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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità dell’Immacolata Concezione
8 dicembre 2006, Basilica di S. Petronio


La parola di Dio oggi, miei cari fedeli, pone a confronto due donne: Eva e Maria. Della prima parla la prima lettura, della seconda la pagina evangelica. Se fosse possibile, dovremmo leggerle contemporaneamente. Ma ciò che non è possibile fisicamente, accada in ciascuno di noi spiritualmente, confrontando le due "figure" nel cuore.

1. Eva dice di sé: "il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato"; e l’uomo, Adamo, dice di lei: "la donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato".

Miei cari fedeli, ci viene svelato in questa difficile pagina biblica un oscuro mistero, il mistero del peccato originale, il peccato ereditario. La donna ed, attraverso di lei, l’uomo hanno creduto alla menzogna del Satana: Dio è nemico dell’uomo; Dio è invidioso della libertà e della grandezza dell’uomo.

Si narra in questa pagina l’inizio, il fondamento, la radice della costruzione di una "città dell’uomo" nella quale la libertà è pensata come assoluta autonomia dalla legge di Dio. E poiché la legge di Dio non è un vincolo arbitrariamente imposto all’uomo dall’esterno, ma è la verità intima della sua natura che lo rende immagine di Dio, negarla equivale a negare l’uomo. In questa pagina è narrato l’inizio del cammino dell’uomo che andando contro la verità di se stesso, non può che incontrare la morte di se stesso.

Se facciamo attenzione a noi stessi, se discendiamo nel nostro cuore, ci rendiamo conto che una "goccia del veleno" iniettato per la prima volta nel cuore di Eva è anche in ciascuno di noi. Ciascuno esperimenta in sé quella naturale tendenza che, per così dire, spinge alle spalle delle nostre scelte libere prima che esse avvengano, a rifiutare ciò che la retta ragione ci indica essere il nostro vero bene: "vedo il bene e lo approvo e poi faccio il male" gemeva un poeta pagano. È il segno di uno stato di ingiustizia congenita che chiamiamo peccato originale.

La liberazione da questa condizione e la ricostruzione della persona umana inizia nell’altra donna, in Maria, ed è narrata nella pagina evangelica.

Nel dialogo con l’Angelo, Maria ha "sentito" la presenza e la potenza del Mistero di Dio chiedere di entrare nella sua vita, di prendere possesso della sua persona, interamente: "lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo". Anche Eva ha sentito la presenza di Dio vicina a sé, venuto a dialogare nell’amore con lei: "ho udito il tuo passo nel giardino". Maria non si è ritirata, non si è nascosta, non ha avuto paura. Ha risposto come "la serva del Signore", regalando a Lui tutta la sua persona santificata fin dal concepimento. Eva si è nascosta dalla Presenza di Dio, perché ebbe paura, avendo già rifiutato il suo assenso al Signore. Mediante l’ "eccomi" detto da Maria, il progetto di Dio, di cui ci parla S. Paolo nella seconda lettura, inizia ormai a compiersi.

In una donna ebbe inizio la storia della perdizione dell’uomo; in una donna "si raccese l’amore" e quindi la salvezza dell’uomo.

2. Miei cari fedeli, meditando le due pagine bibliche, giungiamo ad una conclusione: la storia dell’umanità è singolarmente legata alla relazione che si istituisce fra l’uomo e la donna, e alla relazione che esso – uomo e donna – istituiscono con Dio. Fin dall’inizio del suo cammino, la Chiesa ha espresso nelle opere dei Padri della sua fede questa profonda intuizione sui destini dell’umanità. Ponendo in rapporto Eva-Adamo con Maria.

Miei cari fedeli, non è questo il luogo in cui fare una riflessione prolungata su questo tema.

Mi limito solo ad affidare al vostro cuore una convinzione: il benessere di una società dipende in larga misura dalla verità e dalla bontà dei rapporti che si istituiscono fra l’uomo e la donna. Ed allora vorrei concludere con alcune domande.

La relazione uomo-donna è salvaguardata nella sua verità e nella sua bontà, se pensiamo che mascolinità-femminilità siano meri prodotti culturali e non l’espressione – nella loro relazionalità – dell’intera bontà della persona umana? La relazione uomo-donna è salvaguardata nella sua verità e nella sua bontà, se pensiamo che il loro contenuto antropologico sia solo il frutto di convenzioni sociali o il risultato di lotte di potere? Il tentativo di inventare totalmente il senso della propria femminilità-mascolinità e le loro correlazioni, non è la riedizione di quanto è narrato nella prima lettura, candidandoci così a nuove ulteriori cadute? La "dimora sociale" è una dimora degna della persona umana, se non tiene conto all’interno del riconoscimento dell’uguale dignità, della diversità oggettiva uomo-donna e della oggettiva preziosità etica di essa?

Mie care sorelle in Cristo, è rivolgendomi a voi che finisco. Una donna, Maria, oggi ci mostra la vera grandezza della persona umana, poiché in lei si mostra in tutto il suo splendore la nostra libertà.

Amo pensare che a voi soprattutto sia affidato la custodia dei questo mistero: nel dono di sé la persona trova la sua realizzazione.