profondità del nostro io esige di trasformare la nostra libertà: è questo il comandamento. L’Eucaristia è dono e comandamento; è grazia e compito.

Attorno a questo altare ha origine la perenne rigenerazione della nostra umanità in Cristo.