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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE
9 gennaio 2005


1. "In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui". Il santo Vangelo introduce con queste semplici parole la narrazione del fatto di cui oggi celebriamo festosamente la memoria: il battesimo di Gesù nel fiume Giordano. Grande e profondo mistero questa decisione di Cristo di farsi battezzare da Giovanni! Lo stupore riempie il cuore del precursore: "io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni a me?". È lo stesso stupore di Pietro di fronte al Signore che voleva lavargli i piedi: "tu non mi laverai mai i piedi in eterno". Ciò che stupisce l’uomo è l’incredibile condiscendenza di Dio verso l’uomo, che giunge fino al punto di condividere la condizione umana. Questo è stato il Mistero del battesimo del Signore: il Santo dei santi assume su di sé il nostro peccato e compie un gesto – immergersi nell’acqua – che prefigura il suo sacrificio sulla croce.

Il battesimo che Giovanni conferisce, Egli lo sa bene, non si applica alla Santità, ma al peccato per convertire i peccatori: è un battesimo di penitenza. Il Figlio di Dio fattosi uomo venendo da Giovanni, inizia la sua missione redentrice e ne mostra i contenuti essenziali. Egli infatti risponde a Giovanni: "lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia". Il Redentore ed il suo precursore stanno realizzando il progetto del Padre sull’uomo, la sua giustizia, cioè la sua misericordiosa decisione di reintegrare l’uomo nella vita divina.

"Allora Giovanni acconsentì": immerge il Signore nei flutti del Giordano, nella figura della morte dentro le grandi acque. Ma Gesù non vi rimane. Egli "appena battezzato … uscì dall’acqua". Come Israele era uscito dalle acque del Mar Rosso ed era divenuto popolo libero perché appartenente al Signore, così Gesù "uscendo dalla morte" porta in sé e con sé ciascuno di noi.

"Ed ecco, si aprirono i cieli": i cieli stanno ad indicare non un luogo, ma lo stesso Mistero che è Dio inattingibile dall’uomo. Ora questo Mistero, a causa di ciò che Gesù ha prefigurato nel Giordano, si apre all’uomo ed esce dalla Sua irraggiungibile solitudine. Giovanni quindi " vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui". È questo il punto centrale di tutta la pagina evangelica.

Il Signore Iddio aveva plasmato l’uomo e nell’inerte materialità umana aveva soffiato "un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente" [Gen 2,7], l’immagine e la somiglianza di Dio. Ma in conseguenza del peccato, che come la malattia infettiva aveva devastato tutta la umanità, il Signore aveva sanzionato: "il mio spirito non resterà sempre nell’uomo" [Gen. 6,3]. Su Colui nel quale noi tutti siamo stati pensati e voluti scende lo Spirito di Dio. Noi privati dello Spirito che è Signore e dà la vita, possiamo riceverlo di nuovo in Cristo. Nel fiume Giordano la nostra umanità devastata dal peccato viene rinnovata.

2. Carissimi candidati al diaconato permanente, singolare e profondo è il rapporto che esiste fra il Mistero che celebriamo e la vostra candidatura.

In un certo senso, il battesimo al Giordano è stata la "candidatura di Cristo" al suo servizio redentivo. Egli oggi è stato presentato dal Padre come Colui che è venuto a donarci la salvezza.

Rispecchiatevi allora nella pagina evangelica: vi candidate al diaconato, cioè al servizio redentivo dell’uomo nella forma propria del sacramento che riceverete. È stata quella di Cristo, e tale sia la vostra in Lui, una scelta di umiltà: quell’umiltà che sconvolse Giovanni Battista. L’umiltà di chi è venuto a servire, e non ad essere servito.

Come Cristo dopo il battesimo iniziò il suo cammino verso il suo sacrificio redentivo, così anche voi questa sera iniziate quel cammino che vi porterà ad essere il sacramento vivente della carità redentiva del Signore.