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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


DOMENICA SECONDA DI QUARESIMA (B)
Castiglione, 8 marzo 2009


1. Cari fratelli e sorelle, in questa seconda domenica di Quaresima la Chiesa medita il mistero della Trasfigurazione del Signore.

I Vangeli collegano questo evento con la predizione che Gesù fa della sua passione e morte. Questo legame ha un duplice significato.

In Gesù: la sua glorificazione è legata alla sua passione; la sua trasfigurazione va sempre connessa alla sua umiliazione. Solo in questa connessione noi conosciamo la vera identità di Gesù.

Per noi: in quaresima siamo continuamente invitati al rinnegamento di noi stessi, ad una radicale mortificazione del nostro sentire contrario alla legge del Signore. Contemplando oggi il Signore trasfigurato sappiamo a quale scopo mira la nostra mortificazione, quale è la meta finale del nostro cammino quaresimale: la nostra glorificazione in Cristo.

Riprendiamo ora in mano la pagina evangelica per meditarla attentamente e pacatamente.

"Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un alto monte, in un luogo appartato, loro soli". Cari fedeli, non è difficile comprendere in questo inizio della narrazione evangelica che la nostra trasformazione in Cristo, la nostra assimilazione a Lui può avvenire solo "sopra un alto monte". Esige cioè un cammino di elevazione dalle nostre quotidiane miserie. Tutti i grandi eventi della storia della nostra salvezza, miei cari, sono accaduti su un monte: Abramo, Mosè, Elia; il monte Calvario, il monte dell’Ascensione.

"Si trasfigurò davanti a loro": queste semplici parole dicono l’intero mistero. L’evangelista, quasi balbettando, vuole poi aggiungere un particolare: "e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime". Che cosa in realtà è accaduto?

Gesù squarcia il velo della sua umanità povera ed umile e, attraverso essa, lascia trasparire ciò che Egli è nel suo intimo: Luce da Luce, come diciamo nella professione della fede.

"E apparve loro Elia con Mosè, che discorrevano con Gesù". Cari fratelli e sorelle, Elia e Mosè rappresentano la Legge e i Profeti, tutta la divina rivelazione che Dio fece al suo popolo. Essi "discorrevano" con Gesù. Cioè: tutta la Legge e tutti i Profeti sono ordinati a Gesù, e trovano in Lui la loro pienezza.

"Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: Maestro è bello per noi stare qui: facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Per comprendere queste parole di Pietro, è necessario ricordare che secondo la Scrittura la salvezza definitiva consiste nel fatto che noi staremo sempre col Signore, che noi abiteremo per sempre nella stessa casa del Signore. Pietro prova una tale gioia da pensare che finalmente è giunta la fine dei tempi, la salvezza definitiva.

Ma la voce del Padre richiama Pietro: "questi è il Figlio mio prediletto, ascoltatelo". Viene proclamata la dignità filiale di Gesù, ma soprattutto ci viene detto che resta ancora un lungo cammino da compiere. Gesù è la nostra guida. Dobbiamo ridiscendere dal monte e seguire solo Lui.

2. Cari fratelli e sorelle, il mistero della Trasfigurazione del Signore, come vi dicevo, ci rivela quale è il nostro destino finale. Lo esprime bene l’Apostolo: "E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito Santo" [2Cor 3,18].

Ma questa progressiva trasformazione esige che noi ascoltiamo il Signore, la sua parola che ci viene predicata dalla Chiesa.

Siate fedeli ascoltatori. Non mancate alle celebrazioni liturgiche dove Gesù fa sentire la sua voce. Siate costanti nell’apprendere attraverso la catechesi la dottrina della fede. Nella Chiesa voi apprendete la via che vi porta alla vita: ad essere trasfigurati in Gesù. A divenire cioè ciò per cui siete stati creati: figli nel Figlio.